Questa settimana al cinema

Tra l’andirivieni di generi appioppati alle sale cinematografiche italiane, sarà, questa, una settimana lieta per i fan degli eccessi di metacinema di marchio Tarantino – Rodriguez. Proprio di questi ultimi abbiamo largamente parlato in un articolo apparso diverso tempo fa. Non stiamo, quindi, qui a ripeterci. Ci limitiamo solo ad informarvi che questo tanto osannato e atteso Machete, ad opera dello sciacallo in cellulosa Robert Rodriguez (con Danny Trejo, Steven Seagal, Michelle Rodriguez), è approdato finalmente anche nelle sale italiane. Sta a voi scegliere se andarlo a vedere, come sta più a voi che ad altri esperti del settore giudicare se valga o meno la pena continuare a mettere soldi in mano a gente di questa levatura. Ad ogni modo, questa la trama: il buon Machete è un agente federale creduto morto per via di un violento scontro a fuoco con la banda del pericolosissimo boss Torrez. Ma Machete è vivo e vegeto. Rifugiato in Texas, viene coinvolto in un attentato ad un senatore iperrazzista. Scoprirà, quindi, di essere stato incastrato nel mezzo di un terribile complotto che lo vuole come capro espiatorio. Ma la giovane Sartana Rivera, giovane e seducente ufficiale della squadra anti immigrazione, sembra aver capito tutto e non esita a schierarsi al suo fianco nella terribile vendetta. Fate voi.

Sempre restando in tema di tanta azione ma poco cervello, piomba nelle sale anche l’ennesimo capitolo della saga Fast and furious. Con questo siamo a 5. Basato su una sorta di spirito fraterno tipico da rimpatriata fra vecchi amici, la regia fantasmagorica di Justin Lin fa di Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson e soci una sottospecie di quasi definitiva associazione a delinquere da circo equestre ipermeccanizzato. Dopo aver attaccato un bus di detenuti per fare in modo che Dominic Toretto possa sfuggire alla prigione, Mia Toretto e l’ex agente Brian ‘O Conner si rifugiano in Brasile dove, durante una spettacolare rapina ad un treno, ritrovano Dominic e scoprono che il mandante del furto è un ricco affarista corrotto di Rio De Janeiro, Hernan Reyes, desideroso di recuperare un chip nascosto nell’autoradio di una macchina rubata. Questo chip sembrerebbe contenere tutte le tracce dei suoi illeciti da centinaia di milioni di dollari. Dominic e Brian, allora, decidono di usare le informazioni del chip per ricattare Reyes e il suo portafogli. Ma per farlo, devono assolutamente formare una nuova squadra. Fate voi bis.

Se invece avete desiderio di lasciarvi andare a qualche buona storia dai risvolti eticamente riflessivi, le proposte, per fortuna, sembrano proprio non mancare. Meglio ancora se si considera il fatto che si tratta di prodotti nostrani. A cominciare da La misura del confine per la regia di Andrea Papini (con Paolo Bonanni, Lorenzo Degl’Innocenti, Giovanni Guardiano): una sorta di giallo investigativo con sfumature critiche nei confronti della realtà odierna per tramite di una narrazione che vuole come protagonisti due gruppi di topografi professionisti impegnati nel tentativo di recuperare l’identità di un corpo mummificato ritrovato in cima al Monte Rosa. Nessuno, però, ha ancora stabilito se il luogo in cui è stato ritrovato il corpo faccia parte del territorio italiano o di quello svizzero. Così, gli esperti partono alla ricerca del soggetto ma il maltempo li separa. Dopo aver dichiarato che il corpo è italiano, si riuniscono tutti per festeggiare il buon esito del lavoro ma, tra un discorso e l’altro relativamente ad amori passati ed affetti presenti, si accorgono di avere a che fare con un delitto misterioso.

L’altro esempio di ottima riproduzione artistica di tematiche difficili, a tratti scottanti e quasi certamente corrosive per i continui tentativi di benessere forzato a cui la nostra società è sottoposta da sempre, quasi come una cavie da laboratorio, si chiama Massimo Coppola, da alcuni conosciuto soprattutto grazie al suo ottimo lavoro per la trasmissione televisiva di Mtv Avere vent’anni, interessantissimo ed importante spaccato sociale sulle nuove generazioni e le relative abitudini, inquietudini e, soprattutto, paure. A questa prima prova dietro la macchina da presa per il grande schermo, Hai paura del buio (con Alexandra Pirici, Erica Fontana, Antonella Attili), Coppola non si tira indietro nel porre lo spettatore di fronte alla storia di due ragazze, Eva e Anna, desiderose l’una (rumena appena licenziata da una fabbrica) di lasciarsi alle spalle tutto per vendere i suoi oggetti personali e, con il ricavato, partire da Bucarest alla volta dell’Italia, in particolare per raggiungere la sede Fiat di Melfi, e l’altra già impiegata proprio in questo stabilimento, con madre e nonna inferme e padre disoccupato. Incontratesi per caso, Anna e la sua famiglia accolgono Eva anche perché la ragazza è disposta a fare da badante alla nonna. Ma non è un caso se Eva ha scelto proprio Melfi come meta. È proprio qui, infatti, che vive sua madre Katia, che non vede da nove anni e che vive con un tipo sospetto di nome Mirko. Ma il destino separerà Eva e Anna dal momento che, una volta chiuso lo stabilimento di Melfi, Anna deciderà di stabilirsi a Napoli per studio.

Un terzo buon esempio arriva, per la seconda volta sul panorama cinematografico italiano, dall’originaria penna di Roberto Saviano che, stavolta, Giuseppe Gagliardi ha tradotto in Tatanka (con Clemente Russo, Rade Serbedzija, Giorgio Colangeli), liberamente ispirato al racconto Tatanka scatenato, contenuto nella raccolta La bellezza e l’inferno. Essendo incentrato sui pugili di Marcianise, il film innalza a protagonista proprio il loro rappresentante principale, Clemente Russo, qui nella parte di se stesso per una narrazione serrata ma riflessiva sulle reali condizioni di vita in posti dell’anima al confine tra lo sdegno, la necessità di sopravvivenza e il rispetto di se stessi.

Non è da meno, infine, anche Il primo incarico di Giorgia Cecere (con Isabella Ragonese, Francesco Chiarello, Alberto Boli), storia di un’insegnante chiamata a svolgere la sua prima esperienza lavorativa, in un paesino del Salento, con le dovute difficoltà legate al suo essere estranea a quei luoghi così lontani dalle sue abitudini, ma con l’acquisita consapevolezza di poter finalmente sviluppare anche le sue più nascoste capacità sentimentali.

Buona visione.

Stefano Gallone

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