Recensione – L’ultima ruota del carro, tante ambizioni per un film inconcludente

La locandina del film "L'ultima ruota del carro" (comingsoon.it)

La locandina del film “L’ultima ruota del carro” (comingsoon.it)

Durante la proiezione del film di Giovanni Veronesi, inserito nella sezione Fuori Concorso e scelto per aprire l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, viene più volte da chiedersi quale direzione abbia voluto prendere il regista. L’ultima ruota del carro non è una vera e propria commedia corale, ma aspira a esserlo; ambisce senz’altro a rappresentare un affresco degli ultimi quarant’anni di storia dell’Italia ma non ci riesce, come se bastasse riportare alcuni eventi clou (dall’attentato a Moro ai primi manifesti elettorali di Berlusconi, passando per la vittoria ai mondiali di calcio del 1982) per fare un racconto originale sul nostro Paese. Il risultato è una pellicola velleitaria che vorrebbe spiccare il volo, ma ha quale unico elemento davvero buono e degno di nota l’interpretazione di Elio Germano, attore che, oltre a possedere la dote della poliedricità, recita col cuore e sa riempire di contenuto i personaggi che gli vengono assegnati.

Da tappezziere a cuoco di mensa scolastica, da traslocatore di opere d’arte a presunto partner di una società truffaldina coinvolta in Tangentopoli, Ernesto (Elio Germano) nasce e vive da “ultima ruota del carro”, come gli ripeteva incessantemente il padre, riciclandosi di continuo ma mantenendosi fedele ai propri valori. E’ il mito dell’uomo probo e onesto, lavoratore responsabile, non dotato di genialità o di un guizzo creativo tale da elevarlo sopra la massa. E’ l’uomo “stupido ma fortunato”, come gli urla contro il suo amico, “il toscano” (Ubaldo Pantani), quello che si continua ingenuamente a fidare dell’altro grande amico di sempre Giacinto (Ricky Memphis), emblema dell’italiano medio che, dietro un’apparente frenesia di idee e progetti, nasconde una coscienza mediocre e l’appiattimento culturale che dilaga sempre più nel nostro Paese.

Alessandra Mastronardi ed Elio Germano in una scena di "L'ultima ruota del carro" (cinema.nanopress.it)

Alessandra Mastronardi ed Elio Germano in una scena di “L’ultima ruota del carro” (cinema.nanopress.it)

Oltre a Giacinto, ad affiancare Ernesto nel suo percorso di vita semplice, ci sono l’ingenua moglie Angelina (Alessandra Mastronardi, troppo bloccata per un ruolo che avrebbe richiesto più talento espressivo ed emotività) e il pittore, interpretato da Alessandro Haber, che diviene per lui un maestro di vita, un supplente di quel padre che l’aveva sempre umiliato e rifiutato.

L’idea del protagonista che, pur impegnandosi al massimo in base alle proprie capacità e comportandosi secondo un codice etico impeccabile, si trova a sbattere contro un destino già scritto in cui ha il ruolo di “ultimo” nella società ma primo uomo felice nel suo piccolo microcosmo, viene sviluppata in modo troppo scontato e artefatto. Peraltro, essendo il film tratto dalla storia di un amico del regista, il che è assolutamente verosimile perché realistica è in sé la trama della vita di Ernesto, sarebbe servito molto più spessore nella sceneggiatura e nella costruzione dei personaggi. Sembra ci sia un’ispirazione o un’influenza di quel genere cinematografico che in Italia viene fatto principalmente da Virzì e Luchetti, ma manca del tutto la loro sensibilità e la profondità di indagine socio-culturale che li contraddistingue.

(Foto: cinema.nanopress.it / comingsoon.it / cultura.panorama.it)

Giulio Luciani

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Una risposta a Recensione – L’ultima ruota del carro, tante ambizioni per un film inconcludente

  1. avatar
    sara 11/11/2013 a 14:00

    invece secondo me ha fatto bene Veronesi a descrivere la storia di una persona semplice..ho conosciuto il simpatico Ernesto(quello vero)avevo 20 anni erano gli anni del pentapartito e di Craxi,lavoravo in una botique del centro..la titolare doveva spostare un intero atelier merci e mobilia da 1000 metri quadri da una via ad un altra adiacente e mi disse pensaci tu..avevo il suo biglietto da visita e lo chiamai..venne col giovane figlio e in un giorno fecero una sgropponata come si dice a Roma..ma lo feci pagare bene dalla signora:)Chiudo parentesi e dico:che male c’è a raccontare la storia delle persone che”non” ce l hanno fatta nel senso anche ironico della cosa..a quel tempo c’era il PSI e la sottoscritta ogni mattina inforcava un vecchio benelli e dall’estrema periferia si catapultava in quel del centro..e li nani ballerine sembrava dysneland..ora voi immaginate una giovane ragazze dalla periferia a quel contesto ,mi si scusi un filo di modestia ma io ero davvero BELLA…una barbie..che non aveva studiato era cresciuta in borgata e ora vedeva i ricchi ..pensate che non mi abbiano corteggiata?invece si tanto…i politici specialmente..mazzi di fiori in negozio inviti mandati dai Filippini per feste gite in barca ..mi sarebbe bastato allungare una mia affusolata manina e prendere prendere prendere..invece lavoravo e sgobbavo anche 10 ore e la sera tornavo a casa mia ..sarebbe bastato poco a farsi ammaliare da quel mondo falsamente scintillante(la collega bruttina mi diceva:avessi io quel fisico)..era facile gli elementi c’erano tutti ma a me non accadde,non fece presa su di me sapete perchè?(oggi ne 45 di anni e sono ancora precaria..ma ho sempre lavorato e mi sono anche pagata una casa con i sacrifici)perchè la famiglia mi ha trasmesso dei valori..di eguaglianza tra gli uomini e a non dare peso a qualcuno dal denaro o dal potere di cui dispone..e anche negli anni a venire.. ..ho seguitato a non accettare compromessi e scaduto il mio contratto da ausiliaria ospedaliera a non andare a letto col sindacalista per passare a tempo indeterminato come fecero le colleghe “furbe” successivamente. Oggi si parla di malcostume femminile come di un qualcosa di inalienabile..dell’arrivismo della sete di danaro,delle vergini che si offrono al drago in nome del potere ..ma c era anche prima ve lo giuro che allora come oggi: “C’E’ CHI DICE NO” e insegna a dirlo anche a suoi figli sono fiera e orgogliosa di me stessa anche se la vita è stata piu difficile e soototono rispetto a qulla di qualche cortigiana piu scaltra..sempre con i soldi contati,ma sono felice della mia vita ho anche l’amore..proprio come Ernesto:)Spero di reincontrarlo..andrò al cine a vederlo.

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