
Processo Mediaset, attesa per il verdetto su Berlusconi
Roma – La sezione feriale della Corte di Cassazione deciderà, tra oggi e domani, sul destino del processo per i diritti TV della Mediaset, nel quale è imputato l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che rischia la conferma della condanna inflitta in secondo grado a quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici (compreso, com’è ovvio, quello di senatore attualmente ricoperto).
L’accusa che pende sul capo del Cavaliere è di aver sottratto illecitamente ai controlli fiscali una somma di circa 7 milioni di euro tra il 2002 e il 2003, e per questo la magistratura di Milano lo ha condannato alla pena suddetta, pena che i suoi legali, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, puntano a fare annullare «radicalmente», senza tuttavia procedere a un rinvio della sentenza, ipotesi questa malvista in quanto il 13 settembre prossimo scatterebbe la prescrizione per i reati oggetto del giudizio.
Durante l’intera giornata di ieri, il consiglio dei cinque giudici, presieduto dal sostituto procuratore generale Antonello Mura – autore della prima requisitoria, nella quale ha elencato le fasi del dibattimento e i reati contestati ai quattro imputati – ha dato vita a un lungo dibattimento, dal quale sono emersi numerosi punti chiave della vicenda giudiziaria.
Innanzitutto, è stata contestata «l’infondatezza e l’inammissibilità» del legittimo impedimento di Berlusconi, richiesta avanzata in numerosi casi, prima e durante la campagna elettorale delle elezioni politiche dello scorso febbraio. Inoltre, è stata confermata la colpevolezza degli imputati rispetto alle accuse di evasione, ed è dunque decaduta la linea che puntava alla dichiarazione di nullità della “contestazione suppletiva”, con il riconoscimento del reato di frode fiscale.
A questo punto, con una condanna che sembra se non certa, quanto meno molto probabile, i legali dell’ex premier punterebbero a uno sconto consistente sulla pena accessoria prevista, ovvero l’interdizione dai pubblici uffici. Dei quattro anni di carcere, infatti, tre sono già coperti dall’indulto, e l’età avanzata di Berlusconi (78 anni il prossimo 29 settembre) lo rende inadatto alla custodia in carcere, il che autorizza la detenzione domiciliare. L’allontanamento da ogni incarico pubblico, che dovrebbe essere di cinque anni (e dunque fino a 83 anni di età), potrebbe però essere ridotto a tre anni, una sorta di “sconto di pena” che tuttavia non cancellerebbe le accuse e la colpevolezza dell’imputato, ma semplicemente sarebbe un’attenuazione della longa manus giudiziaria.
Non c’è ancora un’indicazione chiara su quando i giudici si riuniranno in camera di consiglio per emanare il verdetto, ma è lecito aspettarsi che la sentenza verrà letta già oggi, al massimo entro domani. Gli effetti politici, e le reazioni dei fedelissimi marca PdL, saranno poi oggetto del post-Cassazione.
Stefano Maria Meconi
@_iStef91