
Quando la radio entrò nella storia
Roma – “L’ha scritto la radio…” è una mostra dedicata alle radio d’epoca che l’AIRE, Associazione Italiana Radio d’Epoca,
propone alla Casa della Memoria e della Storia a Roma fino al 14 maggio. Dalla Telegrafia senza fili alla radio commerciale, anni ’20 fino a quelli ‘50, ricordando l’inventore Guglielmo Marconi. Questo è, in sintesi, il percorso espositivo che offre la rassegna, a cura del Dipartimento Cultura – U.O. Strutture Culturali – Servizio Programmazione e Gestione Spazi Culturali, in collaborazione con l’Associazione Culturale Rione Garbatella e Zètema Progetto Cultura. La sezione più ampia dell’esposizione è riservata alle radio d’epoca del periodo 1920-1950, mentre altre due parti sono dedicate rispettivamente alle riproduzioni di apparecchiature scientifiche (1800-1900), che segnarono le tappe fondamentali della scoperta della radio, ed alla storia della spedizione al Polo Nord del Dirigibile Italia (1928) con le riproduzioni delle radio di bordo. Una piccola, ma speciale, appendice è costituita da una coppia di trasmettitori del padre della Radio, Guglielmo Marconi.
La radio ha esordito nella storia nel 1895 come Telegrafia senza fili, ovvero il sistema di trasmissione in codice Morse di messaggi, riprodotto anche nella mostra. Nella sala è esposta la prima antenna usata da Marconi per l’invio sperimentale di un segnale radiotelegrafico, formato da una lamiera ricavata da un fusto vuoto di petrolio. Il sistema radio che comunemente
conosciamo come mezzo di intrattenimento e di informazione di massa è la Radiofonia ed ha avuto origine intorno al 1906 in via sperimentale, diffondendosi dopo il 1920 quasi contemporaneamente sia negli USA sia in Europa, con la nascita delle
stazioni “Broadcastings”.
La rassegna ripercorre, così, le varie tappe e l’evoluzione storica, quando la radio entrò nella storia e cambiò la vita dell’uomo. Negli anni ’20 gli apparecchi sono di natura molto artigianale ed anche costosi. Vengono alimentati mediante batterie e l’altoparlante che era chiamato altisonante, per la forma “a tromba”. In quegli anni la radio commerciale era un articolo alla portata di pochi ricchi famosi. Si passa, quindi, agli anni ’30, quando gli apparecchi sono ricavati in un mobile di legno
pregiato e riportano delle forme stravaganti. Le radio venivano dette “popolari” per la loro semplicità e per il basso costo. In quel periodo la radio era un mezzo di comunicazione di massa privilegiato dai regimi.
Durante la seconda guerra mondiale venne utilizzata la radio “ a galena”, come radio clandestina quando nei paesi occupati fu vietato l’ascolto del notiziario. Gli anni ’40 sono il periodo massimo di diffusione commerciale: le stazioni radio erano costituite
da un pomello frontale bello esteticamente. Anni ’50: nasce la radio “da comodino”, chiamata così perché meno ingombrante e il legno, con cui era fatta, cede il posto alla plastica. Per ricordare il valore dell’invenzione della radio nel 1900, è stato
offerto uno spazio alla nota spedizione al Polo Nord del Generale Umberto Nobile (1928) in cui proprio la radio fu protagonista del salvataggio dei superstiti dell’equipaggio del dirigibile Italia.
Una piccola esposizione storica davvero interessante…un appuntamento da non perdere!
di Chiara Campanella