Pd: inciucio ieri, oggi e domani?

Anna Maria Cancellieri (agrigentoflash.it)

In un mondo in cui tutto è in continuo mutamento solamente una cosa rimane certa e sicura: il Partito Democratico ha una chiara vocazione al suicidio. Durante la settimana che sta per concludersi il Pd ha deciso di non votare la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia presentata dal Movimento 5 Stelle perché il presidente del Consiglio Enrico Letta ha fatto sapere che sfiduciare il ministro sarebbe equivalso a sfiduciare il Governo. A quel punto tutti si sono spaventati e il Pd ha votato contro. Ma perché i parlamentari democratici abbiano questo atteggiamento rimane un mistero.

CHI DETTA L’AGENDA - Considerando che fra i partiti che sostengono il Governo il Pd è quello che alle elezioni di febbraio ha preso più voti ottenendo anche la maggioranza relativa (seppur di poco), dovrebbe essere il partito che detta l’agenda e in larga parte decide cosa fare e non. Ma a giudicare dall’operato del Governo Letta, la situazione sembra essere esattamente l’opposta. Uno dei primi interventi è stato l’abrogazione dell’Imu, cavallo di battaglia di Berlusconi durante l’ultima campagna elettorale. Josefa Idem, parlamentare del Pd, si è ritrovata al centro di uno scandalo e si è dovuta (giustamente) dimettere da ministro. Quando a ritrovarsi al centro di uno scandalo sono stati due ministri vicini al centrodestra – Alfano e Cancellieri – si è dovuto far finta di niente. Peccato che il centrodestra alle ultime elezioni ha perso 6.296.198 voti rispetto al 2008. Si dirà: ma adesso il Pd non è più alleato di Berlusconi ma del Nuovo centrodestra. Wow, che affare. I nuovi alleati del centrosinistra si chiamano Angelino Alfano (quello che diede il nome al lodo Alfano, legge che oltre ad essere vergognosa era anche incostituzionale), Fabrizio Cicchitto (tessera 2232 della loggia massonica p2), Maurizio Lupi (noto ciellino), Roberto Formigoni (indagato per corruzione), Carlo Giovanardi («Un bacio pubblico tra due uomini a me infastidisce»), Gaetano Quagliariello («Eluana non è morta, è stata ammazzata»), Renato Schifani (quello che diede il nome al lodo Schifani, anche quella una legge incostituzionale. Poi ci sarebbe quell’indagine per concorso in associazione mafiosa). Proprio una banda di statisti.

Matteo Renzi (today.it)

LE PRIMARIE DELLA VERITÀ - Per capire a che punto sia arriva la pazienza degli elettori di centrosinistra bisogna attendere ancora poco. L’8 dicembre ci saranno le primarie, e la prima cosa che il vincitore dovrà fare per tracciare un quadro preciso della situazione, è farsi dire in quanti sono andati a votare. Alle primarie dell’Unione del 2005, le prime nella storia del centrosinistra italiano, votarono in 4.294.487. Nel 2007 furono 3.554.169 gli italiani che andarono a scegliere il segretario per il neonato Partito Democratico. Due anni dopo scesero a 3.102.709. Un anno fa, quando il popolo del centrosinistra fu chiamato a scegliere il candidato premier, votarono in 3.110.210. Pochini pensando che fra i candidati c’era l’outsider Matteo Renzi e che alla vigilia c’era chi parlava di un possibile nuovo record di partecipazione. Quest’anno il rischio di un flop è molto forte. Matteo Renzi è lo stesso grande comunicatore di un anno fa, però qualcosa è cambiato. Innanzitutto prima il partito lo detestava mentre adesso, in parte, lo appoggia. Un cambiamento che, per un certo tipo di elettorale, non è un particolare. E poi l’effetto “novità” un po’ è calato. Non eccessivamente, ma ha cominciato la sua fase discendente. Rimane comunque l’unico uomo dentro al Pd capace di rubare voti al centrodestra e al Movimento 5 Stelle e che farebbe vincere le elezioni al centrosinistra, su questo non c’è dubbio. Ed è questo il motivo per cui il Pd non dovrebbe aver paura di sfiduciare il Governo e di andare alle elezioni: con Renzi vincerebbe. Ma se vuole trasferirsi a Palazzo Chigi, il sindaco di Firenze si deve sbrigare prima che la sua stella si spenga. Se alle primarie andranno a votare poco più di due milioni di italiani, sarebbe un chiaro segnale d’impazienza degli elettori. E se vuole recuperare consenso, il rottamatore dovrebbe far cadere questo Governo che evidentemente non piace a nessuno. Se invece, a sorpresa, voteranno in tre milioni o quasi, allora Renzi dovrà comunque sbrigarsi a far cadere il Governo altrimenti tutti quei voti rischia di non rivederli più.

IL FATTORE 101 - In ogni caso, per Renzi la sorte del Governo è segnata. C’è però un problema che non si può sottovalutare. Non tutti i parlamentari democratici, infatti, si sentono a disagio a governare con Alfano e non ci penserebbero due volte a disubbidire al nuovo segretario. D’altronde lo hanno già fatto una volta , quel pomeriggio del 19 aprile quando centouno esponenti del Pd non hanno voluto che Romano Prodi diventasse il nuovo Presidente della Repubblica. Sarebbe davvero curiosi se quei franchi tiratori, oltre a impallinare il loro padre fondatore, impallinassero anche il nuovo che avanza.

Giacomo Cangi

foto: net1news.org; agrigentoflash.it; today.it

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