Putin, il nuovo Zar che tiene il mondo in pugno

Da agente del Kgb a sovrano incontrastato della Russia. Putin, ritratto dello Zar che sfida il mondo

Putin

Putin, l’ultimo Zar della Russia

“L’uomo dal pugno di ferro”. Così molti definiscono Putin, il nuovo Zar della Russia, l’uomo che sta cambiando gli assetti geo-politici del mondo. Vladimir Putin nasce a San Pietroburgo il 7 ottobre 1952. Laureato in Diritto Internazionale alla facoltà di Giurisprudenza, entra ben presto a far parte del Kgb, incarico che lo porterà a lavorare con la Stasi – i temuti servizi segreti della Germania dell’Est – fino al crollo del muro di Berlino. Tornato in patria Putin si da alla politica e da questo momento la sua ascesa al potere è inarrestabile. Nel 1999 prende il posto di Boris Yeltsin alla guida del Paese, ruolo che da quel momento non lascerà più.

Al tempo della presidenza di Yeltsin, la Russia era allo sfascio dal punto di vista economico, politico e sociale. Il Paese non aveva più alcun peso dal punto di vista della politica internazionale, i beni di prima necessità erano diventati diffici da reperire, la popolazione era estremamente povera e un gruppo di oligarchi, arricchitisi dopo il crollo dell’Urss, guidava ogni aspetto economico e politico della Nazione. Il primo atto di Putin come presidente è quello di far capire a questi imprenditori che l’aria è cambiata. Nazionalizza le principali aziende produttrici del Paese, soprattutto nell’ambito energetico e ne fa arrestare i proprietari che si ribellano con varie accuse. Alcuni di questi oligarchi fuggono all’estero per non essere catturati. È proprio grazie alla nazionalizzazione di Gazprom, il colosso del gas, che Putin comincia a dare un volto nuovo alla Russia, avendo a disposizione una fonte inesauribile di ricchezza – la quantità di gas gestita da Gazprom si stima attorno ai 30 trilioni di metri cubi, garantendo il 20% delle entrate totali dello Stato – che gli permette di dare un nuovo impulso all’industria civile e militare.

Sempre nel fronte interno Putin inizia una sistematica epurazione in puro stile sovietico di ogni forma di opposizione, sia politica, sia giornalistica. Lo dimostra un video girato da Aleksandr Litvinenko – ex colonnello del Kgb fuggito in Gran Bretagna – poco prima di morire per avvelenamento da Polonio. Nel video Litvinenko accolla a Putin la responsabilità della propria morte e della morte della giornalista anti-Putin Anna Politkovskaja. Con questi omicidi politici, il fronte degli oppositori di Putin si assottiglia sempre più, mentre viene costituito un gruppo – poco – spontaneo di sostenitori del presidente che si fanno chiamare Nashi – trad. “Noi, i nostri” – un movimento nazionalista che si richiama alla Gioventù Comunista. I Nashi sono in pratica il braccio armato di Putin, che con le loro grandi manifestazioni hanno allargato a macchia d’olio il consenso del loro idolo, scongiurando al contempo il rischio di possibili rivoluzioni provenienti dal basso. I media russi fanno vedere un Putin forte ed energico, ripreso mentre atterra degli avversari con mosse di Judo o mentre pesca a petto nudo con un grosso coltello. Una canzone dance “One like Putin” disegna un presidente sportivo, autoritario, ma anche divertente e vicino alla popolazione.

Putin ad una manifestazione delle forze armate russe

Sul fronte estero Putin cavalca il problema ceceno, stroncando con la forza ogni tipo di rivendicazione secessionista. Si stima che in questo periodo circa il 10% della popolazione cecena sia stata massacrata dai militari russi. Le critiche della comunità internazionale cadono nel vuoto anche perché Putin, dimostrando delle eccezionali doti politiche e un ancor più grande cinismo, maschera i combattenti ceceni da terroristi di Al-qaeda, ovvero la più gran minaccia alla sicurezza dell’occidente. La spietata guerra contro la Cecenia rafforza ulteriormente la posizione di Putin, incontrando il favore dei nazionalisti e di tutti quelli che rimpiangono i fasti della Russia come super-potenza.

Da un punto di vista militare la Russia sta correndo verso il riarmo, anche grazie agli enormi incassi dovuti alla vendita di gas metano. Già nel 2007 parte la costruzione di nuovi missili intercontinentali con testate nucleari e nuovi aerei multi-ruolo di ultima generazione come il Sukhoi Su-35. Nello stesso anno la Russia esce dal Trattato contro la proliferazione di armi convenzionali in Europa in risposta allo scudo spaziale statunitense. L’ultimo atto militare di grande rilievo è di questi giorni, l’invasione della Crimea in totale sfregio di ogni legge internazionale. È ormai chiaro che Putin vuole portare il suo Paese oltre i fasti del passato, seguendo la sua infinita ambizione per governare il mondo o per generare una nuova guerra mondiale.

Andrea Castello

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