
Si va alle urne. Il piano di Berlusconi
Chi rimarrà col cerino in mano? Battaglia di nervi fra Berlusconi e Fini. Udc e Pd sperano in un governo tecnico
di Nicola Gilardi
ROMA – I finiani sono l’ago della bilancia del Parlamento. Un ago più pesante alla Camera, rispetto al Senato, ma che può segnare la fine, o meno, della legislatura. Il presidente Berlusconi sa che il fronte finiano rappresenta uno scoglio importante, soprattutto perché non vuole negoziare su un eventuale scudo giudiziario nei suoi confronti.
Il nuovo attacco alla magistratura da parte del cavaliere non è andato giù agli uomini di Fini. «La magistratura è un baluardo indispensabile per la legalità» ha dichiarato Fabio Granata. Gli fa eco Carmelo Briguglio: «Abbiamo già avuto fin troppi cedimenti votando acriticamente i provvedimenti bollati come leggi ad personam».
MAGISTRATURA – La commissione parlamentare per controllare la magistratura, insomma, sembra essere scongiurata già dall’inizio. Ma era davvero una proposta seria? Berlusconi ad ogni vigilia di elezioni tira fuori la carta della persecuzione giuridica, scaricando l’ira dei suoi elettori nei confronti dei magistrati. Stavolta il sasso sembra essere stato lanciato per far sbottare i finiani e incassare il sostegno dei cittadini. Futuro e libertà non voterà mai un provvedimento contro la magistratura, dato che, per loro, il valore della legalità è insostituibile.
VOTI – Il colpo sembra essere andato a segno. I finiani che si arrabbiano, mentre gli uomini di Berlusconi gridano al complotto e fanno quadrato attorno al premier. Storia già vista. Ma perché tutto questo? La storia è semplice, i sondaggi del presidente del Consiglio dicono che gli elettori non capirebbero la caduta del governo e la attribuirebbero, cioè, ad uno scontro interno di idee.
Quale cosa migliore di scaricare a Fini la patata bollente di far cadere il governo? In questo modo la vittoria sarebbe su due fronti. I cittadini sarebbero convinti del tradimento di Fini, e gli attribuirebbero la colpevolezza della caduta del governo. I conti tornano.
Gianfranco Fini, dal canto suo, non resta a guardare, ma fa buon viso a cattivo gioco. Non vuole mica restare col cerino in mano. Allora ha deciso di creare un nuovo partito. Già a novembre sarà bell’ e pronto allo scontro elettorale. Ancora una conferma che si andrà alle urne.
GOVERNO TECNICO – L’unica incognita è quella di un eventuale governo tecnico. La Costituzione recita che se il governo cade il capo dello Stato deve sondare il Parlamento e vedere se c’è una maggioranza. Udc, Pd e finiani sono alla finestra. Probabilmente il governo tecnico resterà in piedi solo per varare una legge elettorale decente. L’attuale, infatti, è stata definita una «porcata» proprio da colui che l’ha creata, cioè il leghista Calderoli.
Che sia novembre oppure marzo, questo governo sembra proprio essere destinato a cadere. Non c’è Napolitano che tenga, perché prima o poi il cavaliere dovrà chiedere al parlamento di essere protetto dal punto di vista giudiziario, allora i finiani potranno tirare fuori il dente avvelenato. Un copione non scritto che il cavaliere conosce bene e che sembra stia sfruttando a dovere.
Foto: www.paololiguori.com; www.images.doctissimo.fr; www.indebitati.it
BERLUSCONI SA’ BENISSIMO CHE SE DOVESSE DIMETTERSI,IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA POTREBBE NOMINARE UN GOVERNO TECNICO,PER LA RIFORMA ELETTORALE E PER ARGINARE LA CRISI.A QUESTO PUNTO PROPRIO BERLUSCONI SAREBBE ESTROMERSO O RIDIMENZIONATO.CARLO POCHY RIANO’ SEGRETARIO GENERALE POLITICO DELLA C.I.L.CONFEDERAZIONE INTERCATEGORIALE LAVORATORI