Seedorf l’acerbo, Montolivo il sopravvalutato: Milan, che disastri

La stagione da incubo del Milan non è ancora finita: Seedorf sulla graticola per la presunta esclusione di Montolivo. Un acquisto decisamente sopravvalutato

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Clarence Seedorf e Riccardo Montolivo da avversari. Di nuovo… (gqitalia.it)

Ore incandescenti per Clarence Seedorf sulla panchina del Milan. Il caso Montolivo, scoppiato nelle ore precedenti a Milan – Catania di domenica sera, sta portando a galla tensioni sopite nell’ambiente rossonero. Il match winner contro gli etnei sembrava infatti essere destinato alla panchina nell’XI iniziale di Seedorf, e sarebbe stato inserito tra i titolari solo su presunte pressioni della società. Il fatto che il gol di Montolivo sia risultato decisivo – e la sua esultanza fin troppo moderata – hanno acuito i malumori e causato il malcontento di Seedorf, restìo all’accettare che voci non verificate escano dagli spogliatoi e rimbalzino sui media in un momento così delicato della stagione rossonera. Galliani, atteso oggi a Milanello, ha preferito fare dietrofront. L’ennesima retromarcia di una stagione da dimenticare da tanti punti di vista per il Milan.

SEEDORF, TROPPA POCA ESPERIENZA – La classifica deficitaria, a guardare bene, è l’ultimo dei problemi del Milan 2013/2014. Ma è il frutto di scelte societarie e di mercato scellerate, le cui radici affondano nella cessione di Pirlo alla Juventus nell’estate 2011 e nel doppio addio francese Ibrahimovic-Thiago Silva dell’estate successiva. Senza adeguati rimpiazzi e, contemporaneamente, in assenza di una differente politica societaria (maggiore inserimento di giovani del vivaio in prima squadra), il Milan ha continuato a promettere mari, monti e competitività, pur essendo già sulla carta nettamente inferiore rispetto alle avversarie. Il boom El Shaarawy della scorsa stagione, e l’arrivo col botto di Balotelli, hanno tenuto a bada gli animi per una stagione, senza tuttavia risolvere la deficitaria situazione del raparto difensivo. Quest’anno i nodi sono venuti al pettine e l’esonero di Allegri è stato più imposto dal clamore mediatico dei ripetuti ko che da una reale possibilità di dare una svolta alla stagione cambiano allenatore. Tanto più che sulla panchina non è rimasto Tassotti da traghettatore – scelta saggia e poco traumatica – ma si è preferito far esordire rischiosamente Clarence Seedorf. Professore in campo ma, si è visto, ancora acerbo nel ruolo del mister.

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Seedorf sulla panchina del Milan (paid2write.org)

Sul Seedorf calciatore sarebbe superfluo spendere ulteriori parole. Visione di gioco superlativa, flessibilità tattica e capacità sia da assistman che da finalizzatore. Quando il terreno da calcare diventa quello del campo per destinazione, però, la prospettiva cambia radicalmente. Seedorf ha optato per una “rivoluzione morbida”, continuando ad insistere nel grande equivoco tattico di Allegri: quel Mario Balotelli centravanti isolato, non per attitudine ma per fisicità. SuperMario dà infatti il meglio di sé quando al suo fianco c’è una mezza punta veloce (El Shaarawy nel primo anno, Robinho nell’attuale stagione), non quando si ritrova a fare da vertice alto di un 4-2-3-1 o affiancato da un altro centravanti-piovra, quale Pazzini o l’inspiegabile suicidio di mercato Matri. Con il Faraone fuori per buona parte della stagione, nessuno al Milan – allenatore o dirigente – ha visto la necessità di aiutare la manovra offensiva con una mezza punta. Né si sono curati di programmare il dopo-Pirlo. Nocerino si è sgonfiato senza Ibrahimovic, De Jong e Muntari sono stati acquisti low cost adatti più all’interdizione che all’impostazione. Si è puntato tutto su Riccardo Montolivo. Uno dei più grandi errori di valutazione della recente storia rossonera. E il fatto che Seedorf si sia forse finalmente accorto dei limiti del centrocampista rossonero sta creando malcontento in società-

MONTOLIVO, VICE-PIRLO (MA ANCHE NO) - Il 29enne milanese pupillo di Prandelli è arrivato a fine stagione 2011/2012 a parametro zero. Apparentemente un acquisto eccellente. Il Milan si poteva fregiare a centrocampo di un Nocerino strepitoso, che aveva trovato con Ibrahimovic una intesa letale per le difese offensive, da ben 11 gol in stagione. Partito Ibrahimovic, e privatosi il Milan di un centravanti totale come lo svedese, a via Turati hanno deciso una operazione revival. Montolivo come Pirlo: regista arretrato davanti alla difesa. Mai intuizione tattica fu più errata. L’ex Fiorentina non ha mai dimostrato, se non nel 2009/2010, di essere un giocatore meritevole del salto di qualità in una grande. Buona visione di gioco, buona rapidità di impostazione, buona conclusione da fuori. Buona, appunto: non eccellente. Al Milan per rimpiazzare Pirlo serviva un giocatore eccellente e Montolivo è stato ritenuto, a torto, tale.

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Riccardo Montolivo (calciomercatonews.com)

La gabbia del pressing che le avversarie di valore costruiscono nella metà campo avversaria si è dimostrata troppo spesso un ostacolo insormontabile per Montolivo, non abituato a tenere in mano le chiavi di una fuoriserie complessa come quella rossonera. D’altro canto, il dover giocare di fronte ad avversarie che si rinchiudevano nella propria metà campo (come le piccole tendono a fare contro le grandi in serie A, situazione incontrata meno di frequente a Firenze) ne ha esaltato i limiti tecnici. Il piede sulle verticalizzazioni e i lanci lunghi era ben distante da quello del centrocampista bresciano, che nel frattempo ha messo in cassaforte due scudetti e mezzo con la maglia della Juventus ed una semifinale di Europa League. Continuando a fare la differenza sui calci piazzati e in fase di impostazione. Montolivo al Milan, nello stesso lasso di tempo, non ha vinto nulla. Il Milan lo ha sopravvalutato non certo dal punto di vista economico, ma da quello tecnico. Montolivo non poteva fare il vice-Pirlo, ma soprattutto il Milan, decidendo di tornare due anni dopo ad un sistema di gioco Pirlo-dipendente, ha sconfessato se stesso e la cessione ad una diretta concorrente di un giocatore ritenuto in fase calante.

I malumori societari di quest’anno, tira e molla di Galliani incluso, sono figli di tre stagioni totalmente toppate dal punto di vista programmatico. Con l’aggravante, soprattutto per la stagione in corso, di aver sbandierato la rosa attuale come una diretta concorrente allo scudetto. Il -39 dalla Juventus ed il -19 dalla zona Champions League, col rischio concreto di rimanere fuori dall’Europa, sono stati l’evidenza contro la quale l’approssimazione del Milan è andata violentemente a sbattere. Processare Seedorf (che nel girone di ritorno ha reso il Milan la terza squadra per punteggio parziale del campionato) è una presa di coscienza tardiva ed inutile in questo momento. L’unico processo che il Milan deve fare, è quello a se stesso e ai propri errori. Mai ammessi.

Francesco Guarino
@fraguarino

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