
Sentenza choc dal Malawi: essere gay è un reato
Per il procuratore i due “non hanno rimorso, sembrano orgogliosi delle loro azioni”
di Roberta Colacchi
BLANTYRE- Essere gay è un reato. Questa la sentenza di un tribunale del Malawi, che il 20 maggio scorso ha condannato a 14 anni di carcere e lavori forzati una coppia di omosessuali. Steve Monjeza di 26 anni, e Tiwonge Chimbalanga di 20, avrebbero violato l’ordine della natura in seguito all’organizzazione delle prima cerimonia simbolica di matrimonio gay di tutto il Paese per cui il 27 dicembre 2009 vennero arrestati.
Il giudice Nyakwawa Usiwa Usiwaha ha precisato di aver punito tanto severamente i due “in modo che i figli e le figlie del Malawi siano protetti da gente come voi e che nessuno sia tentato di emulare quell’orribile esempio, contrario alla cultura e ai valori religiosi di questo Paese”. In realtà, il divieto di omosessualità è contrario alla Costituzione che respinge le discriminazioni di genere, ma in molti sono ancora costretti a tacere, praticando l’omosessualità in segreto. Il Malawi è uno dei paesi africani più poveri, e, in più, è fortemente cristiano. Per questo la “sfida” lanciata dai due amanti è stata duramente repressa. Inoltre il fatto che la coppia al momento dell’arresto non abbia mostrato alcun segno di pentimento, bensì di orgoglio, ha scatenato le ire dell’opinione pubblica locale.
La strada verso l’accettazione dei gay è ancora lunga e tortuosa. In ben 37 Paesi africani l’omosessualità è da considerarsi un reato gravissimo, tant’è che il parlamento ugandese sta pensando a un inasprimento delle pene, con condanne fino all’ergastolo e alla pena capitale per i recidivi. Per questo i due sono diventati un simbolo della lotta internazionale per i diritti dei gay, ottenendo anche l’appoggio di molte associazioni umanitarie. Amnesty International si sta impegnando per ottenere il rilascio incondizionato della coppia, di cui “si sono palesemente violati i diritti”. Allo stesso modo il Centre for Human Rights and Rehabilitation ha dichiarato la sua indignazione per un Paese come il Malawi che da sempre si è dimostrato poco conciliante con il rispetto dei diritti umani di cui l’omosessualità fa parte. E il Southern African Litigation Centre, una fondazione che si batte per il rispetto dei diritti umani in tutto il Sud-Africa, ha dichiarato che la sentenza rappresenta “ una retrocessione per tutti i coloro che fino ad oggi hanno combattuto per i diritti umani di gruppi minoritari come i gay”. Infatti per il Centro l’ammonimento a non dichiararsi omosessuale, ha generato una paura che arresterà la lotta contro l’Aids. Il timore di essere scoperti, porterà molte persone a non richiedere più aiuto per curarsi dall’HIV.
Prima della sentenza, Tiwonge ha fatto dichiarato: “Amo molto Steven e se la gente non mi dovesse dare la possibilità di amarlo e di vivere liberamente con lui, allora è meglio che io muoia qui in carcere. La libertà senza di lui non ha significato». Si è portati a pensare che il passare del tempo favorisca il progresso culturale, ma ancora oggi vige una rigidissima moralità verso pratiche ritenute “indecenti”. Seguire la propria natura può considerarsi una mera pratica? Per di più scandalosa e da nascondere? L’amore può essere giudicato e limitato? Secondo quali basi si discriminano delle persone piuttosto che altre? E poi, come disse Gesù, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
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A volte siamo convinti che la libertà di amare sia un diritto, o forse un comandamento. Ma purtroppo ogni giorno sembra una nuova scoperta.