
Sanremo, grande show di Benigni che esorta: Italia svegliati
Sanremo – Una serata patriottica, tutta dedicata all’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Sanremo si tinge così di verde, bianco e rosso, con un’enorme bandiera tricolore che si srotola dalla galleria fino al palcoscenico dell’Ariston. I big in gara cantano i pezzi che hanno fatto la storia della canzone italiana: Luca e Paolo omaggiano Giorgio Gaber, Patty Pravo interpreta la famosa Mille lire al mese, Nathalie ricorda Battisti con Il mio canto libero, Roberto Vecchioni con una canzone napoletana, ‘O Surdato ‘Namurato, mentre il classico napoletano d’ogni tempo, O Sole Mio, viene reinterpretato da Anna Oxa.
Momento clou della serata l’intervento di Roberto Benigni sull’inno di Mameli e l’unità d’Italia. Il comico arriva all’Ariston su un cavallo bianco. Non perde tempo e già nelle primissime battute i riferimenti sono palesi: “Avevo dubbi, ai cavalieri non dice bene in questo periodo” – e ancora – “Silvio Pellico, chi se lo dimentica, Le mie prigioni. Silvio… Pellico… Silvio… Le mie prigioni. Vallo a trovare un altro Silvio che scriva questo libro”.
“Sono qui solo per parlare dell’inno di Mameli e dell’unità d’Italia», ripete Roberto Benigni sul palco dell’Ariston, ma non mancano una serie di battute sul caso Ruby: “La nostra nazione ha 150 anni. È una bambina, una minorenne”. E poi: “Mameli quando scrisse l’inno aveva vent’anni, quindi era minorenne, perchè la maggiore età si raggiungeva a ventuno. Comunque con ‘sta storia delle minorenne non se ne può più e la cosa è nata proprio a Sanremo, con la Cinquetti che cantava Non ho l’età e si spacciava per la nipote di Claudio Villa”.
Nitido poi il riferimento alla Lega Nord: “Che schiava di Roma Iddio la creò…la vittoria Umberto…non l’Italia…”
Benigni, con ritmo più veloce, analizza poi il testo dell’inno di Mameli come aveva già fatto con Dante e la Divina commedia. ”L’Italia s’è desta: l’unica maniera per realizzare i propri sogni è svegliarsi”, recita il comico che prosegue con le altre strofe che, sottolinea, non conosce nessuno “eppure è il vostro Inno”. Ed è cantando l’inno d’Italia, con voce bassa, che Roberto Benigni chiude il suo show e lascia il palco, davanti ad un pubblico commosso. Tutti in piedi ad applaudire il grande artista, anche i direttori e i ministri presenti in prima fila. E per un attimo non c’è più spazio alle polemiche.
di Redazione
facile la scelta di “reclutare” benigni… comunque a parte questo, a me sembra il solito teatrino di buonismo e falso patriottismo. non vedo amore per la patria nei ministri in prima fila, nè negli italiani che, ostinatamente ciechi, continuano a farefinta i nulla, a non reagire, a ricilare persino le canzoni inneggiando ad un passato glorioso che è durato un attimo, mentre lo sfacelo a cui stiamo andando incontro sembra non avrà mai fine.