
Rimborsi falsi: 400 deputati inglesi restituiranno un milione di sterline
Aggiunto da Redazione il 07/02/2010.
Tags della Galleria Esteri, Primo piano
Tags: Barbara Follett, classe politica, crisi economica, David Cameron, deputati inglesi, elezioni politiche, Gordon Brown, governo laburista, Gran Bretagna, Ken Follett, libertà di stampa, londra, Nick Clegg, note spese, parlamentari, parlamento, Paul Kennedy, popolarità, primo piatto, rimborsi, Thomas Legg, westminster
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Più della metà dei deputati inglesi, negli ultimi 4 anni, ha gonfiato le spese e ora deve rimborsare allo Stato 1.3 milioni di sterline
Lo scorso mese di maggio, la pubblicazione, da parte del Daily Telegraph, di alcune note spese gonfiate ha innescato una polemica che ha portato ad uno dei più grandi scandali che abbiano mai investito la classe politica britannica. Gli stipendi dei deputati inglesi sono sempre stati tra i più bassi in Europa e il Parlamento, pur di evitare di votare a favore di un aumento dello stipendio che non avrebbe certo incontrato il favore dell’opinione pubblica, ha messo in piedi un meccanismo di rimborsi con note spese molto dettagliate ma tale da consentire ai politici di attingere dalle casse dello Stato quasi a loro piacimento. La legge sulla libertà di stampa introdotta dal governo laburista nel 1997 obbliga però il Parlamento stesso a pubblicare le note spese dei deputati di Westminster rendendole così di pubblico dominio. L’opinione pubblica si è mostrata a dir poco indignata di fronte a quanto emerso e l’inchiesta, conclusasi il 5 febbraio 2010, ha finito col confermare che molti deputati sono riusciti a farsi rimborsare qualunque tipo di spesa e adesso sono 392 quelli che si trovano a dover restituire 1.3 milioni di sterline allo Stato entro il 22 febbraio, in caso contrario le relative somme verranno trattenute dallo stipendio.
Dall’esame di queste note spese è emerso che i deputati sono riusciti a farsi pagare di tutto un po’: ristrutturazioni edilizie, concimi, tappeti, candelabri, crocchette per cani, casette per anatre e video porno. Colti in fallo anche il Primo Ministro e i leader dei partiti di opposizione. Barbara Follett, sottosegretario laburista e moglie dell’autore di best-seller nonché multimilionario Ken Follett, dovrà rimborsare 42.458 sterline sostenute per spese di sicurezza e telefoniche giudicate troppo elevate. Un terzo dei deputati ha richiesto falsi rimborsi sui mutui per oltre 700 mila sterline, tra questi David Cameron, leader del Partito Conservatore. Il Primo Ministro Gordon Brown dovrà restituire poco più di 13 mila sterline per spese di pulizia e di giardinaggio troppo elevate: condivideva infatti la donna delle pulizie con il fratello, tutto a spese dei contribuenti. Nick Clegg, leader dei socialdemocratici, dovrà rendere 910 sterline per spese di giardinaggio. Alcuni parlamentari hanno presentato dei ricorsi all’ex giudice sir Paul Kennedy, che finora ne ha accolti 44, andando così a ridurre il risarcimento dovuto allo Stato.
L’opinione pubblica si è schierata contro i politici, considerati dei privilegiati che vivono alle spalle dei contribuenti costretti a tirare la cinghia a causa della crisi economica, e poco importa, quindi, che l’inchiesta sia costata tanto quanto il denaro tolto irregolarmente, con rimborsi spese gonfiati, alle casse dello Stato. La scorsa estate le dimissioni di alcuni deputati e ministri dopo lo scoppio dello scandalo hanno portato Gordon Brown ad ordinare l’inchiesta, ritenuta un valido strumento per migliorare il sistema politico e ripristinare la fiducia dell’elettorato. Lo scandalo, che ha inizialmente travolto membri del partito al Governo, ha finito per riversarsi anche sull’opposizione. Nessuna corrente politica si è infatti rivelata estranea alla condannabile pratica delle irregolarità nei rimborsi e così la vicenda ha finito per perdere una qualunque valenza politica in vista delle prossime elezioni politiche che avranno luogo entro il giugno 2010. L’utilità di questa inchiesta può dunque essere considerata per il fatto di aver eliminato regole vaghe e poco chiare, facili da violare, l’aver corretto un meccanismo sbagliato e poco trasparente. Il Palamento che uscirà dalle prossime elezioni avrà regole più severe e precise. C’è da augurarsi che sia veramente così, almeno in Gran Bretagna.