Scajola, Vendola e Solaroli: indagati, accusati e ‹‹sereni››

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Caludio Scajola

Roma – Il fatto è che la magistratura li rasserena tutti. Tanto che vien da chiedersi come fanno: camomilla o rettitudine? Valium o fanciullesca spensieratezza? Chissà, ma una cosa è certa: fermo restando che finché condanna non c’è, vale l’innocenza fino a prova contraria, qui piovono scandali e serenità a catinelle. Vuoi mettere con un tizio qualunque che non avendo la fortuna di entrare nella sfera di attenzione della Giustizia, è a rischio stress?

Per esempio: ‹‹Sono sereno›› dichiara l’ex ministro Claudio Scajola indagato dalla procura di Napoli per corruzione internazionale in merito a forniture estere del gruppo Finmeccanica.

Un’indagine complicata che scaturisce da alcune investigazioni intorno ad appalti esteri dell’azienda iniziati dopo l’arresto di Valter Lavitola, salito agli onori delle cronache come figura nella vicenda Montecarlo/Fini.

Una sorta di intrigo internazionale quello sugli appalti Finmeccanica nel quale il reato di corruzione si inquadra – secondo i magistrati – in servizi effettuati dalla Agusta Westland, Selex e Telespazio al governo di Panama in seguito ad accordi commerciali stipulati con lo Stato italiano, il tutto grazie alla società panamense Agafia.

Il cuore dell’indagine sarebbe una tangente da 18 milioni di euro che il presidente della Repubblica di Panama, Ricardo Martinelli, avrebbe erogato per l’appalto di elicotteri Augusta e per cui l’ex direttore commerciale, Paolo Pozzessere (ancora in servizio in Finmeccanica come senior advisor), è stato arrestato.

Il ruolo di Scajola – sempre a dire degli inquirenti – sarebbe stato quello di “canale privilegiato” in quanto avrebbe utilizzato il proprio incarico istituzionale per favorire la Fincantieri con il Paese sudamericano, essendo molto vicino al ministero della Difesa brasiliano. Il tutto evinto da alcune dichiarazioni dell’ex direttore alle relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, risalenti al 10 novembre 2011, confermate dall’ex presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini e riportate anche nell’atto che ha accompagnato ieri la perquisizione nel domicilio di Paolo Graziano, presidente degli industriali partenopei e ad della Magnaghi aeronautica. Però Scajola è sereno. E non è mica il solo.

Il segretaio del Pd Pier Luigi Bersani non è da meno. Anzi di più, lui accoglie la notizia dell’indagine a carico della sua storica segretaria particolare, Zoia Veronesi, con ‹‹assoluta serenità››. E ci mancherebbe altro: che potrà mai essere un’accusa di truffa aggravata ai danni della Regione Emilia-Romagna che già di suo pare un colabrodo di inchieste sul centrosinistra? Tanto più nel pieno di una campagna elettorale per le primarie. Dopo tutto si tratta solo di una signora che del partito e del suo segretario conosce ogni arcano. Dal 1993, per l’esattezza, quando inizia a lavorare per Bersani ai tempi del suo mandato in Regione Emilia. Poi nel 1996 la Veronesi ottiene l’aspettativa per seguire il politico a Roma nei suoi incarichi al Ministero delle Attività produttive e subito dopo ai Trasporti. Assunzione a collaboratrice esterna. Quando l’Amato II cade, la Veronesi torna in Regione dove, nel frattempo, da un paio d’anni c’è Vasco Errani. La signora viene inquadrata come

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Nichi Vendola

dirigente e nel 2008 ottiene l’incarico di curatrice dei rapporti tra l’amministrazione centrale e il Parlamento. La delibera è firmata da Bruno Solaroli, ex capo di gabinetto del governatore e nome noto alla procura di Bologna in quanto già indagato nell’affare Terremerse, quello che vede il governatore Errani macchiato dall’accusa di falso ideologico. Solaroli, da ieri, è accusato di abuso d’ufficio per aver affidato alla Veronesi un ruolo non corrispondente al suo curriculum in quanto non laureata nonché per un lavoro di cui non vi è traccia a Roma. Ma Bersani è sereno.

E anche il governatore della Puglia, leader del Sel e candidato pro-Bersani alle famose primarie Pd, Nichi Vendola, lo è. Pure lui da ieri trasuda calma da ogni poro: ‹‹Aspetto con assoluta serenità la sentenza – però poi gli trema un po’ l’orecchino – è del tutto ovvio che una sentenza di condanna, sia pure relativa a un concorso in abuso di ufficio per me sarebbe un punto di non ritorno, segnerebbe il mio congedo dalla vita pubblica››.

L’abuso d’ufficio riguarda la riapertura nel 2008 di un concorso pubblico a primario ospadaliero. Un’indagine iniziata con le dichiarazioni della dott.ssa Lea Cosentino, ex manager dell’Asl Bari e coimputata nel caso della nomina a concorso di primario di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo, poi vinto dal dott. Paolo Sardelli. I pm di Bari hanno chiesto 20 mesi di carcere per il governatore pugliese che aspetterà il 31 ottobre per sapere quale sarà la decisione della Corte. Intanto lui però è sereno. Come tutti del resto: sereni e indagati.

Chantal Cresta

foto || agi.it

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