
Russia, le mani di Putin sul più importante social network del Paese
Putin e il controllo sempre più deciso sul web. Quando l'accusa arriva dal creatore del più famoso social network russo
Non solo gli sviluppi in Ucraina ma anche le decise scelte per il controllo sul web. Vladimir Putin sta aumentando il controllo sul popolo russo e più in generale sui tutti i Paesi russofoni in maniera decisa. Una situazione che non può che preoccupare l’intero continente. L’ultima accusa arriva da Pavel Durov, ex amministratore delegato e creatore del più famoso social network russo, VKontakte, che in un’intervista rilasciata a “La Repubblica” ha spiegato come il Cremlino abbia in mano il web e spinga per un controllo totale dei traffici di dati in rete.
LE MANI DI MOSCA SUL WEB – L’accusa mossa da Durov nasce da dati concreti come l’acquisizione del 48% di VKontakte da parte di Ilya Sherbovich, socio di Putin; una vendita avvenuta senza il suo benestare e portata avanti dai due cofondatori del social network, Lev Leviev e Vyacheslav Mirilashvili. Di fronte alla situazione di estremo controllo da parte del governo e dopo il suo licenziamento, Pavel Durov ha deciso di lasciare la Russia e, stando ad alcune indiscrezioni, avrebbe investito circa 250mila dollari in uno zuccherificio in America Centrale. Nell’intervista rilasciata a “La Repubblica” ha invece smentito queste voci senza però fornire informazioni su dove si trovi in questo momento per motivi di sicurezza.
IL MARK ZUCKERBERG RUSSO – Il Mark Zuckerberg russo ha deciso di rilasciare un’intervista nonostante si sia concesso pochissimo ai media nel corso degli anni dopo il suo successo come programmatore. Un vero libertario secondo alcuni, un eroe in patria per altri. Nella sua pagina profilo di VKontakte scrive: «Essere liberi vuol dire essere capaci di andare a sinistra, quando tutti vanno a destra e non preoccuparsi di ciò che gli altri dicono di noi, una delle sfide più grandi è essere se stessi, in un mondo che prova a farti diventare come tutti gli altri».
PROBLEMA SPIONAGGIO – Secondo Durov, lo spionaggio da parte del Cremlino sugli utenti russi è il problema reale ed è fondato sulle nuove leggi antiterrorismo: «Internet è, era, l’unica fonte d’informazioni indipendente dal governo. In accordo con la nuova legge tutti i progetti Internet nella Federazione sono obbligati a immagazzinare i dati personali di tutti gli utenti per sei anni, minimo. E devono essere pronti a fornirli, quando richiesti dalle autorità. Non riesco a immaginare degli utenti che volontariamente si registrano a dei servizi che, di fatto, sono strumenti aperti per lo spionaggio e la repressione da parte di altri governi. In questo momento nel mio Paese, qualsiasi servizio Internet può essere bloccato, usando qualsiasi pretesto, perciò non ha alcun senso commerciale investire tempo in qualcosa che è così fragile».
SENZA LIBERTA’ – Vista la situazione, Durov ha scelto di creare una nuova piattaforma a cui sta già lavorando, ma fuori dai confini russi. Con principi chiari: «Quelli di sempre. Noi crediamo nella libertà, nei piccoli governi, nei forti sistemi giuridici, nel libero mercato e nei diritti civili». Quello che accade nel web è lo specchio molto spesso della realtà come conferma lo strapotere politico e il controllo di Putin sul web così come nei territori filorussi. Un parallelo che non può lasciar tranquilli nel resto d’Europa.
Gian Piero Bruno
@GianFou
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