Roberto Settineri: un mafioso tecnologico

Usava skype, un mezzo di comunicazione via internet, per non essere intercettato. Il noto sistema di telefonia via web permetteva a Settineri di gestire gli affari per conto di Cosa nostra s.p.a. in tutta sicurezza

di Sabina Sestu

È stato arrestato con un blitz di polizia e FBI. Era il broker delle cosca mafiosa palermitana “Santa Maria di Gesù”. Roberto Settineri viaggiava tra New York e Miami, dove abitava dal 1998 e luogo in cui aveva aperto il bar “I Soprano” (i più celebri mafiosi televisivi d’America). Era un esperto di informatica e dava consigli ai mafiosi palermitani su download, account e banda larga. E, infatti, i suoi affari con i mafiosi di Palermo non li gestiva con pizzini e telefonini, ma attraverso skype, il sistema blindato di comunicazioni su internet impossibile da intercettare, se non attraverso accordi specifici presi con gli sviluppatori di questo nuovo mezzo telefonico. I discorsi importanti, quelli che realmente gli stavano a cuore e fondamentali per il suo lavoro di broker per la mafia, “andavano fatti in rete”.

Originario di Palermo, vi tornava spesso in viaggio d’affari poiché lì risiedevano i  suoi principali datori di lavoro, Giampaolo e Gioacchino Corso, i nuovi quadri dirigenti della famiglia di “Santa Maria di Gesù”, la più potente del capoluogo siciliano. Giampaolo Corso era un sorvegliato speciale con l’obbligo di soggiorno a Palermo e di rientro a casa entro le 22,30.  Ma nonostante i tanti consigli tecnologici e tutti gli accorgimenti presi da Settineri, è stata proprio una telefonata compiuta da uno dei fratelli Corso, Gioacchino per la precisione, a far scattare la maxi indagine tra New York e Palermo nel 2005 e il conseguente arresto del procacciatore d’affari della mafia.  Il Settineri era l’anello di collegamento tra l’autorevole famiglia Corso siciliana e le famiglie “Gambino” e “Colombo” di New York.

La Direzione Centrale Anticrimine italiana e il Quartier generale dell’FBI sono arrivati, dopo cinque anni di indagine, alla cattura di Settineri attraverso la sottoscrizione del “Progetto Pantheon”. In questi anni sono stati impegnati oltre 200 uomini della polizia di stato e dell’FBI. Dopo anni di indagini, appostamenti e intercettazioni telefoniche, Roberto Settineri è stato colpito, l’11 marzo 2010, da un doppio provvedimento restrittivo, emesso in Italia e negli USA. Sul suolo italiano per associazione mafiosa, su quello americano per reato di riciclaggio di denaro sporco. Tra i maggiori investimenti che il broker consigliava ai suoi “datori di lavoro” italiani, c’erano quelli che riguardavano il settore immobiliare negli Stati Uniti con tentativi di ampliamento degli affari anche in Medio Oriente. Ma gli investimenti riguardavano anche molti altri settori, tra cui la ricerca di finanziamenti pubblici e altre occasioni favorevoli ai boss.

Poteva essere considerato l’ambasciatore di cosa nostra negli Stati Uniti, era sempre gentile e pieno di progetti imprenditoriali. Frequentava la Palermo bene e stringeva rapporti con i notabili della città. È stata perfino intercettata una telefonata con il sindaco di Palermo Diego Cammarata e una con il consigliere provinciale del Pdl Giuseppe Federico. Ma al telefono non parlava mai d’affari, chiacchierava del più e del meno. Se non fosse stato per la “telefonata d’affari” di Gioacchino Corso, molto probabilmente, l’avrebbe fatta franca. Roberto Settineri sapeva che le nuove tecnologie sono il futuro della gestione degli affari della malavita.

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