Riforma della giustizia: tutti i problemi del Governo Renzi

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Ennesima polemica fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. I pentastellati, come è noto, ieri hanno disertato l’incontro con il ministro Orlando sulla riforma della giustizia. Come al solito, non si analizza il merito della questione, cioè i provvedimenti da prendere, ma i battibecchi fra partiti vari.

LEVATE ORLANDO - Sulla riforma della giustizia la prima cosa che non va è il ministro Orlando stesso. Per fare una riforma della giustizia seria bisognerebbe avere un ministero perlomeno competente, che sa di cosa parla. Orlando invece è uno che della giustizia non sa niente. La laurea in giurisprudenza se la può sognare la notte. Il titolo di studio di Orlando è la maturità scientifica. Sia chiaro, non è l’unico ministro che ha questo problema. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non è laureata in medicina. Ha ottenuto la maturità classica e li si è fermata. Non che ci sia niente di male, ma magari per fare il ministro è un po’ poco.

PROBLEMA B - Detto questo, c’è – come sostengono i 5 stelle – un problema sulla giustizia che riguarda il dialogo del Pd con Forza Italia? Sì. Lo diceva a suo tempo Indro Montanelli che a proposito della «inanità o, per meglio dire, l’impossibilità di affrontare (…) la riforma (…) della giustizia (…) finché su questa strada ci sarà, a sbarrarla, un macigno come il caso Berlusconi» diceva: «In qualsiasi senso ci si muova, qualunque misura si proponga, essa solleverà nella pubblica coscienza questa domanda: “È una misura per favorire o per danneggiare il Cavaliere?”. E sarà di nuovo lo stallo. Come si possa sfuggirle, non lo so. So soltanto che, fin quando non se ne troverà la scappatoia, la riforma della giustizia rimarrà nel cassetto dei sogni». Montanelli era fin troppo ottimista. Il problema non è solo di Berlusconi ma anche altri. Il Pd dialoga sulla giustizia con il Nuovo Centrodestra – quello di Scopelliti condannato in primo grado per i reati di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico – e Forza Italia, che non è solo il frodatore fiscale Berlusconi, ma anche Raffaele Fitto condannato in primo grado per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. E anche il Pd non è messo benissimo. Alle recenti elezioni europee ha fatto eleggere Renato Soru, indagato per falso in bilancio, aggiotaggio e imputato per un’evasione fiscale; e Nicola Caputo indagato per truffa e peculato.

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COSA FARE - Il problema principale, però, è che nessuno ha proposto i provvedimenti di cui avrebbe veramente bisogno la giustizia italiana. Per esempio la depenalizzazione dei reati minori, come quelli legati al consumo delle cosiddette droghe leggere. Come ha rivelato un rapporto del Consiglio d’Europa diffuso il 29 aprile scorso, quasi il 39% per reati commessi dalla popolazione carceraria italiana sono connessi agli stupefacenti. Con una depenalizzazione mirata ed intelligente, quindi, si comincerebbe a risolvere il gravissimo problema del sovraffollamento nelle carceri. come ricorda il Consigliere della II Sezione Penale presso la Corte di Cassazione Piercamillo Davigo: «In appello, se ricorre l’imputato, il sistema italiano prevede il divieto di aumentare la pena. In Francia non c’è infatti solo il 40 per cento delle sentenze di condanna a pena da eseguire vengono appellate. In Italia tutte». Basterebbe abrogare questa norma, cioè l’art. 597 comma tre del codice di procedura penale, per ridimensionare in maniera sostanziale il numero dei processi e quindi avere una giustizia più veloce.

Giacomo Cangi

@GiacomoCangi

foto: marcodimaio.info

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