
RECENSIONE Moonrise Kingdom. La prima fiamma secondo Wes Anderson
La recensione del film di Wes Anderson, Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore
Wes Anderson alle prese con la tenerezza del primo amore nel suo ultimo lavoro, Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore, centra ancora una volta l’obiettivo con un’opera riuscita, carica di dolcezza e malinconia. Caratterizzato dalle tematiche e dal personalissimo stile di regia già presenti nei suoi precedenti film che lo hanno reso ormai un’icona, Anderson non nasconde, in questa fuga d’amore di due ragazzini, un ineluttabile bisogno di tenerezza, l’autentico desiderio di comunicare l’esistenza di un mondo eccessivo, lontano dai canoni prestabiliti ma reale. Le sue precedenti prove, da Rushmore a I Tenenbaum, da Le avventure acquatiche di Steve Zissou a Il treno per il Darjeeling lo hanno consacrato come unico regista dei giorni nostri capace di emozionare con raffinatezza e stravaganza, calore e purezza.
E mai come in quest’ultima opera si assiste ad una netta separazione tra i “grandi”, disorientati, insicuri, artefici e vittime loro stessi di un sistema che nega ed elimina qualsiasi tipo di anticonformismo, e i bambini e gli adolescenti, gli unici capaci di conservare un candore, i soli a salvaguardare la dolcezza, il coraggio e lo spirito d’avventura. Moonrise Kingdom è la storia di Suzy e Sam, due ragazzini di tredici anni che nell’estate del 1965, su un’isola del New England, progettano una fuga d’amore per i boschi con tanto di provviste e libri, tenda e gatto. Sam, solitario e schernito dai compagni scout ma ingegnoso e coraggioso, dopo essere scappato dal campeggio, raggiunge Suzy che nel frattempo lascia due genitori, annoiati e tristi, e tre fratellini piccoli ma già grandi appassionati di musica. Proprio i genitori insieme allo sceriffo dell’isola, il capo scout e tutti i compagni di Sam, inizieranno un’interminabile scorribanda alla ricerca dei due.
Una visione superficiale della pellicola emozionerebbe ugualmente per un’estetica unica: i movimenti della camera, le immagini, la fotografia, il montaggio, la scelta dei colori si confermano pane per i denti del regista che regala dei quadri e dei momenti di straordinaria bellezza visiva. La perfezione delle inquadrature, la scelta anche qui come nei precedenti lavori di una colonna sonora che è un altro tassello fondamentale del film, oltre che ulteriore protagonista, insieme all’ironia tagliente ad accarezzare le sinapsi, la dolcezza del primo amore ad accarezzare il cuore e lo splendido iperrealismo dei sentimenti, la rendono un’opera che è una fenomenale esperienza sensoriale. Ma quello che più colpisce ed emoziona della pellicola è il forte grido di libertà che lancia, la grazia e l’incisività del racconto sull’inizio dell’adolescenza, non privo di una violenza audace, e l’aura incantata che la avvolge. Il cast di stelle recita in maniera impeccabile: Bill Murray, Francis McDormand, Bruce Willis, qui nei panni dello sceriffo salvatore, Edward Norton sono perfetti, e proprio Norton con il suo capo scout insicuro e spaesato, ci regala una macchietta imperdibile. Per non parlare delle eccezionali interpretazioni in piccoli ruoli lasciati ad Harvey Keitel, Jason Schwartzman e Tilda Swinton.
Una fuga, quella del titolo italiano, che porta a una spiaggia senza nome, dove Sam e Suzy scoprono il primo amore con un bacio e poche parole, ballando e leggendo libri, in quello che rimarrà per loro il momento in cui tutto ha avuto inizio, l’immagine incancellabile e intatta da portare con sè per un una vita intera, in uno probabilmente dei momenti più emozionanti del film. Che parte e termina con la composizione musicale The Young Person’s Guide to the Orchestra di Benjamin Britten – un classico per l’educazione musicale dei bambini – nella quale vengono spiegati i diversi strumenti che compongono l’orchestra e dove l’ensemble si unisce infine per eseguire una fuga. Una bellezza che può essere raggiunta solo se tutti gli strumenti vengono suonati in maniera armonica e nel migliore dei modi, vera e propria metafora della fuga dei due ragazzi, fino a creare quella coralità che, ci dice il regista, è quella che dovrebbe avvolgere le nostre vite, qui quelle di Suzy e Sam e anche quelle di tutti i personaggi che girano attorno ai due piccoli innamorati. Un film affascinante, emozionante, l’ultima prova di un regista bambino che ci ricorda l’importanza dei sentimenti, della ribellione, della ricerca della libertà e il piacere dell’avventura.
Gian Piero Bruno
@GianFou
l’amore adolescenziale(pre-adolescenziale) c’è, esiste, è sensuale,a volte anche erotico, nei nostri ricordi.
ma ci sono troppe cosce e sguardi un po’ indiscreti(troppo forse)della telecamera. non so da una parte lo giustifico dicendo appunto che sono cose che abbiamo passato tutti, dall’altra devo dire che mi ha un po’ urtato. Probabilmente perchè il film perde la sua innocenza quando mette così tanto a confronto, rendendoli fin troppo convergenti, il tema dell’infanzia e del mondo adulto.
Certo è che il pubblico pedofilo apprezzerà questo film.