Renzi in Sicilia testimonia la pericolosità della classe politica

La distruzione del viadotto pericolante (i.ytimg.com)

La distruzione del viadotto pericolante (i.ytimg.com)

Palermo – Oggi alle 16:30 il Presidente del consiglio Matteo Renzi, il ministro delle infrastrutture Graziano Del Rio, accompagnati dal Presidente di Anas Gianni Vittorio Armani inaugureranno, al netto di intoppi, uno dei due viadotti chiusi da 1 anno a causa del cedimento di un pilone del viadotto in direzione Catania e dell’accasciamento dell’uno sopra l’altro a causa di una frana. Oggi sul viadotto Himera, tra Enna e Palermo, si svolgerà l’ennesima prova di teatrino all’italiana pronto a mascherare le inefficienze e in generale la completa inadeguatezza di chi dirige il Paese.

IL CEDIMENTO E L’INEFFICIENZA - Bisogna analizzare i fatti per comprendere come nessuno, né in Sicilia né a Roma, abbia pagato per responsabilità alcuna di un disfacimento di un’autostrada che collega non solo Palermo a Catania, rispettivamente la prima e la seconda città Siciliana per abitanti, ma anche centri montani e città come Enna e Caltanissetta: uno snodo fondamentale per un’isola da 5 milioni di abitanti. Il ponte è crollato per una frana lenta e nota da anni, esattamente dal 2005. Questa tesi venne sostenuta e provata un anno fa da Erasmo D’angelis, coordinatore della Struttura di Missione governativa contro il dissesto idrogeologico, che citò anche fondi stanziati ma non spesi. La colpa non era dell’Anas perché non si occupa del terreno circostante e non era della governo siciliano in quanto Rosario Crocetta sostenne che nessun dossier era stato presentato sul tavolo del governo dal suo insediamento.

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi (www.ilribelle.com)

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi (www.ilribelle.com)

I LAVORI A RILENTO - Insomma la colpa è stata di nessuno, un po’ quello che accade quando la colpa è generalizzata. La Protezione Civile Siciliana dichiarò addirittura che “è stata colpa degli eventi meteo avversi e delle precipitazioni continue tra il 17 febbraio e il 9 marzo”. Andando oltre, ci si sarebbe aspettata un’indagine della magistratura su queste o sulle precedenti amministrazioni negligenti ma niente; solo Confindustria Palermo dichiarò una guerra a parole il cui ardore oggi sembra sfocato. Da quel momento, un anno fa, ci sono voluti sette mesi per aprire una bretella di pochi km e otto per demolire il viadotto danneggiato.

LA GAFFE FINALE DEL PREMIER –   Ad un anno di distanza il Presidente del Consiglio italiano, mai occupatosi direttamente della vicenda come se la Sicilia non fosse in Italia, viene ad inaugurare quella che ha definito “la riapertura di una delle arterie a quattro corsie chiuse dopo i crolli degli scorsi mesi”, senza che l’Anas sapesse di che strada il premier stesse parlando. Insomma, un capolavoro italiano nei modi e nei tempi, visto che si inaugura una parte di un viadotto che non è stato intaccato dall’evento e che quindi c’è sempre stato. Chi passa da quelle zone in direzione Catania, noterà anche che nessun faro è stato spento da un anno. I costi energetici, di tempo ed economici per imprese e cittadini non sono mai stati calcolati. Dovremmo iniziare a farlo e a delineare dei responsabili per il rimborso invece di fare inutili scene di propaganda su quella che è di fatto una vergogna.

Domenico Pellitteri

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