Napolitano e la parata “sobria” del 2 giugno: uno schiaffo agli italiani

I militari sfilano ai Fori Imperiali per la parata del 2 giugno (polisblog.it)

«Celebreremo sobriamente il 2 giugno in memoria delle vittime, perché la Repubblica deve dare conferma della sua vitalità, forza democratica, serenità e fermezza con cui affronta le sfide». Queste le parole con cui il presidente Giorgio Napolitano ha confermato la parata militare di sabato 2 giugno, giorno della festa della Repubblica. Contro il parere del web, contro quello della maggior parte dei politici e, soprattutto, contro il buon senso.

L’appello partito ieri in rete e propagatosi a macchia d’olio con l’hashtag #no2giugno è rimasto inascoltato. Stamattina si possono leggere i numeri della sobrietà e molti commenti a margine: fanno sorridere, se proprio non si ha voglia di arrabbiarsi.

A sfilare lungo via dei Fori Imperiali saranno infatti 3.200 militari e civili per un costo complessivo, secondo le stime della Difesa tra i 2 milioni e 600 mila euro e i 2 milioni e 900 mila (risparmio tra il milione e mezzo e il milione e 900 mila euro riguardo all’edizione 2011). Nel dettaglio sfileranno 2.584 militari (4.919 l’anno scorso, in parentesi il raffronto con lo scorso anno) e 738 unità di altre amministrazioni (1.581), insieme a 10 bande (12), 93 mezzi (196) e 98 cavalli (120).

La sobrietà, secondo l’infelice uscita del presidente della Repubblica, si misurerà quindi nel numero di reparti che sfileranno per le strade di Roma. Perché è difficile immaginare che i bersaglieri non sfilino festosamente facendo risuonare le trombe come da tradizione, o che le attesissime frecce tricolori dell’aeronautica listino il cielo a lutto.

Franco Bechis, vicedirettore di Libero, ha tuonato stamattina: «Le tribune sono già state montate, soldi già spesi». Benissimo, saremmo ben felici di sprecare i 600mila euro destinati all’allestimento dei palchi e di tenerci tutti gli altri, fossero stati anche 500mila euro, per iniziare a cicatrizzare la ferita dell’Emilia. In anni di sprechi e malgoverno non ci saremmo certo scandalizzati per gli ennesimi soldi buttati al vento in nome di una buona causa (tra l’altro, considerati i canonici ritardi di pagamento delle istituzioni, sarebbe facile poter recedere dall’impegno con modeste penali in merito, ndr).

Quello del capo dello Stato – o di chi per lui – è un clamoroso autogol, aggravato dall’inevitabile consiglio dei ministri previsto per oggi che deciderà un probabile aumento delle accise della benzina, il cui prezzo era calato di qualche centesimo neanche dieci giorni fa.

L’immagine, ancora una volta, è quella di uno Stato i cui vertici nascondono la testa sotto la sabbia ed antepongono l’orgogliosa celebrazione di un rito di facciata senza accennare nemmeno la benché minima ombra di sacrificio nei quartieri alti. Quei quartieri nei quali il costo delle tragedie scaricato sulla benzina dei cittadini non viene comunque pagato, perché tanto ci sono le auto blu.

Questa volta, però, la condanna della decisione di Napolitano è unanime. Di Pietro, Vendola, Calderoli, Cota (sottoforma di scontato sondaggio sul suo sito in cui il “no” alla parata è al 95%). E ancora vip, cittadini comuni, blogger. Un presidente dovrebbe essere la voce dei suoi cittadini: mai come stavolta Napolitano non lo è stato. E questo non è Stato.

Francesco Guarino

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