
Sì Viaggiare: Perdersi in Piemonte
Cave di Moleto, tra musica, cultura e buon vino
di Chiara Albricci
Sono soltanto una ventina, più precisamente diciannove, gli abitanti di Cave di Moleto, una frazione del comune di Ottiglio, nel cuore del Monferrato Casalese in provincia di Alessandria. Piccole dimensioni per un grande patrimonio storico e culturale. Un borgo antico perfettamente recuperato e riqualificato per preservare l’atmosfera di un tempo.
Passeggiare e inoltrarsi tra le sinuose stradine che serpeggiano tra le mura delle case, in un saliscendi di vie e viottoli, è un’esperienza rigenerante. Lo sguardo si posa sulle Alpi in lontananza, sui campi coltivati e sui filari delle vigne che in autunno si accendono dei colori caldi della stagione, resi ancor più brillanti dalla limpidezza dell’aria. Moleto si scorge a distanza, arroccato sul versante orientale della collina di San Germano, con le case a grappolo circondate da un mare verde che ondeggia sospinto dal vento e dai boschi della Valle dei Frati, ricchi di funghi e tartufi.
Un presepe che illumina la notte con le sue luci, disegnando incantevoli ombre sulle facciate degli edifici in pietra di tufo e mattoni.
Cave di Moleto deve il suo nome alle antiche cave di marna naturale o, forse, alla presenza dei saraceni che si insediarono nell’area della Val Ghenza. Il termine piemontese, infatti, è fortemente relazionabile all’arabo “muley”, ovvero “signore”. Un paese la cui storia sfuma nella leggenda. Si narra di tesori dei Saraceni, feroci califfi che nascosero immani ricchezze, frutto del riscatto pagato per la libertà dei propri prigionieri. Probabilmente sepolta tra le pietre delle Grotte dei Saraceni, che si aprono nella cavità della Valle dei Guaraldi, sottostante l’alto colle di San Germano, questa fortuna è ricercata ancor oggi da gruppi archeo-speleologici e dagli abitanti dei paesi vicini. Sempre viva è la favola della maga Alcina, una sorta di spettro che appare in alcuni periodi dell’anno per proteggere il tesoro. Un’altra leggenda vuole che il Conte Mola, risiedente all’epoca nel castello di Ottiglio, avesse rinvenuto e nascosto il tesoro in un altro vano delle Grotte, incidendo una epigrafe ad indovinello su alcuni mattoni del castello per individuare il nuovo rifugio. Pare che uno di questi mattoni sia stato utilizzato nel XVII secolo per la ricostruzione della Chiesa, si trova ora sulla facciata della parrocchia di San Germano.
Moleto è nota anche per il ritrovamento di un Mitreo di età romana e di una sorta di labirinto a stretti cunicoli la cui mappa, eseguita nel 1600 dal Conte Mola, è andata distrutta.
I primi insediamenti nel borgo risalgono all’anno Mille, così come le due Chiese, la chiesetta romanica di San Michele in tufo trasportata nel 1968 nel suo luogo attuale, e la Chiesa di San Germano, ricostruita dopo il crollo. Purtroppo la chiesa parrocchiale dedicata a San Francesco, edificata nel 1690 dalle famiglie Celoria e Braberis, è andata distrutta.
Palazzi signorili con alberi secolari e palme ornamentali testimoniano un passato alquanto prospero. Ne è un chiaro esempio la dimora dell’astronomo casalese Giovanni Celoria sul cui portale è iscritto il motto: “Concordia servatur domus”.
Famosa nel secolo scorso la fonte di acque idroponiche “Curella”. Un centro termale di acque magnesiache e solforose prescritte dai medici del tempo quale cura per diverse patologie.
Ma la storia a Cave di Moleto continua anche oggi.
Una tradizione artistica e culturale che si mantiene viva grazie ad eventi musicali e ricreativi organizzati nella vecchia stalla o sul prato del “Bar Chiuso”: concerti di Jazz che si svolgono durante il mese di giugno; rassegne di letteratura, storia, e cineteatro quale Undicimila Verbi che ha luogo annualmente tra le colline del Monferrato, Ottiglio, Moleto, Villa Celoria e il suo Labirinto; mostre ed esposizioni di arte contemporanea e non.
E’ anche possibile trascorrere insoliti week end pernottando nelle ville del borgo, sorseggiare l’ottimo vino prodotto dalle cantine del paese – ovvero dall’Azienda Agricola Cave di Moleto come il Procchio, Pieve di San Michele, Bricco alla Prera, Mulëj, Oro dei Saraceni e Maga Alcina – o degustare le specialità enogastronomiche del ristorante del luogo.