
Salta l’incontro Pd-M5S: ora anche i grillini vogliono Renzi
Il Pd fa saltare l'incontro con il M5S sulla legge elettorale. Di rimando, i grillini accusano il Pd e chiedono di discutere direttamente con matteo Renzi
Roma – Già crisi nel dialogo tra grillini e democratici: l’incontro tra le due forze politiche principali del paese, previsto per oggi alle 15.00, è stato infatti rinviato. Il dialogo tra Pd e M5S prosegue comunque, ma sembra possibile che numerosi ostacoli quantomeno lo rallentino. Se il Pd pone il problema in termini di “mettere nero su bianco”, i grillini ora dubitano della buonafede democratica, in un tira e molla che coinvolge tutto l’arco parlamentare.
L’INCONTRO SALTATO – Previsto per oggi alle 15.00, il Pd ha deciso di far saltare l’incontro: «Il Pd considera questo confronto molto serio ed importante per il dibattito democratico nel nostro Paese e per dare più forma al percorso delle riforme – ha spiegato l’onorevole democratico Speranza – Proprio per questo riteniamo imprescindibile che tale confronto possa svolgersi solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito democratico».
FIDUCIA MAL RIPOSTA? – Luigi DI Maio, vicepresidente della Camera e deputato grillino, ha replicato all’annuncio del Pd direttamente in una conferenza stampa convocata a Montecitorio: «Quello che a noi dispiace è prima di tutto il fatto che si è persa un’occasione oggi, per gli italiani, per arrivare a punto concreto. Noi abbiamo le idee molto chiare, ma vediamo dall’altra parte molta confusione. Da ora in poi parliamo solo con Renzi, nel Pd gli altri non sono affidabili, siamo esterrefatti».
LAVORO DI AFFINAMENTO – Il testo su cui si sta discutendo è quello della nuova legge elettorale, sospesa a metà tra l’Italicum – che tanto era piaciuto a Berlusconi – e il Democratellum, il testo emerso dal sito del M5S.
«Il nostro è stato un weekend di lavoro per cercare di mettere a punto la proposta. La cosa più semplice era venire da qui a dirvi i nostri punti di caduta e poi far saltare il tavolo. Noi lasciamo sul tavolo il doppio turno, però magari evitiamo che al primo turno si vince con il 37 per cento. Renzi ha vinto a Firenze con una legge che è molto più simile a quella proposta da noi che all’Italicum. Una legge che ha le preferenze, non ha gli sbarramenti», ha spiegato Di Maio in conferenza stampa, prima di lasciare la parola a Tonelli, che ha specificato come il M5S sia «disposto ad accettare un doppio turno di lista e non di coalizione, in modo che ci sia un vincitore ma che non si porti dietro un’ammucchiata di partiti». Riguardo le preferenze, Tonelli ha ricordato che «pochi mesi fa la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale le liste bloccate, cioè il fatto che i capi politici nominino i parlamentari che devono venire qui a Roma. Anche partendo da questo le preferenze sono imprescindibili, noi le abbiamo inserite nella nostra proposta, non capiamo perché il Pd non vuole inserirle».
RENZICENTRICO – Dopo il Pd, anche il M5S diventa renzicentrico. Se per il Partito democratico post-democratico è abbastanza normale affidarsi al capo-taumaturgo, che i grillini scelgano come riferimento il leader del partito avverso sa molto di “papa straniero”. Anche in questa grande confusione partitica, quindi, a uscirne rinforzato è – come accade ormai sistematicamente da alcuni mesi – proprio Matteo Renzi.
SCAMBIO DI ACCUSE – Di Maio aveva aperto ieri al dialogo con il Pd: in un’intervista al Corriere, diceva il M5S disponibile a un dialogo totale e favorevole a 8 dei 10 punti qualificanti proposti dal Pd sulle riforme elettorale. Un tentativo di dialogo oggi rifiutato dai democratici, che di rimando sottolineano l’importanza di mettere questa apertura nero su bianco, e non parole riferite, prima di proseguire il dialogo.
Andrea Bosio
@AndreaNickBosio