
Nucleare iraniano, una lunga e prevedibile frenata prima dell’arrivo?
Prima battuta d'arresto in vista del 30 giugno, giorno in cui andrà firmato l'accordo sul nucleare iraniano. Ma è solo l'inizio di una lunga trattativa

L’Ayatollah Ali Khamenei: l’Iran pone la cancellazione delle sanzioni come condizione per la conclusione dell’accordo sul nucleare (fonte: avaz.ba)
Apparente, ma tutto sommato prevedibile, battuta d’arresto nel percorso che porta all’accordo sul nucleare iraniano. Ottimismo a parte, il vertice di Losanna aveva sostanzialmente lasciato irrisolto il nodo rappresentato dalle sanzioni internazionali – in particolare di Usa ed Unione Europea – su Teheran, riguardante nel dettaglio la tempistica relativa alla loro cancellazione. Nonostante le dichiarazioni di circostanza difatti, le parti, Stati Uniti ed Unione Europea da una parte e Iran dall’altra, sull’argomento non erano riuscite a trovare un accordo, decidendo nei fatti di soprassedere per evitare la rottura delle trattative. Ovviamente, a meno di quattro mesi dal vertice conclusivo previsto per il 30 giugno, la giostra diplomatica è ripartita e le posizioni sono nuovamente agli antipodi.
L’IRAN VUOLE LA CANCELLAZIONE IMMEDIATA – Ad aprire le danze, che presumibilmente dureranno fino a pochi attimi prima della deadline, è stato il presidente iraniano Rohani, che, in un intervento trasmesso dalla tv di Stato, in occasione della Giornata nazionale della tecnologia nucleare, ha dichiarato che l’Iran non firmerà l’accordo sul suo programma nucleare a meno che «tutte le sanzioni non siano revocate il primo giorno della sua applicazione». Una posizione che ha trovato d’accordo anche la Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei, fino ad oggi sempre defilato sull’argomento, che ha fatto sapere di ritenere il risultato raggiunto il 2 aprile «non vincolante», un chiaro messaggio della disponibilità iraniana a rimettere tutto in discussione qualora non venga accolta la sua posizione sul tema. «Tutte le sanzioni dovrebbero essere rimosse appena l’accordo è raggiunto. Se la rimozione delle sanzioni dipende da un altro processo, allora perché abbiamo iniziato a dialogare?», ha retoricamente chiesto Khamenei tramite il suo profilo twitter.
All #sanctions should be removed just when the deal is reached. If sanctions removal depends on another process then why we started to talk?
— Khamenei.ir (@khamenei_ir) 9 Aprile 2015
PER USA E FRANCIA SOSPENSIONE DOPO CONTROLLO – Una posizione diametralmente opposta a quella caldeggiata dagli Stati Uniti, le cui differenze si basano su due ordini di motivi. Prima di tutto, Washington, a differenza di Teheran, parla di «sospensione», ipotizzando un possibile ripristino in caso di inadempienza. Inoltre, come già ricordato in apertura, Stati Uniti e Unione Europea intendono sospendere le sanzioni emanate solamente nel momento in cui l’Aiea avrà compiuto i passi concordati. Una visione esplicitata già lo stesso 2 aprile da una dichiarazione congiunta resa da Obama e Hollande, nella quale si ipotizzava la fine delle sanzioni «contemporaneamente all’applicazione da parte dell’Iran, verificata dall’Aiea, degli impegni presi da Teheran».
GLI OSTACOLI INTERNI – Tuttavia, entrambe le parti hanno interesse a sbloccare la trattativa sul nucleare iraniano al momento giusto; per i Paesi occidentali l’Iran è un mercato in netta crescita, mentre l’energia nucleare permetterebbe a Teheran di far decollare la propria economia. Allo stesso modo, la definizione dell’accordo sarebbe una vittoria tanto per Rohani quanto per Obama, che beneficerebbero così di notevole credito a livello interno. Tuttavia, entrambi devono fare i conti con delle opposizioni interne, che, seppur indebolite dall’accordo del 2 aprile, proveranno con ogni probabilità ad osteggiare la conclusione finale. Il presidente degli Stati Uniti dovrà stare attento ai repubblicani, preoccupati da un possibile deterioramento dei rapporti con Israele e Arabia Saudita, mentre Rohani dovrà guardarsi le spalle da una serie di circoli economici e industriali che con l’embargo hanno maturato una fortuna e che ovviamente non hanno alcuna intenzione di mettersi a dieta.
I RAPPORTI ESTERNI – Altrettanto delicato sarà il percorso da qui a giugno per quanto riguarda le relazioni internazionali di Stati Uniti ed Iran, sicuramente i protagonisti di questa lunga trattativa. Washington dovrà essere in grado di gestire le relazioni con Arabia Saudita, Turchia e Israele, preoccupati della possibile importanza che l’Iran guadagnerebbe in ambito regionale. Ovviamente i negoziati sul nucleare non potranno rimanere impermeabili rispetto alla situazione nello Yemen, sulla quale già sono iniziate le prime schermaglie tra i due Paesi. Tutto sommato però, rovinare il dialogo instaurato ad un passo dall’arrivo non conviene a nessuno. Sarà una trattativa lunga e particolarmente tattica, ma l’impressione è che alla fine si firmerà.
Carlo Perigli
@c_perigli