Saponificatrice di Correggio – il killer sfornava dolci (con le vittime)

leonarda cianciulli

Leonarda Cianciulli

Reggio EmiliaLeonarda Cianciulli naque a Montella (Avellino) nel 1893 da famiglia modesta e poco incline all’affetto nei confronti della bambina. Fin da giovanissima ella presentò delle difficoltà caratteriali: molto introversa e depressa, tentò 2 volte il suicidio. Sopravvissuta e cresciuta, la ragazza sembrò trovare un equilibrio. Sempre in rotta con la famiglia, nel 1914, a 21 anni, si sposò contro il volere della madre che il giorno delle nozze la maledisse, un episodio che segnò profondamente la psiche della futura omicida.

Leonarda e il marito, Raffaele Pansardi, impiegato al catasto si trasferirono a Lauria (Potenza) dove la donna ebbe 17 gravidanze e 14 figli di cui 10 perirono in tenera età. La Cianciulli – come lei stessa ricorderà in seguito – era ossessionata dall’idea di perdere i bimbi rimasti tanto quanto era convinta che la causa della morte di tutti gli altri fosse dovuto al maleficio della madre.

Nel 1930, la famiglia Pansardi perse tutto nel terremoto di Vulture e fu costretta a trasferirsi a Correggio (Emilia Romagna). Il marito – mai ripresosi dallo shock della catastrofe – diventò presto un alcolizzato violento al punto da costringere la moglie a cacciarlo di casa. Rimasta sola, la donna fece quello che potè: racimolò denaro come lavandaia, lavoratrice di sapone e cuoca. Si appassionò allo spiritismo e all’occulto improvvisandosi, poi, fattucchiera e maga. Tutte queste attività consentirono a Leonarda di risollevarsi economicamente ed aprire un piccolo negozio di abiti usati nonché di assicurarsi la stima e l’amicizia dei concittadini. E fu tra queste conoscenze che Leonarda individuò le sue vittime.

Gli omicidiFaustina Setti, Francesca Soavi e Virginia Cacioppo erano 3 donne legate non solo dalla comune amicizia con la Cianciulli ma anche da alcune peculiarità: erano benestanti e tutte molto insoddisfatte della loro a vita Correggio.  Ognuna di loro era pronta a lasciare la cittadina per realizzarsi altrove e aspettava solo l’occasione o il pretesto per partire. Leonarda glielo fornì.

La prima a sparire fu Faustina, 70 anni, scarsa istruzione. Leonarda la convinse di averle trovato marito a Pola (Croazia) e le suggerì di non far menzione a nessuno della notizia fino alla celebrazione delle nozze. Intorno al 1940, Faustina si recò a casa dell’amica Cianciulli per le ultime indicazioni prima della partenza, nonché per delegare a quest’ultima l’amministrazione dei suoi beni finchè  – così pensava l’anziana – non si fosse stabilita definitivamente. Leonarda uccide la donna con un colpo di accetta e con i suoi resti fabbricò sapone e dolci. La descrizione della “lavorazione” del corpo la si può recupare dal memoriale che la stessa l’omicida redasse in carcere, Le confessioni di un’anima amareggiata (la cui autoralità, tuttavia, è dubbia):

“Dopo aver fatto a pezzi il cadavere mettevo la caldaia a bollire sul fuoco […]. Il calderone conteneva 5 kg di soda caustica in ebollizione. I pezzi non adatti alla saponificazione li versavo un po’ nel gabinetto e un po’ nel canale vicino a casa mia. […] Il sangue (raccolto in un catino) di solito lo riunivo a marmellata e cioccolato, aromi di anice e vaniglia […]. Qualche volta in queste torte, che offrivo alle mie visitatrici, ci mettevo un pizzico della polvere ricavata dalle ossa delle morte”.

Francesca Soavi, insegnante d’asilo, e Virginia Cacioppo, ex soprano, finirono nel pentolone della Cianciulli nello stesso anno.

L’arresto – Malgrado le precauzioni dell’assassina, i parenti delle donne si proccuparono subito della scomparsa delle congiunte. La polizia si mise in moto e presto scoprì il transito di forti somme sul conto bancario di Leonarda. Da qui alla perquisizione della casa della donna il passo fu breve e ciò che gli inquirenti trovarono – il calderone, la polvere d’ossa, il sangue essiccato, il seghetto, il martello, le scuri e la mannaia – sono ancora oggi materia di analisi psicopatologica della criminologia occidentale.

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La Cianciulli a processo

Leonarda Cianciulli, durante il processo, fece una dettagliata confessione affermando che la ragione dei suoi crimini era una visione. Anni prima le era apparsa in sogno la Madonna la quale l’aveva esortata a commettere sacrifici di sangue per salvare la vita dei propri figli. Quattro vite per quattro vite. I magistrati non credettero mai all’ipotesi della nevrosi psicotica. Malgrado ritenessero la donna pazza, la sua era una follia lucida e nutrita da fredda avidità. A ciò si aggiungeva la componente sadica: disporre dei cadaveri accanendosi su di essi per farne torte e sapone da regalare ad amici ed conoscenti. Così, mentre i giornali già la ribattezzavano, la Saponificatrice di Correggio, Leonarda Cianciulli venne condannata a 30 anni di carcere e 3 di manicominio criminale per aver ucciso, smembrato e disciolto nell’acido le sue vittime. Nel 1970 morì nel manicomio di Pozzuoli all’età di 77 anni. Una delle addette della strutture ricordava che spesso Leonarda si lamentava delle altre detenute: nessuna di loro voleva mangiare i suoi dolci.

Chantal Cresta

FOTO || http://it.wikipedia.org/wiki/File:Leonarda_Cianciulli.jpg

FOTO || http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3g010-0020706/

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