
Russia, il ‘no’ al South Stream rinnova la sfida energetica
Prosegue, nonostante l’accordo recentemente concluso tra Kiev e Mosca, la ‘guerra del gas’ tra la Russia e l’Unione Europea. Se da un lato gli accordi sulle forniture sono attualmente al sicuro, Mosca ha annunciato l’annullamento del South Stream, il gasdotto che, partendo dalla Russia, avrebbe dovuto veicolare il gas in Europa, passando per il ‘corridoio sud’. A dare l’annuncio è stato il Presidente russo Vladimir Putin, durante una conferenza stampa ad Ankara, tenuta insieme al suo omologo turco Recep Erdogan.
LE CARATTERISTICHE DEL PROGETTO – Il progetto, la cui nascita venne ufficializzata il 23 giugno 2007, con la firma del memorandum di intesa tra Eni e Gazprom, prevedeva la realizzazione di un gasdotto lungo complessivamente 23864 chilometri, dei quali 931 sott’acqua e 14545 sotto terra. Il tragitto, deciso in seguito ai vari accordi bilaterali, avrebbe attraversato Bulgaria, Serbia, Ungheria, Grecia e Turchia, con le compagnie energetiche di ogni Paese che avrebbero diviso con Gazprom le quote del progetto nella tratta di loro competenza.
I RAPPORTO TRA ENI E GRAZPROM – Per quanto riguarda Eni, gli accordi raggiunti con Gazprom in merito al South Stream erano solamente l’inizio di ciò che sembrava essere un rapporto duraturo. Sebbene difatti il troncone ‘italiano’ del gasdotto fosse stato cancellato per insostenibilità economica, le due compagnie avevano preparato un accordo strategico più complesso, che avrebbe portato il colosso russo nel mercato della distribuzione e della vendita del gas naturale in Italia, permettendo ad Eni di sviluppare il progetto di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Siberia.
IL CASO BULGARO – A creare i principali problemi, la decisione presa dalla Bulgaria di negare il proprio permesso per il passaggio del South Stream sul proprio territorio. Il rifiuto si è basato su una norma europea che impedisce ad una compagnia di essere allo stesso tempo proprietaria sia del gas che delle infrastrutture all’interno delle quali questo viene trasportato, la cui deroga era da tempo al vaglio della Commissione Europea.
LA CONFERMA DI GAZPROM – La conferma relativa al cambio di orientamento da parte di Gazprom è arrivato dal Ceo della compagnia russa, Aleksey Miller, che ha confermato la costruzione di un nuovo gasdotto che passerà per la Turchia, trasportando il gas fino al confine greco. Il nuovo progetto includerà un centro di smistamento che, secondo le parole del Ministro degli interni russo, rifornirà l’Europa orientale e meridionale.
IL CROLLO DI SAIPEM – Le dichiarazioni provenienti da Mosca hanno già avuto i primi effetti, causando un forte scossone nel mercato borsistico. A pagarne il conto più salato è risultata per ora la Saipem, azienda controllata di Eni, che a Piazza Affari ha segnato un calo dell’8%. In una nota, l’azienda ha dichiarato di «non aver ricevuto alcuna comunicazione di formale interruzione del contratto dal cliente South Stream Transport Bv. L’attività operativa è pertanto in corso. Le modalità di interruzione dei lavori – prosegue la nota – e di eventuale cancellazione sono disciplinate contrattualmente». Contratti che, secondo gli analisti di Equita Sim, prevedono delle clausole solo per una parte limitata del progetto, la cui cancellazione «sarebbe una notizia molto negativa per il titolo».
IL RILANCIO DI PUTIN – Se l’Unione Europea voleva mettere alle strette la Russia nella guerra del gas, bisogna ammettere che la strategia finora non si sta rivelando vincente. Di fronte agli ostacoli e ai rallentamenti posti dall’Unione, Putin ha rilanciato immediatamente, minacciando l’annullamento dell’intero progetto. Una mossa eseguita non a caso in Turchia, uno dei pilastri del Blue Stream, il progetto alternativo che dovrebbe portare il gas ad alcuni partner in Europa orientale e meridionale. Una mossa che permetterebbe alla Russia di evitare l’isolamento, cercando di stringere i legami con alcuni Paesi ancora in bilico tra le due posizioni. Non è quindi un caso che Mosca abbia garantito ad Ankara uno sconto sul prezzo del gas pari al 6%, che in futuro potrebbe raggiungere quote più elevate.
ASPETTANDO LA MOSSA DI BRUXELLES? – Resta da capire se la decisione di Putin sia una scelta definitiva, o un bluff in attesa della prossima mossa di Bruxelles. D’altronde, il South Stream serviva ad entrambe le parti in gioco, ed è ovvio che la conferma dell’annullamento non troverebbe vincitori. La sensazione è che Mosca abbia voluto dare uno scossone alla partita, così da lasciare la patata bollente in mano ai governi europei, già alle prese con opposizioni anti-europeiste, spesso di estrema destra, in netta crescita. Un altro motivo che obbliga i ventotto ad orientarsi verso scelte energetiche lungimiranti, in una partita all’interno della quale non sono più permessi passi falsi.
Carlo Perigli
@c_perigli
foto: formiche.net balkaninside.com