
Russia. 10 mila fucili a Kabul contro l’Is: Putin non si ferma
Mosca – La Russia invierà 10 mila fucili Kalashnikov AK-47 all’esercito afghano. E’ questa l’indiscrezione divulgata dall’organo di stampa afghano Khaama Press.
Secondo la rivelazione fatta dal giornale di Kabul, Mosca avrebbe intenzione di armare i militari locali per saldare delle solide alleanze contro i nemici comuni: Isis, ma anche talebani e altri movimenti in lotta contro i regimi costituiti e riconosciuti.
Khaama Press continua spiegando che l’accordo sarebbe stato siglato tra l’ambasciatore russo a Kabul Alexander Mantyskiy e il consigliere per la sicurezza nazionale dell’Afghanistan (Nsa) Mohammad Hanif Atmar il quale avrebbe annunciato il patto motivandolo con il bisogno di Mosca di avvicinare «paesi vicini e regionali» al fine di contrastare il terrorismo. «Repubblica islamica dell’Afghanistan – ha sostenuto Atmar – ritiene che la soppressione della minaccia terroristica in Afghanistan richiede lo sforzo congiunto dei paesi vicini e della regione», ha detto. Dal canto suo, Mantytskiy avrebbe assicurato che è interesse della Russia che l’Afghanistan si un paese sicuro e tranquillo.
L’incontro Russia-Afghanistan risalirebbe, continua Khaama Press, a tre settimane prima dell’invio dei fucili all’Afghanistan e adesso Mosca starebbe prendendo accordi per rifornire Kabul di altre armi ed elicotteri Gunship.
SMENTITE – Fin qui le indiscrezioni della stampa afghana alle quali si aggiunge la precisazione del portavoce del Senato locale secondo cui i funzionari russi avrebbero smentito categoricamente che Mosca sia impegnata direttamente nell’eliminazione di milizie terroristiche sul territorio.
LE SANZIONI RUSSE – Uno scenario in divenire, dunque, dove quel che appare è la presa salda di Vladimir Putin sulla parte orientale del continente. Un ruolo di primo piano che il presidente russo si sta cucendo addosso per raggiungere un doppio orizzonte: non restare isolato nella morsa tra i paesi islamici e la Cina pronta, con i suoi mostruosi volumi economici, a ingoiare il vicino Putin; essere il più valido interlocutore se non l’unico con l’Occidente nella difficile questione mediorientale e del terrorismo islamico.
Per Putin la partita è complessa, ma d’altronde pare sempre di più l’unico in grado di giocarla. Neppure la vicenda del jet abbattuto dalla Turchia in Siria sembra aver scalfito la sicurezza con la quale il presidente russo si muove verso il raduno di un’alleanza che faccia perno intorno a lui. Semmai ne è uscito rafforzato.
Il portale di informazione finanziaria International Business Times afferma che il Cremlino ha pubblicato un decreto ufficiale con il quale riassume le sanzioni decise da Mosca contro Ankara. Un vademecum che potrebbe causare all’economia turca difficoltà finanziarie e sociali tali da portarla al collasso. Racconta Ibtimes.com:
le sanzioni riguardano le importazioni dalla Turchia; limitazioni alle imprese turche in territorio russo; divieto di assunzione di cittadini turchi dal 1 gennaio 2016; divieto alle agenzie turistiche di promuovere o vendere pacchetti vacanze ai turchi in Russia senza visto.
Putin non ha intenzione di retrocedere e in assenza di scuse ufficiali del presidente Erdogan e la situazione non può che diventare sempre più difficile. D’altronde, le scuse pubbliche avrebbero l’effetto di consegnare a Putin un potere che Erdogan vorrebbe assicurare a se stesso nello scenario internazionale. Da qui, dicono le voci delle ambasciate, sarebbe arrivata la decisione di stuzzicare il leader russo con un colpo di mano militare.
Solo che, da quel che appare, sembra che il passo di Erdogan sia stato più lungo della gamba. La Turchia, continua Ibtimes.com, intrattiene con la Russia importanti rapporti commerciali: 3 milioni di russi visitano la Turchia ogni anno; 90 mila turchi lavorano in Russia; 200.000 turchi vivono sotto il Cremlino. La Russia è il secondo partner commerciale della Turchia, una presenza troppo ingombrante perché l’abbattimento dell’aereo potesse passare inosservato o sembrare il frutto di un malinteso, come vorrebbe adesso Erdogan. Giustificazioni che Putin ha definito «spazzatur» chiamando in causa anche gli Usa, alleati della Turchia in Siria, che conoscevano bene la posizione del velivolo russo sul confine turco.
Il rovescio della medaglia per Putin è sempre di natura commerciale. La Turchia è un esportatore di cibo e prodotti agricoli importante: un miliardo di euro che arrivano in Russia ogni anno, circa il 20% delle importazioni in Russia. Senza contare il cuoio, i tessili, i vestiti: 1,4 miliardi di euro lo scorso anno.
Chantal Cresta