Renzo Bossi: ‘Il Tricolore? Roba di cinquant’anni fa’

Fresco di elezione al consiglio regionale della Lombardia, Renzo Bossi, la pluriripetente “trota” di papà Umberto, fa una sintesi della sua lungimirante visione politica (e storica) in un’intervista al settimanale “Vanity Fair”

di Pietro Paciello

Renzo "trota" Bossi

Dopo una lunga gavetta, dapprima come membro di un osservatorio dell’Expo 2012 che si terrà a Milano (per la misera somma di 12.000 Euro mensili) e poi come portaborse dell’europarlamentare leghista Francesco Speroni, Renzo Bossi, a soli 22 anni, ha fatto il salto di qualità: elezione, con 13.000 voti, al consiglio regionale della Lombardia.

Chissà se Formigoni, colpito dal curriculum di studi del ragazzo, talmente assetato di conoscenza al punto da essere stato bocciato per tre volte all’esame di maturità, ha in mente di assegnargli l’assessorato alla cultura (o, nella peggiore delle ipotesi, la delega al CEPU).

Intervistato dal settimanale patinato “Vanity Fair”, il neoeletto consigliere ha destato “scalpore” per aver dichiarato: ”Al mondiale non tiferò Italia“. Il coro di commenti indignati che va da Gigi Riva (“Affermazione stupida e grave”) a Walter Veltroni (“Si fa sempre il tifo per la nazionale del proprio Paese”) pare francamente eccessivo: cosa ci si aspettava che avrebbe detto il team manager della gloriosa Nazionale di Calcio della Padania, vincitrice, nel 2008 e nel 2009, della VIVA World Cup (il torneo riservato alle nazionali calcistiche non riconosciute dalla FIFA)? Successi peraltro ottenuti solo grazie a lui, che ha saputo rivalutare calciatori padani in andropausa, come Ganz e Piovani,  capaci però di sconfiggere squadre agguerrite come l’Occitania  e l’isola di Gozo.

Lo stesso dicasi in merito a quest’altra amenità elaborata da quel suo testone riccioluto: “Bisogna intendersi su che cosa significa essere italiano. Il tricolore, per me, identifica un sentimento di cinquant’anni fa” (peccato che invece la bandiera italiana derivi da quella della Repubblica Cispadana, sorta nel 1797). E’ stato fin troppo urbano, se si considera che papà Umberto col tricolore ci si pulisce il culo.

Alfonso Signorini

Ma tant’è: dai microfoni dell’Alfonso Signorini Show su Radio Montecarlo, il “trota” è costretto a correggere il tiro: “Non ho mai detto che al Mondiale non tiferò Italia. Dico semplicemente che il calcio non è mai stata la mia priorità. Tiferò sicuramente Italia, ma non sarò attaccato alla televisione a guardare le partite”. E sull’amor di patria: “Ho solo detto che oggi la nostra idea è quella di cambiare il Paese modificandolo in senso federale seguendo il progetto della Lega. I giornalisti, si sa, esasperano spesso il senso di certe dichiarazioni”.

Sarà, ma i giornalisti “certe dichirazioni” le registrano: la direzione di Vanity Fair ha infatti messo a disposizione, sul suo sito www.style.it, l’audio di parte dell’intervista.

Se non altro il buon Renzo non ha avuto bisogno di rettificare le altre dichiarazioni rilasciate nell’intervista, come quelle che delineano il suo stile e la sua filosofia di vita (“Dormo poco”, “Bevo Coca-Cola”, “Penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga“), la sua concezione geopolitica dell’Italia (“Non sono mai sceso a Sud di Roma“, “L’Italia è stata fatta al contrario”), del razzismo (“Rimbalza il clandestino non è un videogame razzista. Non l’ho inventato io. C’è la cartina dell’Italia e, quando arriva una barca di clandestini, cliccando compare una rete che la respinge. Non spari mica”).

E se gli rinfaccia il suo status di ”ignorante pluribocciato” e raccomandato, Bossino insorge raccontando che il suo esame di maturità (quale dei tre sostenuti?) era viziato in quanto c’era “lo zampino della politica” (sic!); riguardo alla candidatura alle regionali precisa: “Papà aveva paura, visto il clima politico, che mi facessero a pezzi poi mi ha detto, ok prova”. Che temerario!

Roberto Castelli

Aveva ragione Roberto Castelli quando dichiarò: “Renzo Bossi è espressione del territorio. Il suo è un atto di coraggio perché presentarsi a poco più di 20 anni di fronte agli elettori è difficile e io mi tolgo il cappello”.

E anche noi, caro Renzo, di fronte a cotanto coraggio, non possiamo far altro che scappellarci.

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2 Risponde a Renzo Bossi: ‘Il Tricolore? Roba di cinquant’anni fa’

  1. avatar
    Chiara 23/04/2010 a 17:59

    L’elezione di cotanta intelligenza è un puro insulto – tra i tanti – a chi ha studiato una vita per tentare di farsi strada con l’umiltà, la cultura, la competenza… comunque, articolo straordinario

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  2. avatar
    Pietro Pacielo 23/04/2010 a 18:59

    Cara Chiara,

    il lato comico della cosa è che l’elezione asinino-somaresca del “trota” è espressione di quella cultura nepotista che la Lega delle origini combatteva come prodotto di “Roma ladrona”.

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