
Questa settimana nei negozi di dischi
Stavamo quasi per azzannarlo e invece ci tocca aspettare ancora un po’. Dopo aver regalato all’Inghilterra intera il brano Survival in qualità di inno per le Olimpiadi di Londra 2012 (in realtà non molto appropriato, a detta stessa dei membri compositori, in quanto di arrangiamento affrettato in seguito ad una chiamata non sufficientemente preventiva), gli ormai mitici, epici e pluripremiati Muse stanno per dare alle stampe il loro attesissimo sesto album in studio, ovvero The 2nd law. Non più settembre ma ottobre è il mese decisivo per l’arrivo sugli scaffali anche italiani di quello che si presta ad essere, a quanto pare, qualcosa di radicalmente differente dalle produzioni precedenti, nella sostanza specificamente dedito a raccogliere influenze di vario stampo: largo, dunque, ad ormai consolidate aperture sinfoniche (derivanti dalle istrioniche reminiscenze da conservatorio del leader Matthew Bellamy), riff in puro stile retroattivo e (novità delle novità) incursioni elettroniche di matrice dubstep (si veda anche soltanto il secondo dei due brani diffusi sulla rete, ovvero The 2nd law: unsostainable, di per sé già abbastanza epocale). Come per ogni uscita discografica del celeberrimo trio di Teignmouth, ahinoi, non è dato avere più di qualche scarna anticipazione ma, rimembrando esperienze precedenti, si potrebbe pensare che il fattore elettronica non è, molto probabilmente, da prendere in considerazione su larga scala in qualità di soluzione portante per l’intero album. Attendiamo con ansia.
Come attendono con ansia soprattutto i più accaniti fan dei Green Day l’approdo in terra italica di più di una pubblicazione a nome di Billy Joe Armstrong e soci. ¡Uno!, ¡Dos! e ¡Tré!, infatti, sono i ben tre dischi che la band di Berkeley sta per far uscire in rapida successione con l’intento, appunto, di approntare una trilogia completa che, non contenti, sarà accompagnata, successivamente, anche da un imminente film documentario. Le date di uscita dei tre lavori sono, rispettivamente, il 25 settembre 2012, il 13 novembre 2012 e il 15 gennaio 2013. Fan di tutto il mondo, insomma, cominciate a mettere da parte i soldi perché l’impresa non sarà facile. E se siete anche collezionisti, allora per voi non v’è alcuna via di scampo: è in arrivo, infatti, anche un gran bel cofanetto, The studio albums 1990 – 2009, contenente praticamente tutta la discografia dei suddetti punkers. Gioiello per i feticisti della band, sì, ma anche un ottimo spunto per chi ancora non vi si è accostato. Da non sottovalutare.
E guai a chi, in verità, sottovaluta l’intramontabile estro artistico del signor David Byrne, già leggendario leader degli storici Talking Heads nonché abile condivisore di idee e spunti creativi con personalità terze ed altrettanto geniali. Fu il caso, nel lontano 1981, del duo formato dallo stesso Byrne con nientemeno che Brian Eno per la produzione di uno degli album più seminali dell’intera storia della musica, ovvero quell’epocale My life in the bush of ghosts che ancora oggi è oggetto di mille discussioni stilistiche. Tale collaborazione si è ripetuta nel 2008, stavolta con un disco ben più “normale” in prospettiva compositiva. È stata, però, anche la volta, nel ben più recente 2010, della poco apprezzata condivisione di intenti con Fatboy Slim per Here lies love, dal quale, in sostanza, deriva la conoscenza tra lo stesso Byrne e Annie Erin Clark, alias St. Vincent, reciproca interazione che ha portato a questo nuovo e notevolissimo Love this giant, coacervo di spunti jazz fiatistici e precise incursioni elettroniche ben domate dalla soave voce della Clark che meglio si destreggia in andirivieni melodici con un Byrne sostanzialmente ritrovato sia a tavolino che accanto ad amplificatori e mixer. Potenzialmente imperdibile.
Tornando coi piedi in casa nostra, infine, non si può non accorgersi del fervore che continuano a inoculare alle viscere dei più rockettari i tellurici Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, meglio noti come Bud Spencer Blues Explosion, di ritorno tra gli scaffali dei negozi stavolta con un dvd, ovvero Do it yourself – Nel giorno del signore, registrazione live di una session, però, effettuata in studio, comprendente sia un set elettrico (sette brani) che acustico (4 brani). Unica pecca che, però, può divenire una chicca: il dvd è acquistabile esclusivamente ai concerti della band, motivo in più per andare a toccare con mano e stomaco l’energia che sprigiona un palco scarno di strumenti ma ben pieno di watt fino all’orlo.
Buon ascolto.
Stefano Gallone