Si allo stage solo se in regola

Giovani e lavoro, ecco come e  dove  la formazione  sul campo può funzionare

di Chiara Campanella

No allo stage! Questa è la prima cosa che viene in mente ai giovani laureati davanti ad una proposta di tirocinio, spesso poco retribuito o completamente gratuito. D’altronde perché pensare il contrario? Ci sono molte aziende, purtroppo, che sfruttano la possibilità di avere una manodopera a costo zero. Allora siamo portati a pensare che la convenienza sia univoca (solo da parte del datore di lavoro). Infatti, il fenomeno stage sta dilagando a macchia d’olio in questi ultimi anni. Basti pensare che tra il 2006 e il 2008 c’è stato un incremento di stagisti almeno del 30%, e, spesso, questi ultimi si confondono con i dipendenti, ricoprendo gli stessi ruoli, le stesse responsabilità.

Dunque è boom di tirocinanti: in Italia sono circa 500.000. I motivi sono più che ovvi. In primis lo stagista è quasi sempre un giovane, motivato e praticamente a costo zero. Inoltre, spesso i contratti attuali prevedono periodi di prova brevi e quindi le aziende utilizzano il tirocinio per testare la risorsa. Purtroppo, ci sono tantissime persone che svolgono lo stage oltre i 18 mesi dalla laurea. Secondo Almalaurea,  solo il 53,3 % dei laureati nel 2008 ha svolto un tirocinio ed ha tra i 19 e i 25 anni (sono circa 100.000 persone, quindi è una minima parte). In questi casi la colpa è principalmente dei centri per l’impiego che utilizzano lo stage per riconvertire i disoccupati anche in età adulta. Inoltre, ci sono anche pochissimi controlli da parte degli Ispettorati del Lavoro.

Tirocinio e crisi sembrano andare a braccetto. I laureati entrano in azienda e vengono usati come tappabuchi, con chance di assunzione quasi nulle. Le aziende  più virtuose, a causa del blocco delle assunzioni, hanno deciso di sospendere gli stage con atteggiamento responsabile; altre, hanno ragionato al contrario incrementando in modo forsennato il flusso degli stagisti che possono essere utilizzati come manodopera senza obblighi di retribuzione. Si passa dagli addetti agli scaffali, alle casse, alle pompe di benzina a ruoli di responsabilità.

Esistono vari tipi di stage, retribuiti in maniera diversa: dal rimborso spese di 250 – 300 euro agli  800, fino a sfiorare i 1000  in rarissimi casi. Diciamo che la media nazionale si aggira intorno ai 600 euro.Tuttavia, oggi un tirocinio non va considerato come tempo perso. Lo stage non è una porta spalancata sul lavoro, ma appena socchiusa. Secondo Unioncamere nel 2007 la percentuale di assunzione in azienda dopo lo stage era del 12,9%, bassa. Dal  2008 è salita al 9,4%. Infatti, da un’indagine annuale condotta dall’associazione dei direttori delle risorse umane Gidp  risulta che le piccole imprese sono molto inclini a servirsi di stagisti per tappare i buchi lasciati dai dipendenti, mentre diverso è il comportamento delle grandi aziende. Per quanto riguarda le realtà con più di 250 dipendenti emerge un tasso di assunzione  superiore al 35%.

Qualcosa sta cambiando: alcune aziende utilizzano lo strumento dello stage come un investimento in risorse umane che risulta sicuramente, nel medio e lungo termine, più proficuo e conveniente. Dall’altra parte, tutto ciò consente ai giovani di avere uno spazio dove trovare opportunità concrete di buona formazione e di inserimento nel mondo del lavoro.

Si va oltre la crisi: 29 imprese, grandi e piccole che ospitano circa 1000 stagisti all’anno, offrono  tirocini realmente formativi e con concrete possibilità di assunzione. Tra queste se ne possono citare alcune: Cesop, Continental Italia, Det Norske Veritas, Barilla, Zucchetti, Philips, ecc. Ecco i presupposti in generale per fregiarsi del titolo doc: lo stage non deve durare più di 6 mesi; lo stagista deve essere accolto e seguito da un tutor aziendale; deve essere identificato per lui un progetto coerente con la sua preparazione. Inoltre, lo stage non deve essere uno strumento per sostituire dipendenti in ferie o in malattia. Infine, deve essere fissato anche un rapporto numerico con l’organico in modo che il tirocinante sia davvero accompagnato nel suo percorso: se l’azienda ha più di 20 dipendenti il rapporto non deve superare il 10%; se i dipendenti sono 5 ci potrà essere, invece,  solo un tirocinante all’anno.

In conclusione lo stage è opportunità o sfruttamento? I pessimisti e i più sfortunati risponderanno che il tirocinio è sfruttamento; tutti gli altri invece che è un’ottima opportunità per iniziare la loro carriera di lavoro. Allora, giovani, rimboccatevi le maniche e …in bocca al lupo!

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