Omeopatia: conoscere per scegliere / 2

La situazione del mercato omeopatico in Italia. Parla l’amministratore delegato di Boiron Italia

di Fabrizio Giona

Farmacia omeopatica

ROMA – Continua il nostro viaggio nel mondo dell’Omeopatia. Un modo per conoscere e far luce su alcuni retroscena del mercato omeopatico, un settore che conta, in Italia, più di 30.000 medicinali, con un fatturato di 165.914 milioni di euro (OmeoImprese 2008).

Nonostante negli ultimi 15 anni, infatti, si sia registrato un incremento dei pazienti omeopatici pari al 65%, rimangono ancora delle ombre sulle quali puntare il riflettore. La parola a Claudia Gurschler, amministratore delegato di Boiron Italia.

Dottoressa Gurschler, i prodotti omeopatici sono medicinali?

Dal punto di vista legislativo è dal 1995 che i medicinali omeopatici sono riconosciuti a tutti gli effetti dei farmaci che, in quanto tali, ottemperano a tutte le norme che riguardano la produzione – le cosiddette “Norme di Buona Fabbricazione”. Nonostante questo riconoscimento, i medicinali omeopatici continuano a vivere forti limiti. La legislazione italiana vieta, infatti, a tutte le case farmaceutiche italiane che producono medicinali omeopatici, di fare comunicazione diretta al pubblico sui propri prodotti, ciò vuol dire non poter dare indicazioni terapeutiche, né di modalità d’uso dei medicinali e nemmeno fare pubblicità.

E’ per questo che non ci sono i “bugiardini” nelle confezioni dei medicinali omeopatici?

Esatto. Il bugiardino per legge non può essere contenuto nelle confezioni. E’ una cosa scandalosa e un grave disservizio nei confronti degli italiani. Immagini: un consumatore potrebbe ritrovarsi in casa una confezione di medicinale omeopatico e non ricordare né l’indicazione terapeutica, né la modalità d’uso. E nemmeno il nome del medicinale può essergli d’aiuto in quanto non può evocare la patologia per la quale è indicato. E’ per questo che molti medicinali da noi commercializzati in Francia con un certo nome, arrivati in Italia hanno dovuto cambiarlo. Ad esempio, Sedatif (medicinale per gli stati ansiosi),  in Italia si chiama Datif; Rhinallergy (medicinale per la cura dei sintomi da allergia) in Italia si chiama Sinalia.

Nel resto d’Europa la situazione come è?

Guardando all’Europa il nostro metro di paragone è la Francia. Qui una parte dei farmaci omeopatici sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale e il 40% della popolazione ne fa uso, a fronte dell’Italia in cui i cittadini che li utilizzano ammontano al 23%. Portando dati di mercato Ims Health, in Francia il nostro medicinale Oscillococcinum è il primo antinfluenzale OTC venduto ed ha superato persino le vendite di Aspirina. Segnale questo che, oltralpe, medicinali omeopatici e tradizionali vivono una situazione di grande integrazione. Ma c’è di più: in Francia gli omeopatici sono comunemente presenti in reparti ospedalieri come Ginecologia e Ostetricia.

Siamo l’unico paese a non aver recepito la direttiva europea che autorizza le specialità medicinali omeopatiche a dare indicazioni terapeutiche? Questa differenza dell’Italia rispetto ad altri Paesi come può essere colmata?

Claudia Gurschler, Amministratore Delegato di Boiron Italia

L’Italia purtroppo è tra i pochi paesi a non aver ancora attuato questa direttiva europea. Stiamo lavorando a stretto contatto con Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), all’interno di tavoli di lavoro sul farmaco omeopatico, per cercare di sbloccare questa situazione che ci ostacola notevolmente.

Insieme ad altre aziende del settore abbiamo costituto l’associazione “Omeoimprese” per avere una voce comune di interazione con l’Autorità regolatoria in tema legislativo. Con rammarico, sottolineo che le caratteristiche dei dossier, necessari per il recepimento della direttiva europea, dovevano essere definite a 2 mesi dalla legge 219/2006 mentre, ad oggi, l’unico aspetto che è stato formalizzato riguarda le linee guida sulla qualità dei medicinali. Ci auguriamo che presto tutta questa situazione si sblocchi e si arrivi ad una risoluzione.

Eppure negli ultimi 15 anni l’incremento dei pazienti che utilizzano medicinali è stato del 65%. Come è possibile questo aumento se non vi è pubblicità?

L’informazione sui medicinali omeopatici, non potendo “parlare” direttamente al pubblico, è affidata al farmacista e al medico, per i quali questi farmaci costituiscono sicuramente un’ottima opportunità terapeutica in quanto rappresentano per molte patologie una soluzione efficace e priva di rischi. Se le prescrizioni di questi medicinali aumentano, è anche perché, parallelamente, aumentano le richieste da parte dei pazienti. Un italiano su due (52%), secondo l’ultimo studio Doxa, esprime il desiderio che il proprio medico possa essere in grado di curarlo anche con medicinali omeopatici, quando necessario. A questo si affianca anche la leva del passaparola. Lo notiamo soprattutto in pediatria, dove le madri si scambiano informazioni sui medicinali omeopatici e la loro efficacia e poi vanno dal pediatra per chiedere il parere dell’esperto.

Del resto, anche nel campo dell’automedicazione penso che l’omeopatia possa rispondere appieno alle esigenze dei consumatori italiani. Un rapporto 2008 dell’ANIFA mette in risalto quanto oggi, più che mai, i concetti di non tossicità, affidabilità, sicurezza e assenza di effetti collaterali siano fondamentali e ricercati da un consumatore sempre più attento: i medicinali omeopatici, e nello specifico le nostre specialità, possono rispondere appieno a queste esigenze, perché sicure, con indicazioni terapeutiche precise e quindi adatte all’automedicazione, nonché prive di effetti collaterali.

In Italia la situazione si differenzia anche a livello regionale: nella Regione Toscana è già prevista l’erogazione di medicine complementari o non convenzionali a carico del Servizio Sanitario Regionale. Cosa si potrebbe fare o cosa si sta facendo per estendere ciò a tutte le altre regioni italiane?

Grazie alla possibilità che le Regioni hanno di legiferare, anche in tema di salute, ci sono alcuni casi di rimborso delle visite specialistiche omeopatiche. In Toscana ci sono ambulatori che erogano queste prestazioni in regime di LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Lo stesso vale per Lombardia, Piemonte e Veneto, mentre questo tipo di rimborso è in fase di discussione in Campania. Tra gli esempi da citare: il reparto da poco inaugurato all’Ospedale di Merano – per la cura degli effetti collaterali delle terapie oncologiche – e l’apertura di un ambulatorio di medicina integrata a Palermo (presso il reparto di ginecologia dell’ospedale Civico di Palermo), dove omeopatia, agopuntura e fitoterapia sono messe a diposizione delle future mamme per affrontare i disturbi tipici della gravidanza, del parto e dell’allattamento. Sul fronte della diffusione di queste esperienze, le associazioni dei medici stanno portando avanti un’azione di sensibilizzazione. Qualcosa sta cambiando.

Leggi la prima parte: intervista al Dottor Felisi

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4 Risponde a Omeopatia: conoscere per scegliere / 2

  1. avatar
    25/03/2010 a 14:40

    Come sempre ottimo, interessante!

    Rispondi
  2. avatar
    25/03/2010 a 14:43

    Una domanda…ieri ho letto la terza parte dell’articolo sull’omeopatia..ma oggi nn c’è più! ke fine ha fatto? grazie in anticipo

    Rispondi
    • avatar
      Valentina Gravina 25/03/2010 a 14:45

      Abbiamo avuto un problema con il video, domani sarà nuovamente online. Ci scusiamo

      Rispondi
  3. avatar
    25/03/2010 a 14:49

    Grazie x la risposta tempestiva!

    Rispondi

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