“On The Road”: il capolavoro di Jack Kerouac per la prima volta al cinema

Sulla Strada (On The Road) è il romanzo di maggior successo di Jack Kerouac. Un capolavoro assoluto della letteratura americana, divenuto il manifesto della beat generation e uno dei romanzi più influenti del secolo scorso. Tantissimo (anche troppo) è stato scritto sull’importanza di questo romanzo a livello contenutistico e formale.

Abbiamo però deciso di riprendere in mano questo romanzo, approfittando dell’imminente uscita del film omonimo (con titolo in inglese anche nella versione italiana), diretto da Walter Salles e interpretato da Sam Riley, Kristen Stewart, Garrett Hedlund e Kirsten Dunst. Un cast composto da giovani e promettenti attori: una scelta sulla carta azzeccata per un film tratto da un libro i cui protagonisti sono giovani spensierati e desiderosi di vivere la loro vita fino in fondo, sperimentando e viaggiando, alla ricerca di quella libertà interiore sempre più scolorita e limitata dalle logiche capitalistiche del mondo moderno. Sulla Strada non è un manifesto politico. Non è nemmeno un inno di rivolta. E’ un semplice elogio alla libertà individuale e alla ricerca personale del vero significato della vita, in un tentativo di colmare quel vuoto esistenziale latente nella vita del singolo individuo.

Sulla Strada ha avuto il merito di far scoppiare il fenomeno della beat generation: un gruppo di poeti, letterati, critici, scrittori, uniti da una visione comune dell’esistenza, staccata dalle logiche di vita della middle class americana; ancorati alla tradizione letteraria americana, ma al tempo stesso desiderosi di sperimentare nuove forme e soluzioni. In questo contesto le sperimentazioni con le droghe, di cui i maggiori esponenti della beat generation erano abituali consumatori, vanno viste in un’ottica quasi scientifica ed empirica e non come il capriccio di un gruppo di “artisti-rockstar” che hanno come unico desiderio quello di strafarsi e fare scalpore. Molta critica dell’epoca aveva storto il naso nei confronti dei beat e solo con il tempo questa grande generazione di scrittori è stata lentamente rivalutata, ottenendo la stima meritata.

Il tema del viaggio (sia fisico che interiore), il ritorno alla natura, la contrapposizione città-campagna, l’amicizia, l’amore: tutti temi già approfonditi in passato dalla letteratura americana. Sulla Strada quindi si colloca perfettamente in questa tradizione letteraria, con Thoreau, Whitman, e Thomas Wolfe come massimi punti di riferimento. Ma nonostante tutto ci troviamo di fronte ad un romanzo estremamente sperimentale sia da punto di vista contenutistico che formale: l’ormai famosa “prosa spontanea” di Kerouac viene qui per la prima volta messa nero su bianco, anche se l’apice di questa tecnica di scrittura verrà toccato solo in opere successive. Tradizione e innovazione fuse in una lega inossidabile: Sulla Strada è un prosecutore perfetto della tradizione letteraria americana, pur risultando estremamente innovativo sotto molti aspetti. Questo è quello che probabilmente la critica dell’epoca aveva inizialmente fatto fatica a comprendere.

Neal Cassady e Jack Kerouac

Sulla Strada è una fedele radiografia dell’America degli anni ’50 e, come già scritto, dei principi filosofici che stanno alla base dei beat. Il protagonista Sal Paradise, narratore del romanzo e chiaro alter ego di Jack Kerouac, narra con uno stile coinvolgente e innovativo, i numerosi viaggi coast to coast in compagnia di Dean Moriarty, alias Neal Cassady, musa ispiratrice del movimento beat: uno spirito libero incapace di stare fermo e desideroso di viaggiare e sperimentare, all’insegna della libertà e della fratellanza.

Fratellanza. E’ questo il vocabolo che probabilmente riesce meglio di tutti ad esprimere il sentimento prevalente che intercorre tra i personaggi protagonisti delle vicende narrate nel libro (tutti fedelmente ispirati a personaggi realmente esistiti). Uno dei lati più sorprendenti del romanzo è che alla base sia di questa fratellanza tra gli uomini che del sentimento di libertà purissima cardine dei viaggi intrapresi da Kerouac non vi è nessuno proposito politico-utilitaristico: ci troviamo di fronte alla libertà di uomini che ritengono la vita della middle class non appropriata e decidono quindi di andare alla ricerca della vita vera. Senza clamori, senza dichiarazioni, senza violenza; in un Thoreau-iano tentativo di “succhiare tutto il midollo della vita”.

Riuscirà il film a ricreare e presentare al pubblico tutta la filosofia alla base dei beat? O dipingerà Kerouac, Ginsberg e soci come una banda di ubriaconi fornicatori drogati nullafacenti, desiderosi solamente di fare la bella vita? Il rischio di incappare in un’interpretazione troppo semplicistica della filosofia beat è evidente.

Altro problema fondamentale: il rapporto tra Kerouac e Cassady. Nel romanzo sono molteplici gli screzi e le incomprensioni tra i due amici. Kerouac vide in Cassady una carismatica guida spirituale e (forse) il fratello maggiore perduto in tenera età. Cassady però finirà spesso per deludere Kerouac, l’amico che sempre lo aveva difeso agli occhi di tutti. Kerouac era infatti riuscito a comprendere più di altri il lato più profondo e sincero della personalità di Cassady, una figura comunque istrionica, casinista, eterno ragazzino che non vuole prendersi le sue responsabilità. Altro quesito riguardante il film è proprio questo: riuscirà la pellicola a tratteggiare la complessa personalità di Cassady? o il grande amico di Kerouac verrà dipinto superficialmente come un ubriacone con la passione per le donne e le auto?

Ultimo quesito, di natura più tecnica, riguarda la durata del lungometraggio: Sulla Strada è un romanzo piuttosto lungo, denso di avvenimenti, personaggi, situazioni, emozioni. Si suppone che la sceneggiatura abbia operato alcuni tagli nella trama per evidenti esigenze di durata. Il rischio è però quello di snaturare la poeticità stessa del romanzo, vigoroso e affascinante proprio per la sua densità e fluidità di avvenimenti che si susseguono rapidi.

La maggior parte dei grandi classici della letteratura americana moderna e contemporanea sono stati portati su grande schermo con risultati altalenanti: ricordiamo, tanto per citare alcuni esempi, un ottimo Il Buio oltre la Siepe con un magistrale Gregory Peck; un discreto American Psycho (sufficiente solo grazie ad un Christian Bale in stato di grazia); e una scadente trasposizione de Il Grande Gatsby decisamente inferiore rispetto al libro (un masterpiece assoluto), nonostante potesse vantare un cast di primissimo piano, con Robert Redford nei panni del protagonista. Attendiamo quindi l’uscita nelle sale On The Road, sperando che il capolavoro di Jack Kerouac non venga snaturato e banalizzato, come troppo spesso in passato è stato fatto da molte pellicole tratte da romanzi.

Alberto Staiz

Foto Homepage (un fotogramma del film): paperstreet.it

 

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