
Si alle nozze gay nella cattolica Argentina
Tra innumerevoli polemiche, un grande passo avanti per i diritti civili
di Francesca Penza
Con una popolazione cattolica che supera il 90%, l’Argentina non risponde certo ai canoni che si immagina di riscontrare in un Paese all’avanguardia nel campo dei diritti degli omosessuali. Eppure da ora in poi lo Stato argentino riconoscerà i matrimoni omosessuali.
Il giorno decisivo, ore di tensione al Congresso, dentro e fuori. Nella piazza del Parlamento le associazioni cattoliche, con un seguito di circa sessantamila persone, hanno manifestato il loro disappunto, insultando i sostenitori della proposta di legge e intonando slogan come: “Sodoma uguale Argentina” e “Voglio una madre e un padre”.
Nell’aula del Senato, quindici ore di dibattito tra i due macro-schieramenti: da un lato i partiti ed i gruppi di sinistra – sotto l’egida del governo di Cristina Fernández de Kirchner – dall’altro, le organizzazioni cattoliche, naturalmente contrarie alla proposta.
Approvata a maggio dalla Camera dei Deputati, la legge ha riscosso il consenso del Senato con 33 voti favorevoli e 27 contrari, mettendo fine – almeno sulla carta – ad un lungo periodo di dibattiti sociali ed etici. L’adozione, l’accesso alla sicurezza sociale e al congedo famigliare sono le nuove possibilità aperte anche alle coppie omosessuali.
La nuova legge non fa altro che andare incontro ai cambiamenti della società argentina, ma non solo. Il diffondersi di nuovi modelli famigliari, che in parte esulano dai cinque tipi di famiglia indicati da Peter Laslett, ma che – per certi versi – sembrano esserne ulteriori specifiche, non può considerarsi avulso dalla realtà e, quindi, è fondamentale che vengano approvate leggi che tutelino le nuove – solo nel senso del riconoscimento – forme di unione.
Il matrimonio omosessuale è previsto in Belgio, Paesi bassi, Spagna, Portogallo, Canada, Sudafrica, Svezia, Norvegia, Islanda e in sei stati degli Stati Uniti, mentre alcuni paesi – Francia, Israele, Aruba, Antille Olandesi e lo stato di New York, negli States – non prevedono le nozze, ma le riconoscono nel momento in cui siano contratte in uno dei paesi in cui è possibile farlo. Altri paesi – come ad esempio la Tasmania, in cui dal 2003 le unioni gay sono riconosciute e dove presto sarà possibile convolare a nozze – stanno cercando la giusta via legislativa e sociale per affrontare questi mutamenti.
Il dibattito continua aspro e più che mai polemico, soprattutto in quei paesi dove il conservatorismo ed il cattolicesimo si impongono sul buon senso. Il retaggio storico e culturale impedisce a molti di vedere, anzi, di non vedere la supposta diversità. Certo la biologia – dal punto di vista prettamente riproduttivo – è un argomento a sfavore, ma la “schiera dei giusti” che definisce i gay degli invertiti e le loro unioni contro natura, dovrebbe riconoscere la necessità di una tutela anche per tutti gli omosessuali. Non dimentichiamo che, anche in un paese “evoluto” come l’Italia, le unioni omosessuali e le coppie di fatto continuano a sollevare polveroni mediatici e non solo.
Intanto in agosto a Buenos Aires sarà celebrato il primo matrimonio gay del paese di Evita Perón. La data ufficiale è il 13 agosto, ma in effetti dovranno trascorrere ventinove giorni dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale, prima che sia effettivamente in vigore. Molti esultano, ma i commenti sui maggiori quotidiani argentini palesano una situazione ancora tesa, in cui emerge il malcontento ed il disgusto dei cattolici.
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