
Savona nel caos: ecco le voci dei ‘forconi’
A Savona tra il movimento dei 'forconi", che ha preso controllo di piazza e strade della città: protesta sociale e un po' di confusione sui valori
Savona – Il capoluogo di provincia ligure sembra essere una delle città più colpite dalle manifestazioni di questi giorni: se ieri il traffico era stato completamente paralizzato per ore e oggi si è tornati parzialmente alla normalità, la presenza di manifestanti nelle piazze di Savona e nei punti nevralgici della città non passa inosservata e la situazione sembra destinata a durare.
I MANIFESTANTI – I volti sono quelli dei giovani, soprattutto. Se gli studenti del mattino potrebbero essere attratti dalla possibilità di saltare un giorno di scuola, la loro presenza al pomeriggio sembra voler significare che il presidio è vero e la convinzione tanta.
Non sono comunque soli: pensionati e qualche negoziante, alcuni liberi professionisti, marciano anche loro per le strade della città. L’occhio adulto, si racconta, ha stemperato qualche eccesso: si parla di passanti strattonati per scendere dalle moto, insulti a qualcuno che non concorda con la protesta. Piccoli eventi di violenza, anche verbale, che, si affrettano a dire gli altri, non sono condivisi dalla piazza. Eppure ci sono.
Come c’è stato il coro del corteo di fronte a una libreria del centro di Savona, che prima invitava a chiudere per solidarietà, quindi a bruciare i libri.
LE VOCI DELLA PIAZZA – Un giro tra i ragazzi che occupano la piazza porta le loro voci alla ribalta.
C’è l’informatore farmaceutico che passa a fine lavoro, per testimoniare le difficoltà della crisi e l’incapacità della politica di rispondere.
C’è M.C., giovane lavoratori a giornata, che è lì per chiedere allo Stato di pensare anche a loro: «Siamo qui perché non ci sono soldi e non c’è lavoro». «Vogliamo dare un segnale a quelli che stanno lassù – aggiunge poi C.S. – per fargli capire che siamo più forti di loro, se vogliamo, perché siamo di più».
La critica è proprio verso il governo, il Parlamento e molte istituzioni, sorde ai bisogni della gente e incapaci di dare risposte: «non sarebbe giusto che le riforme le votassimo noi, senza filtri, per decidere cosa fare?».
Non c’è voglia di violenza, l’aria che si respira è quella della contestazione dura, ma senza eccessi.
Però qualcuno stona: «il Popolo deve avere un’idea sola e parlare allo stesso modo, non dividersi in destra e sinistra».
LA MANO ORGANIZZATRICE – Un po’ più preoccupante per alcuni è la matrice che ha mosso le fila di queste manifestazioni: dietro a molte sigle dei volantini c’è Forza Nuova e lo si capisce anche dagli slogan. Un tocco di nazionalismo qua, un po’ di razzismo là: qualcuno, addirittura, chiede che Parlamento, governo e Napolitano vadano “a casa” e che il potere passi “temporaneamente” alle forze dell’ordine, “fino a nuove elezioni”. Una giunta militare, insomma.
Più di questi temi, a colpire è la generale poca consapevolezza della loro presenza: chi è in piazza non li cita, non ne parla. A Savona c’è soprattutto rabbia e sconfitta, invece, tra quelle voci e quei volti: voglia di cambiamento.
LA SINISTRA – L’opinione delle forze di sinistra a Savona s’è fatta sentire oggi; prima il Sindaco Berruti, poi un comunicato di forze «democratiche e progressiste», che hanno palesato «stupore e inquietudine». Si schierano con i problemi della gente ma si dissociano dalle forme di questa protesta: «il rifiuto ed il disconoscimento delle forme democratiche non sono la soluzione ai problemi del Paese».
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio
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