
Rapporto Fao: una persona su otto al mondo soffre la fame
Roma – Negli ultimi vent’anni si è potuto assistere a un calo progressivo della percentuale di persone che nel mondo soffrono la fame. Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, la situazione continua a essere preoccupante non solo nei Paesi sottosviluppati, ma anche in quelli considerati sviluppati.
Il dato è stato reso noto dal rapporto The State of Food Insecurity in the World 2012 realizzato dall’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao) con le altre due agenzie dell’Onu, ossia il Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo e il Programma alimentare mondiale.
Allo stato attuale, come emerge dal rapporto Fao, sono quasi 870 milioni le persone che tra il 2010 e il 2012 hanno sofferto di malnutrizione a livello cronico. La maggior parte – 852 milioni – si trova nei Paesi meno sviluppati: circa il 15% della popolazione mondiale. I sedici milioni restanti si trovano invece nei Paesi sviluppati.
Dati che sono confermati anche da Josè Graziano da Silva, direttore generale della Fao. «Abbiamo una riduzione delle persone che soffrono la fame che è molto importante – ha sottolineato Da Silva -. Ci sono almeno 132 milioni di persone in meno negli ultimi vent’anni. Ma abbiamo ancora oltre 870 milioni di persone affamate, ovvero una persona ogni otto soffre di malnutrizione cronica. Questo non è accettabile. Dobbiamo lavorare di più su questo fattore, e vogliamo impegnarci nel campo dell’educazione alimentare nel mondo intero». L’obiettivo finale è infatti quello di arrivare a un dimezzamento delle persone che soffrono la fame entro il 2015. «È venuto il momento di guardare avanti – ha proseguito De Silva – l’obiettivo zero del Millennium Development Goal può essere perseguito. Dobbiamo spingerci laddove possibile: la Fao lavorerà con le agenzie consorelle per raggiungere questo obiettivo».
La forte crisi economica mondiale di questi ultimi anni ha aggravato le condizioni delle fasce più povere della popolazione. E se nel continente asiatico il numero degli affamati si è ridotto, così come in Perù, Brasile e Thailandia, in Africa si è assistito per contro alla tendenza opposta. Nella parte settentrionale del continente africano si è passati da 22 a 41 milioni di affamati, un dato allarmante.
I più colpiti sono sempre i minori. La malnutrizione e l’assenza totale di cibo coinvolge in particolare i bambini della Somalia, Mali, Sudan e Sierra Leone. Bambini che spesso sono sottopeso, ma la mancanza di cibo porta anche alla morte, tanto da essere la causa ogni anno di 6,9 milioni di decessi. È questo il dato sconcertante diffuso da Save the Children.
E se da un lato nel mondo si continua a morire di fame, si assiste per contro anche allo spreco di cibo. Ogni anno secondo le stime della Fao, la quantità di alimenti che finisce nella spazzatura è di circa 1,3 miliardi di tonnellate ogni anno. E anche il Belpaese non ne è escluso: dalle stime emerge che solo nel 2010 sono stati gettati alimenti per oltre 11 miliardi di euro. Senza contare poi la crescita dei casi di obesità e sovrappeso.
Per cambiare la situazione e fornire un aiuto concreto alle popolazioni è d’obbligo un intervento nel settore dell’agricoltura, poiché questa è la principale attività svolta nei Paese sottosviluppati. Si sente la necessità di coinvolgere in quest’opera di miglioramento, le donne e i contadini, facendo in modo che il cibo non solo arrivi a tutti, ma si consumi anche in maniera adeguata. Non è solo quindi un problema di quantità, ma anche e soprattutto di qualità.
Angela Piras
Foto: fao.org; lapagina.ch; gdp.ch