Salvini contro Tosi: la Lega divisa sul Veneto di Zaia

Un nuovo statuto milanocentrico potrebbe mettere fine alle diatribe tra Salvini e Tosi; ma la Lega pagherebbe questi giochi da Prima Repubblica?

Salvini

Salvini alle prese con Tosi

Milano – La sfida leghista è tutta tra Tosi e Salvini e si consumerà nelle prossime settimane, fino al congresso straordinario del partito, che dovrebbe mettere mano allo statuto. Si ripropone in pieno XXI secolo la diatriba tra Lega lombarda e Liga veneta, una storia vecchia di secoli che da sempre giace tra le braci che riscaldano il popolo “padano” dell’elettorato leghista. Il congresso e le rettifiche allo statuto, allora, rischiano di passare per una vera resa dei conti, una gestione del partito in perfetta Prima Repubblica, esattamente ciò per il cui abbattimento era sorta la Lega nord. Da “Roma ladrona” a “Milano o Venezia” ladrona il passo è davvero breve.

LO STATUTO – La materia del contendere è la natura delle alleanze alle elezioni regionali, ovviamente, una materia che al momento spetta ai singoli segretari “regionali” – che in gergo leghista si chiamano “nazionali”, riferendosi alle formazioni precedenti l’unione, dove Salvini è il segretario federale – e, quindi, a Tosi, per quanto riguarda il Veneto. In quella regione, poi, Zaia si ricandiderà e avrebbe anche discrete possibilità di vittoria: ovvio che Salvini intenda mettere il suo marchio sull’unica plausibile vittoria di destra in Italia, ma avrà da vedersela con Tosi, che dal 2012 spadroneggia nella Liga veneta.

Falvio Tosi, sindaco di Verona e rivale di Salvini

Falvio Tosi, sindaco di Verona e rivale di Salvini

MALESSERE VENETO – In Veneto il ruolo di Tosi non è così ben visto; «Al congresso di tre anni fa è stato eletto solo con il 57% dei voti – riporta La Stampa, citando un anonimo politico leghista di area veneta – ma in consiglio nazionale, per colpa delle nostre regole che non garantiscono la minoranza, ha una maggioranza ampia. E lui fa quello che vuole: espulsioni, commissariamenti delle sezioni locali, carta bianca sulle candidature, alleanze».

CENTRALISMO MILANESE – Salvini vorrebbe tutto per sé e questo è visto altrettanto male del centralismo veneto: Tosi ha ribadito che i ritocchi allo statuto dell’epoca maroniana servivano proprio per evitare un eccessimo milanocentrismo, dando al partito un assetto realmente federalista. E alla Liga, allora, spetterebbe la decisione sulle alleanze alle Regionali, non a Salvini, non al livello federale. Niente “uomo solo al comando”, insomma.

REGIONALI – Il tasto dolente è proprio quello delle elezioni regionali in Veneto e delle alleanze: la Lega vuole la vittoria, la vogliono tanto Salvini quanto Tosi. E sicuramente la vuole Zaia. Ma la Liga punta a correre da sola, senza alleanze di comodo e senza ricatti degli alleati – estromettendo quindi NcD, Fi, FdI – mentre Salvini vorrebbe una linea di dialogo, forse esperimento per una più vasta alleanza di destra che veda la Lega come cuore pulsante, in sostituzione del berlusconismo. La corsa solitaria, poi, comporterebbe rischi elettorali, perché il Pd renziano – anche in Veneto – è una bestia difficilissima da domare e capace di vittorie inattese. La battaglia, prima di maggio, sarà al congresso di marzo, allora.

Andrea Bosio
@AndreaNickBosio

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