Muse, “The 2nd law”: il definitivo crollo di una ex grande band

La copertina di "The 2nd law", il nuovo album dei Muse

Partiamo da un assunto basilare, una base concettuale che mantiene in piedi il nostro pur umile e triste ragionamento. Stiamo per parlare del nuovo album dei sempre legittimamente venerabili Muse, il tanto (tantissimo!) atteso The 2nd law, l’album della tanto acclamata svolta, il lavoro discografico della così lungamente richiesta stasi di identità per una delle più innovative e geniali (non solo) rock band degli ultimi quindici stanchi anni. Ebbene, signore e signori, non prendiamoci per i fondelli e parliamoci chiaro: questo disco fa schifo. Coerentemente, inequivocabilmente ed indistintamente schifo. Motivo? Semplice: dissacra quanto di più sentito e passionevole i fan originari di Bellamy e soci (tra cui lo scrivente) speravano di ricevere in termini di rinascita dopo le finte megalomanie commerciali tardo synth-pop-classic-rock del precedente ed estremamente incerto quanto incoerente The resistance. Ma qui, gentili lettori ed eventualmente appassionati della band, siamo in presenza di una sorta di catastrofe artistica ben mascherata da evoluzione stilistica. Passiamone, allora, in rassegna almeno alcuni particolari per le rispettive motivazioni.

The 2nd law, ovvero “la seconda legge”: si intende, a detta della stessa band in sede esplicativa (e quanto avrebbero davvero da doverci spiegare oltre al titolo!), il secondo principio della termodinamica: l’energia contenuta in un sistema chiuso è destinata a disperdersi nell’ambiente circostante. Quale miglior base per costruire un’apocalisse di suoni che vada a braccetto con le sempre interessantissime e dirette tematiche trattate nei concetti espressi attraverso i testi nell’arco di un’intera carriera (società, ambiente, crollo di valori e morale)! E invece…

Se di energia si può parlare, questa, almeno a livello di espressione artistica, può essere solamente illusoria, respirata ma non più metabolizzata dalle onde sonore che fuoirescono dalle casse di uno stereo (sul palcoscenico, ovviamente, è sempre tutt’altra storia). La cosa, in negativo, stupisce moltissimo, perché sappiamo benissimo un po’ tutti cosa quegli animali mangiaspartito di Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard sono stati capaci di fare sia in uno studio di registrazione che sui palcoscenici di tutto il mondo per l’arco temporale di quasi quattro dischi consecutivi. Ma, a quanto pare, è con somma tristezza che ci preme avvertirvi di una completa sovversione proprio di questi concetti “energetici” essenziali. A malincuore. E tanto, anche.

L’album si apre con Supremacy, una sorta di ennesima illusione dal momento che, con molta probabilità si tratta di una specie di inganno da buon brano destinato a diventare, suo malgrado, forse il migliore almeno della prima parte di un album completamente anemico, piatto e senza particolare senso d’esistere. I corposi riff della chitarra di Bellamy coinvolgono l’orecchio anche in fraseggi legati a quel puro feticismo orchestrale masturbatorio che ormai contraddistingue il cervello del carismatico leader da diversi anni a questa parte. Ma fino ad un certo punto, vale a dire fino al momento in cui è proprio questo secondo fattore compositivo a prendere il sopravvento, eccezion fatta per un finale magari anche degno di essere etichettato con un simile termine.

Si prosegue sulla scia di Madness, brano che ha di positivo, probabilmente (un po’ come la Undisclosed desires dello scialbo lavoro precedente), unicamente il trattamento elettronico, se non fosse che gli U2 di Zooropa dovrebbero di gran lunga percepire una cospicua somma di diritti d’autore vista l’estrema somiglianza, praticamente il plagio spudorato, di brani come (uno su tutti) Numb. Aggiungete, poi, un tocco di “copia & incolla” dall’assolo di I want to break free dei Queen e il gioco è fatto: pezzo pronto per la stampa. Alcuni giustificano un certo positivismo insiito nell’eventuale intenzione di ricercare senza escludere la possibilità, effettivamente realizzata, di prendere (troppo) in prestito spunti strutturali da illustri predecessori. A noi la cosa non quadra per niente, vista la vena creativa che ha fatto dei Muse stessi una delle migliori band del pianeta.

Quando, poi, arriva Panic station, le mani strappano quel che resta dei capelli immaginando Bellamy e compagni in un improvviso ballo in stile disco music da mera Daddy cool con tanto di arrangiamenti fiatistici (l’unica cosa, volendo, simpatica del brano) e basso “slappato” (almeno questo non si era mai sentito prima in un loro disco). Di seguito è la volta di Survival, brano che avevamo già imparato ad odiare abbastanza per il suo fracasso da olimpiade estiva, frammento che, ad ogni modo, rispetto al resto dell’album, resta comunque un tassello quantomeno assimilabile per ritmica e corposità di suono. Ma non basta.

Uno strano concetto di elettronica-dubstep melodica ritorna, prima di prendere il sopravvento nella prima parte della minisuite omonima, Unsustainable (a tutti gli effetti il brano migliore dell’intero album: almeno propone qualcosa di diverso e innovativo), anche tra le pulsioni di Follow me, mentre Animals deve ulteriori diritti d’autore, stavolta ai Radiohead di In rainbows (andate a risentirvi il brano di apertura, 15 step, malgrado viaggi in tempi differenti). Ancora gli U2 vengono infastiditi per le vie di Big Freeze, un plagio spudorato, inconsistente, magari dichiaratamente citazionista ma scialbo, inutile e riprovevole di modalità esecutive sia strumentali (la chitarra è perfettamente identica a quella di The Edge) che vocali (Bellamy in formato copia conforme di Paul Hewson, alias Bono).

Il (sempre e comunque geniale) bassista Chris Wolstenholme presta addirittura la sua voce (buona, ad ogni modo) a due brani autobiografici (Save me e Liquid state, per il quale ci eravamo anche illusi di un eventuale riferimento alla “vita liquida” di Zygmunt Bauman, visto il tema dell’album) narranti la recente vittoria contro le crisi da alcolismo puro. Nient’altro che semplici e forse anche buoni brani, ma in definitiva, ormai giunti a quel punto del disco in uno stato emotivo sicuramente non dei migliori, l’unica osservazione che nasce e si dilegua spontanea è: e chi se ne frega?!

I Muse: Dominic Howard, Chris Wolstenholme, Matthew Bellamy

Come è giusto che sia, per carità, siamo estremamente lontani dagli amplificatori sfasciati di quel capolavoro che fu e che rimarrà per sempre Origin of symmetry. Il problema, però, è ben più grave e risiede tutto nella sostanziale incapacità (elemento che genera il dispiacere più grande, visto che stiamo comunque parlando di tre musicisti ben più che notevoli) di rimescolare carte proprie per evolvere se stessi, sia da un punto di vista artistico che, soprattutto, umano (evoluzione percepibile, ahinoi, forse soltanto nelle sempre e comunque importanti liriche). A modesto modo di vedere l’esistenza terrena, se si vuole crescere si fa, sì, tesoro di insegnamenti terzi, ma li si elabora per conto proprio e, di certo, non per puro collage strutturale o tematico.

Tutte queste, dunque, sono le motivazioni che ci spingono ad identificare, purtroppo e con estremo rammarico, i Muse come, ormai, una ex grande band (a patto di epocali recuperi futuri). “Ex” perché sembra essere davvero finito il tempo in cui il trio di Devon riusciva, grazie alla saggezza soprattutto delle reminescenze da conservatorio di Bellamy, a smembrare addirittura le composizioni piano-orchestrali di epocali maestri come Rachmaninoff o Prokofiev a proprio tornaconto, autori, in questi ultimi anni, presi invece esclusivamente come materiale per giustificare deludenti mancanze di idee e, peggio del peggio, di una incompiuta caparbietà di distinzione (anche se solo tre album come Showbiz, lo stesso Origin of symmetry e mezzo Absolution ponevano già una grandiosa questione).

Come nel caso discografico precedente, dunque, si prega di risparmiare questi 20 euro senza troppa difficoltà. Non sarà un grave problema per gli addetti ai lavori: ci sarà sempre una olimpiade, una pellicola commerciale per adolescenti allo sbando o una qualsiasi altra possibilità di diffusione planetaria ad elevare i loro portafogli già ben gonfi.

E pensare che le premesse, dieci e più anni fa, erano ben altre.

Peccato. Anzi: pazienza. Panta rei. Tutto scorre.

E finisce.

Stefano Gallone

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91 Risponde a Muse, “The 2nd law”: il definitivo crollo di una ex grande band

  1. avatar
    True 09/10/2012 a 18:13

    quoto la recensione, con questa http://www.sentireascoltare.com/recensione/10542/muse-the-2nd-law.html la più veritiera che abbia letto fino ad oggi

    Rispondi
  2. avatar
    marco 09/10/2012 a 18:22

    io non capissco queste pseudo-recensioni…. in the resistance hanno scitto una sinfonia rock eccezionale…. un po’ di coerenza, Ogni volta sugli album dei muse ci sono recensioni che valutano l’album come un capolavoro e altre che gli danno al massimo 4. Ma voi pseudo critici vi mettete daccordo e fate una analisi un po’ più razionale?

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    Eloix 09/10/2012 a 19:19

    Sarà pure un brutto disco ma di sicuro migliore di questa recensione di una noia e spocchia insopportabile.

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    Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:20

    Caro Marco, o forse dovrei dire caro pseudo-lettore…
    …è soltanto il mio giudizio personale, non vuol dire volontà divina (non devo spiegarglielo io, spero la sua maturità glielo lasci intendere). Come lei è libero di insultarmi quanto vuole, io sono / tutti siamo liberi di esprimere i nostri pareri.
    Noi pseudo-critici non ci pseudo-mettiamo pseudo-d’accordo e non pseudo-facciamo pseudo-razionalismo proprio perché siamo pseudo-indipendentemente pseudo-liberi di pseudo-scrivere ciò che pseudo-sentiamo.
    A lei il disco piace? Va bene, son contento, spenda questi venti euro (perché li spende…non è vero?), ci mancherebbe altro. Contento lei, contento io e contenti tutti. Di certo non la chiamo “pseudo-ascoltatore” (questo “pseudo” ormai entrato nel linguaggio comune quotidiano…).
    Voglia star pseudo-bene.
    Pseudo-saluti.

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      marco 09/10/2012 a 21:26

      certo che li ho spesi e ben volentieri …. ho solo detto che servirebbbe una analisi un po’ più lucida. cito testualmente una sua frase “Aggiungete, poi, un tocco di “copia & incolla” dall’assolo di I want to break free dei Queen e il gioco è fatto: pezzo pronto per la stampa” secondo lei nascono così le canzoni? magari si parla più correttamente di influenze musicali… la critica musicale, a mio modesto parere, non dovrebbe più esistere, perchè purtoppo influenza troppo la gente sul parere di un album! le ripeto non le piace the resistance? si riascolti la sinfonia finale divisa in tre parti e mi dica se ancora pensa che sia un album incoerente. Di fronte a un pezzo del genere non si può rimanere così impassibili…

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        Stefano Gallone 09/10/2012 a 21:37

        Certo che sono influenze musicali, ma in alcuni casi, qui, appare (è!) come una fredda scopiazzatura. Sempre e solo a mio modesto modo di vedere e ascoltare una band che amo (quante volte lo dovrò ripetere?).
        Qui non si vuole influenzare proprio nessuno! e la prego di moderare il suo giudizio apocalittico nei nostri confronti: ci mettereste alla forca pur di far valere certe opinioni senza provare il piacere di sedersi a tavolino, sorseggiare un buon caffè chiacchierando in merito. Cosa dovremmo dire, allora, a chi pompa la vera feccia che attanaglia il nostro paese?).
        Riascoltai The Resistance a suo tempo e NO, non mi piace e non mi piacerà, nemmeno la sinfonia finale. Facessero un disco interamente dedicato alla musica classica di cui di certo sono estremamente capaci, se proprio lo desiderano.
        Ma, ripeto: sono idee mie. E io non sono un dio insindacabile, ovviamente.
        Saluti.

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          marco 11/10/2012 a 17:56

          mi piacerebbe molto invece sedermi a un tavolo e chiacchierare sui muse, sul perchè abbiamo opinioni diverse su questo album e sulla musica in generale…. io spero che alla gente questo album piaccia perchè quanto meno ha una degna scrittura musicale rispetto a ciò che c’è in giro oggi. saluti

          Rispondi
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            Stefano Gallone 13/10/2012 a 11:47

            Se mi definisce “pseudo-critico” senza nemmeno conoscere né me né ciò che scrivo in generale, la vedo abbastanza dura in termini di sua reale volontà di chiacchierare amichevolmente con me davanti ad una buona birra.
            Ad ogni modo, spero vivamente in una sua visita romana: sarei lieto di spiegare ogni mia ragione. In preparazione, le consiglio, quanto a “cambiamenti di rotta artistica” (sostanzialmente mainstream), di rivedere alcune cose a nome Nine Inch Nails, Bruce Springsteen, Metallica, Neil Young o Pearl Jam, tra gli altri (vogliamo metterci anche i nostrani Bluvertigo nel passaggio “Metallo non metallo” – “Zero”, tanto per gradire?): sarebbero la base delle mie motivazioni per la nostra eventuale gradevole chiacchierata.
            Saluti.

    • avatar
      nordlead 11/10/2012 a 12:29

      infatti sei uno pseudo-critico e soprattutto non conosci non solo i Muse ma neanche gli U2!

      Rispondi
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        Stefano Gallone 11/10/2012 a 13:37

        20 e passa anni di cultura musicale con stanze riempite di dischi (sai…quel coso che si mette su un giradischi o quegli altri che si infilano nei lettori a laser…) e non conosco Muse e (nientemeno) gli U2?! vada. Incassiamo anche questa.
        Tu, però, non ti firmi col tuo nome e ti pari dietro ad uno schermo. Sarei felice se tu venissi qui a Roma a dirmele in faccia, certe cose. Ti offro volentieri un caffè o una birra o quello che vuoi.
        Che tristezza vedervi giudicare (sempre, ancora una volta, l’ennesima) le persone (se mai comprenderete il significato della parola “persona”) da quattro semplici cose scritte su una pagina di web.
        Ma questi comportamenti devo accettarli, visto che è lo stesso web ad essere pura espressione di ciò che si è veramente. Se non altro, ho avuto la brillante idea di essere sincero anche con un gruppo che adoro. Hai capito?! ADORO!
        Fai felice l’umanità: se certi articoli ti danno fastidio, giudica gli articoli, non le persone. VALE PER TUTTI QUANTI!

        Rispondi
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      antonio 13/10/2012 a 09:26

      condivido il parere di marco, e cmq l’album dei muse è molto bello e soprattutto ascoltabile a differenza di quelli che girano in questo periodo.
      Sembra che si vada a cercare il pelo nell’uovo.
      Fra tutti gli album dei muse forse è quello che mi piace di più, e pensare che il primo album su internet ho comprato Showbiz dall’Inghilterra quando i muse in italia non li conosceva nessuno.
      Mi sembra che poi non l’abbia insultata..

      Rispondi
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        Stefano Gallone 13/10/2012 a 11:40

        Va benissimo: a lei piace e lo reputa molto bello e ascoltabile rispetto ad altre cose? Ottimo. A me non piace per niente: non se ne crolla mica il mondo.
        Stia bene.

        Rispondi
  5. avatar
    Anonimo 09/10/2012 a 20:26

    L’album è epico!!!Il caso è chiuso…Sarò che non ti piacciono tutto qui…Le loro influenze rock sono quelle…queen,u2,bowie a volte…Dai hai esagerato…

    Rispondi
  6. avatar
    Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:29

    Suvvia anche lei, Eloix…”spocchia insopportabile”…l’avete proprio presa sul personale, a quanto pare.
    Guardate un po’ tutti quanti, per adorabile cortesia, che chi vi parla ama Bellamy e soci dal 1999. Prendere questi giudizi come un atto di dolorosa confessione di chi è semplicemente rimasto molto deluso dalle loro scelte, proprio no, eh?
    Fate e dite pure ciò che volete. Siam qui per questo, noi “spocchiosi”.

    Rispondi
  7. avatar
    Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:33

    Gentile Anonimo,
    per lei l’album è epico? Benissimo! Ben venga! Si tratta del suo giudizio, della sua idea e, pertanto, non posso fare altro che rispettarla come vorrei si rispettasse la mia (per questo la ringrazio per l’assenza di insulti).
    Come dicevo prima, amo i Muse dal 1999, quindi mi piacciono eccome. Anzi, proprio per questo sono rimasto molto deluso.
    Seppure avessi esagerato, è tutto frutto della mia passione per loro, purtroppo (a mio personalissimo giudizio) tradita in via duplice.
    Ma è ovvio che non se ne cade il mondo.
    Stia bene.

    Rispondi
  8. avatar
    ChiaraMuse 09/10/2012 a 20:37

    AHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHHAHAHAH!!!!Ma non farmi ridere!! ahahhaha
    Stefano Gallone….ma ti senti bene??? HAHAHAHAHAHHA!!

    Rispondi
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    Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:39

    Mai stato meglio, dolce Chiara.

    Rispondi
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      ChiaraMuse 09/10/2012 a 20:45

      Forse hai bisogno di medicine e di uno psicologo perchè non sai quello che dici :D

      Rispondi
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        Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:47

        E vabeh, pazienza: menami.

        Rispondi
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          ChiaraMuse 09/10/2012 a 20:49

          Se solo potessi lo avrei già fatto…senza dubbio.

          Rispondi
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            Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:52

            Se proprio ti senti così offesa, puoi sempre farlo. Ti offro un caffè e poi ti porgo una guancia a tua scelta.
            Guarda che stai parlando ad un tuo simile amante di quella band. Solo con divergenze recenti.

  10. avatar
    Sara 09/10/2012 a 20:52

    Bello vedere la libertà di sciocchezze sul web.

    Rispondi
  11. avatar
    Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:56

    Sara…
    bello vedere che pure spiegandole, le intenzioni, proprio non vi entrano. Per favore, rileggiti le mie prime risposte.
    Grazie.

    p.s per tutti: ovviamente non solo il solo ad aver stroncato questo disco. State massacrando monodimensionalmente anche quei pochi altri?

    Rispondi
  12. avatar
    ChiaraMuse 09/10/2012 a 20:56

    Che amarezza! LOL

    Rispondi
  13. avatar
    LettriceProPseudoStefano 09/10/2012 a 20:58

    Mi meraviglio di come la gente si faccia influenzare dalle mode passeggere: oggi è “in” chi ascolta questo genere di musica, nonostante non ci capisca una beata mazza.
    Chiunque conosce i vecchi Muse, Radiohead e tutto questo genere di musica sarebbe d’accordo con il giornalista, Stefano Gallone.
    Ma oggi spuntano come i funghi tutti questi finti fan che credono che qualsiasi commercialata uscita dalle case discografiche, affamate di soldini – ebbene sì, c’è crisi anche nella musica! – sia degna di lodevoli commenti. No, non funziona così, soprattutto per chi di mestiere fa il critico di musica, che deve essere obiettivo sempre e comunque.
    Bravo Stefano, che hai osato e che lotti contro l’ignoranza di questo popolo saccente!
    PSEUDO-SALUTI

    Rispondi
  14. avatar
    Stefano Gallone 09/10/2012 a 20:59

    Ehh…è la vita: oggi a te, domani a lui… :-)

    Rispondi
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    Stefano Gallone 09/10/2012 a 21:04

    Ti ringrazio molto, “Lettrice Pro pseudo-me”.
    Non si fa nessuna battaglia, sono solo impressioni tristi di chi si aspettava qualcosa e non si è visto ripagato almeno un po’.
    Personalmente, non oso niente: ho semplicemente ascoltato il disco di una band che amo moltissimo, non facendo caso a niente e a nessuno riguardo soldi, commercio, case discografiche e quanto altro e ne sono rimastomolto deluso. That’s it.
    Tutto il resto faccia, dica, pensi, ciò che vuole. Lo ascolto volentieri, se con costrutto.
    Un saluto a te.

    Rispondi
  16. avatar
    ChiaraMuse 09/10/2012 a 21:07

    AHAHAHAHAHHAHAH!!! :D Quanto mi fate ridere :’D

    Rispondi
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      LettriceProPseudoStefano 09/10/2012 a 21:12

      Chiara, ma fai ridere anche noi, no? Spiegami: cosa c’è di ridicolo in tutto ciò? Piuttosto cerca di esprimere la tua in modo costruttivo. Da quello che vedo sei molto limitata: più che scrivere offese e “ahahahaha” forse non sei capace di fare.
      Fai ridere tu, che perdi tempo a commentare con battute praticamente inutili…

      Rispondi
  17. avatar
    Stefano Gallone 09/10/2012 a 21:10

    Menomale :-)

    Rispondi
  18. avatar
    Stefano Gallone 09/10/2012 a 21:43

    Ragazzi, tutti.
    Lasciatevi porgere un invito che, nella sostanza, è anche una dedica: riascoltiamo insieme, soltanto una volta, quello che fu, è e rimarrà il vero capolavoro. Ricordate quando nessuno sapeva chi fossero quei tre pazzi scatenati?
    Erano in una forma e genialità creativa strabiliante, di un altro pianeta. Non dimenticherò mai la settimana in cui uscì e faticai a racimolare spicciolo su spicciolo per potermelo accaparrare. Inutile dirvi le bestemmie in casa, un po’ per i soldi, un po’ (un po’ tanto, dai) per il volume. Fu un periodo di rara bellezza (uscirono, nel giro di non molti mesi, elementi come “Kid A” o “Lateralus”…potete intendere, se ne avete. Certo che ne avete): per la prima volta sentivo qualcosa di veramente diverso, realmente affascinante, ipnotico, tellurico ma al tempo stesso, scoprivo modi diversi e magnifici di toccare uno strumento musicale. E il merito era solo loro. Esclusivamente loro.
    Sensazioni che, grazie a loro, ho provato almeno tre volte e che spero di poter riassaporare al più presto.
    Statemi bene.

    http://www.youtube.com/watch?v=oLBfVKcwOpM

    Rispondi
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      Anonimo 09/10/2012 a 21:51

      Sei grande, Stefano Gallone.

      Rispondi
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        Dario 10/10/2012 a 01:29

        Mah…Da che base parte questa critica cosi spudorata al nuovo album dei Muse? Gia il fatto che si spendono zero e dico ZERO parole sulla voce di Bellamy, notevolmente rinfrancata dalle prime lezioni vocali ( e si sono le prime lezioni di canto che prende )mi fa pensare che il giudizio, cosi condannevole del buon Gallone, sia basato su un pregiudizio di fondo. I Muse sono “buoni” finchè fanno i Muse, e cioè un alternative rock che prende spunti già dai primi album da altre band gia esistenti: Radiohead in primis, queen, U2 etc… A questo punto: perchè non criticare anche li prime opere??? forse perchè il genere che si ama è proprio quello, e non appena ci si discosta da quel genere i fans più “estremist” o “fondamentalisti” dei muse si scocciano.
        Concludo dicendo che preferisco di gran lunga l’evolversi in direzioni diverse, giuste o sbagliate che siano, piuttosto che stare fossilizzati su un genere.

        Rispondi
        • avatar
          Stefano Gallone 10/10/2012 a 11:09

          Caro Dario,
          parte dalla base che il disco mi fa vomitare. Punto e basta. Non credevo di offendervi in maniera così personale, manco Bellamy fosse vostra madre. La sua voce? Per quanto mi riguarda conta ben poco in un complesso sonoro così scadente per le loro reali qualità.
          Non ho nessun pregiudizio, ho soltanto qualche disco ascoltato alle spalle: questo loro nuovo lavoro non mi piace e basta. Stop.
          Perché non criticare le prime opere? Perché hanno inventato qualcosa di sostanzioso, non scopiazzato alla dogs dick!!! Dovreste saperlo!
          Non sono per niente estremista né fondamentalista (come tutti voi, a quanto pare): mi ha fatto solo pena il disco! Volete impiccarmi? Impiccatemi pure. Non importa.
          Preferisci l’evolversi in direzioni diverse? Benissimo! è una tua opinione, un tuo giudizio e va più che bene. Così come va più che bene il mio. Così come va più che bene quello di chiunque non mi chiami “spocchioso” o si limiti a ridacchiare.
          Grazie.

          Rispondi
  19. avatar
    michele 10/10/2012 a 19:16

    Bravo, sono d’accordo praticamente su tutto, bella recensione con un bel linguaggio chiaro e senza mezzi termini.
    Quando ho sentito il disco m’è venuta voglia di tornare dal Bellamy di Knights of Cydonia e dirgli: tu nel 2012 farai canzoni come panic station e dirai che madness è il tuo più grande capolavoro!
    no comment.

    Rispondi
  20. avatar
    run 10/10/2012 a 22:51

    Non ho capito: quindi una grande band per rimanere tale deve fare sempre lo stesso genere, la stessa musica, lo stesse cose per tutta la durata della carriera? Cavoli Muse, allora fate davvero schifo, avete sputato in faccia a tutti coloro che invece di 6 album tutti diversi l’uno dall’altro, volevano 6 Showbiz. Un consiglio? Inventate nuovi tempi musicali, perchè a quanto pare qualsiasi percussione, o schitarrata, è un plagio spudorato. Vi consiglio, oltre a magari inventare una sorta di nuovo tempo, magari 24 alla x fratto radice di 78 seno di 30 gradi coseno di 87 gradi (eh già perchè sennò è plagio spudorato), magari di inventare qualche nuovo strumento (sennò è plagio spudorato). Dopo aver letto questa recensione non comprerò mai nella vita l’album…osp, l’ho già acquistato, l’ho felicemente acquistato e andrò felicemente al concerto. Il mio commento all’album? Un bella prova di coraggio, i Muse sono bravi e sanno fare più generi. Un bel mix di generi, di strumenti, di suoni, di citazioni e di omaggi, un bellissimo lavoro di collaborazione della band con l’orchestra condotta da David Campbell, e con un bellissimo coro di voci. Commenti canzone a canzone: Supremacy – esaltante, Madness – travolgente nella sua semplicità, Panic Station – i Muse sanno fare il funk e lo fanno alla grande, Prelude – la musica classica, bellissima introduzione, Survival – epica, olimpica, Follow Me – parole bellissime, significato bellissimo, emozionante, da brividi, la migliore dell’album, Animals – orecchiabile, un pò monotona forse, Explorers – soft, toccante, poteva essere benissimo lasciata senza percussioni, acquistando solo valore, Big Freeze – il classico gran finale, messo non alla fine però, orecchiabile, ballabile, urlabile, la voce di Bellamy è strepitosa, Save Me – e bravo Wolstenholme, bellissima melodia della voce, Liquid State – Wolstenholme è rock, The 2nd law: Unsustainable – pur non essendo cantata, è proprio Muse, strana, apocalittica e inquietante (bisogna guardare il video), bellissimo miscuglio tra musica classica e dubstep, The 2nd law: Isolated System, tragica, il classico finale tragico da Muse, un crescendo di suoni che sembrano portare ad una soluzione, per poi far cadere tutte le speranze di salvezza dell’umanità (anche qui il video è indispensabile), i muse con the 2nd law ci cantano che non si può continuare così. Bisogna cambiare. Voto 8,5/10

    Rispondi
    • avatar
      Stefano Gallone 11/10/2012 a 13:44

      No, non sto dicendo questo! Dio santo! Non ci vuole tanto a capirlo! Smettetela di prenderla sul personale, che diamine!
      Sto semplicemente sostenendo che A ME la strada intrapresa dai Muse non piace. A voi piace? Benissimo! Va bene! Sono gusti vostri e vanno rispettati COME VANNO RISPETTATI I MIEI! Penso sia abbastanza chiaro.
      Certo, è una prova di coraggio che andava fatta. Su questo non discutiamo. Ma, oh, parlo italiano: A ME NON PIACE! PER ME SONO FINITI! PER ME!!!
      Ad ogni modo, ti ringrazio per la “controrecensione”, almeno costruisci il tuo giudizio senza offendere e sparare alla cieca.
      Ciao.

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    Piero 11/10/2012 a 11:27

    Caro Stefano,

    forse non è il migliore album dei Muse e su questo posso pure concordare. Ma la tua critica mi pare un po’ cieca e figlia di un ‘sentirsi rock a tutti i costi’ che ha rovinato gran parte della musica (italiana e non) che non avesse al centro chitarre incazzate e pianti disperati. La musica è anche altro, dovreste – voi Critici – farvene una ragione. Se facessimo un salto indietro e ti trovassi oggi a scrivere di Unintended, scriveresti dei Muse come dell’ennesima boyband.
    In Italia, per gente come Voi, sarebbero degne di nota solo band come gli Afterhours e i Malene Kuntz, appunto incazzati di periferia. Ciò che è raffinato in qualche maniera non vi convince e pestate i piedi quando esce qualcosa di nuovo che esula dalle vostre ridotte aspettative.
    Anche a me l’evoluzione (involuzione?) dei Radiohead non è piaciuta, e sai cos’ho fatto? Ho smesso di ascoltarli! Secondo me, visto che il disco non ti è piaciuto e, da quanto si evince è chiaro che ne fai una questione strettamente personale (non puoi negarlo), avresti dovuto evitare di ‘recensirlo’. Scrivere per distruggere è la cosa più ottusa che si possa fare. Anche perchè un conto è scrivere male dei Muse ma, se avessi fatto una recensione con questi toni magari ad un’opera prima di una piccola band italiana, avresti fatto solo danni. Voi Critici non sapete aiutare la musica, non la riconoscete come arte ma come ‘una materia’ di cui vi occupate e di cui vi sentite legittimati di fare ciò che volete.
    Vergogna, vergogna e ancora vergogna.

    Ps. ‘Fa schifo’ non lo trovi estremo come giudizio? E la merda cosa fa allora? E i pedofili cosa fanno? E le guerre? Il problema non sei tu, caro Stefano, ma chi ti paga (spero poco).

    Piero

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      Stefano Gallone 11/10/2012 a 14:05

      Non è una critica cieca, caro Piero. Tutt’altro.
      È l’impressione di una persona (il sottoscritto) che semplicemente non apprezza questo preciso cambio di rotta di Bellamy e soci. Vuoi denunciarmi per oltraggio? Apprezzo moltissimo i cambi di rotta! Naturalmente! Guai se non ve ne fossero! Semplicemente questo in particolare non mi piace. Stop. Punto. Se così non fosse dovrei stroncare qualunque band seria al mondo e non mi sembra fattibile né logico.
      Non mi interessa il “noi critici”. Io parlo per me, non mi importa di quello che dicono gli altri né di quale ragione devono farsi, anche perché se mi importasse avrei dovuto scrivere solo elogi controvoglia, in questa sede. Va di moda per le grandi produzioni.
      Anche Afterhours e Marlene Kuntz da te citati hanno cambiato di molto la loro rotta, certo, ma lo hanno fatto, ovviamente, in modalità molto differenti. Sono stanco di ripeterlo: A ME il disco nuovo dei Muse non piace. PER ME sono alla frutta. Non ho ragione di avercela con chi, invece, questo lo apprezza molto. Sono, anzi, contento per loro (come si evince dai miei messaggi precedenti).
      Non è per nulla il caso di parlare di “incazzati”: ti stai rivolgendo a uno che possiede dischi di qualunque genere e che, anzi, suona e produce elettronica ambient. Guarda un po’!
      Evitare di recensire il disco? Assolutamente no, mio caro. Risultato? Ne stiamo parlando, almeno dove arrivano giudizi civili (come speravo fosse il tuo). Ma pare che VOI ne state facendo qualcosa di personale. A me non crolla l’esistenza se scarico “The 2nd law” nel sifone. Avevo la libertà di poterne parlare anche male e l’ho fatto (esatto: libertà! Se uno vi tocca ciò che per voi è intoccabile subito giù a bestemmiarci addosso. Ma riguardatevi!). Stop. Punto anche qua. Non sei d’accordo? Volta la faccia e tanti saluti. Goditelo tranquillamente. Non te lo impedisce nessuno. Ci mancherebbe altro.
      Poi.
      È proprio per le band emergenti che non parlo se non ho da tirar fuori del buono. Quelli che mi hanno fino ad ora contattato a tale scopo lo sanno molto bene. Ma qui siamo su altri campi, ben differenti. Se proprio ci tieni, ti preciso che ho fatto aprire io, al giornale, la sezione “nuove proposte” proprio a scopo divulgativo di ciò che credo ci sia di buono in giro (e ce n’è). Quindi: easy, please.
      “Voi critici”: IO so cosa faccio e non stronco ciò che merita. MAI! È chiaro?
      Chiedilo ai Mascara, ottima band di Varese, quanto sono stato capace di supportare il loro valore. Ci vogliamo mettere anche i Carver? Dal nulla ora distribuiscono con Universal. Informati prima di accusarmi “ad minchiam”. Grazie infinite.
      Se poi estrapoli anche il “fa schifo” a paragone con tutto il resto del mondo, fratello mio, non so proprio che altro dirti, veramente…
      Visto che lo vuoi sapere: no, non mi pagano. Per la tua gioia.
      Ti auguro buona vita e buon lavoro retribuito, davvero.
      Sii felice della tua illuminante saccenza nei secoli dei secoli.
      Stammi bene (spero poco).

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      Leonardo 12/10/2012 a 11:22

      Assolutamente in accordo con Piero. Ho letto la recensione rischiando il voltastomaco, ma l’ho letta comunque con attenzione. Andare contro questo tipo di critica attuale, fortunatamente propria solo di determinati autori simil-megalomani, è praticamente energia fiondata fuori dalla finestra. Dopo anni di studi al conservatorio, e centinaia di dischi che coprono temporalmente la storia del rock a partire dai Beatles ( guarda un po, anch’io ho così tanti dischi ), io reputo l’album davvero valido ed innovativo, ed esprimo/esprimerò sempre il mio giudizio con estrema modestia, evitando parole che suonano come -Estremamente oggettive/definitive- e non soggettive come l’autore vuole far comprendere per “difesa” ai commenti ricevuti. “questo disco fa schifo” non significa infatti “questo disco a me non piace” dai! Questa recensione -A MIO MODESTO MODO DI VEDERE- ,nell’utilizzo di determinati termini, potrebbe invece puntare chiaramente alla provocazione, e dunque ad un aumento degli accessi sospinto proprio dal larghissimo seguito che hanno i Muse. Lo stesso autore assai probabilmente, non utilizzerebbe gli stessi forti termini per bocciare/promuovere un disco di una band emergente e dunque poco seguita. Probabilmente nemmeno la recensirebbe. Detto questo, aggiungo pure il fatto che non sono un fan dei Muse, ma come ho già fatto per ottimi dischi del passato, e del presente, ho speso tranquillamente i miei 20 euro, restandone assolutamente soddisfatto. Ultimo appunto: Una recensione/critica per buona regola, e per risultare tale, ha bisogno sempre di una consistente dose di modestia ed oggettività. Saluti

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        Stefano Gallone 12/10/2012 a 13:54

        “Simil-megalomani” è esattamente il termine più inappropriato che si possa scegliere di usare in questi casi. Ma non preoccupatevi, state “apparendo” molto bene, invece di esprimere le vostre opinioni che lietamente vorrei davvero ascoltare.
        Sto ancora aspettando che tutti voi, “dotti, medici e sapienti”, vi riuniate in stile Luther Blissett per scrivere questo capolavoro di recensione da contrapporre alla mia, che altro male non ha fatto se non esprimere le idee del proprio diretto autore, purtroppo contrarie a mezzo mondo (succede, che ci vuoi fare). Mi ispirate seriamente una rivalutazione generale del concetto di democrazia mediatica.
        Mi fa solo piacere che tu abbia il rispettabilissimo valore di cui mi informi. Non posso che inchinarmi, ovviamente.
        La recensione non voleva affatto essere una provocazione. Se così è stato, non si è fatto apposta (almeno questo me lo concedete?).
        Dovrebbe uscire anche un nuovo Rolling Stones a breve. Se per puro giuggionare vi stronco pure quello (metti caso, tanto non accadrà mai) che fate? Mi venite a fucilare?
        Leggetevi solo ciò che vi aggrada, a questo punto. Contenti voi, contento il mondo, che di problemi veri ne ha ben altri (pensa che capacità mi avete attribuito nel distogliervi l’attenzione dalla fame nel mondo almeno per qualche giorno…)
        Quanto alle band emergenti, pensavo di essere stato abbastanza chiaro nel commento precedente.
        Sono modesto e oggettivo in tutto quello che faccio (se vuoi chiedi pure lumi alla direzione). Nel corso di questi 3 anni di lavoro sul giornale, ho scritto in questo modo (nell’ambito delle recensioni dirette, intendo) soltanto tre, forse quattro volte. Ovviamente non mi conoscete e non potete saperlo, perciò ve lo dico. Ma vedo che ormai la mia persona, per voi, è passata in primo piano rispetto al disco, che mi pare rimanga sempre l’oggetto di discussione principale in contesti di tanto sospirata “normalità”. Non potevo aspettarmi altro e lo immaginavo sin dal principio.
        Ti ringrazio molto, naturalmente, per l’attenzione e per il tuo intervento.
        Se ti creo il voltastomaco, ad ogni modo, sei libero di andare altrove a leggere ciò che ti fa felice e ti fa sentire compiuto.
        Saluti.

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          Leonardo 12/10/2012 a 14:50

          Non credo di aver bisogno di leggere recensioni di dischi per sentirmi felice e compiuto, poi oddio chissà, potrebbe pure darsi, non c’avevo mai pensato. Sono finito quì per puro caso digitando il nome del disco che sto ascoltando con molto interesse negli ultimi giorni. Ho trovato una recensione che assolutamente non concorda con quello che io penso del disco in questione, ma questo per me non risulta decisamente un problema. Il voltastomaco, in senso ovviamente metaforico, nasce solo ed esclusivamente dal fatto che le righe da lei “buttate giù”, mi suonano come ricolme di rabbia e di sfogo personale rispetto ad un uscita discografica che non le ha regalato quello che voleva o che lei si aspettava. Dunque, e sempre a mio avviso, recensione soggettiva e con termini utilizzati assolutistici e per nulla modesti.
          Di nuovo Saluti

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    Lola 11/10/2012 a 11:36

    È ovvio che ad un certo punto qualcuno si mette a parlare di falsi fan che non conoscono i veri muse e per questo non capiscono una sega..serviva per caso ribadire 300 volte che li conosci dal 1999? Non è che se li conosci da così tanto sei più capace di giudicare il loro disco.
    E quelli di oggi cosa sono? Falsi muse? Ma per caritá! Certo il cd ha non poche pecche secondo i miei gusti, ma ‘ucciderlo’ in questo modo mi sembra esagerato, anche perche sono comunque canzoni originali e con un filo logico, per non parlare della voce di matt, indescrivile.
    E poi..the resistance una merda? Ma cosa cazzo ti fumi? Cioè, è bello pensare sempre alle stesse canzoni..allora plug in baby, new born, hyper music ecc..geniali ovvio, ma sempre quelle ripetute più e più volte. Ma the resistance cazzo, ha un filo che percorre tutto l’album, ogni canzone sembra il continuo di quella prima, sono geniali, il cd è geniale, l’idea è geniale e di certo non si puó dire che una canzone come undisclosed desire o unnatural selection è brutta. Ma ovviamente è un cd che non viene capito perche voi veri fanS dal 1999 piangete per i fantomatici vecchi muse..abbasso il progressa, l’evoluzione, la crescita!

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      Stefano Gallone 11/10/2012 a 14:13

      Ciao Lola.
      Sarà anche esagerato, sì, ma è stato, almeno in questa occasione (non approccio le cose sempre così, anzi raramente), il modo che ho personalmente ho scelto di esprimere ciò che mi aveva deluso. Nient’altro.
      Qui ne fanno quasi tutti una questione personale…
      Per il tuo dispiacere: non fumo neanche le sigarette.
      “Noi veri fans” un cazzo (visto che usi questo termine anche tu): io sono io, non faccio parte di nessuna schiera. Punto.
      Sul progresso e la crescita, buon Dio, non so più come farvi capire la mia posizione ad esso favorevole. Ma che mi importa…tanto pensate e dite “ad cazzum” quello che vi pare…fate pure.
      Ciao.

      Rispondi
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    Andrea 11/10/2012 a 12:20

    Caro Stefano Gallone,

    per quanto non condivida in toto la tua recensione ti stimo per la costanza nel rispondere.

    a me il disco non dispiace anche se penso che di fondo ora i MUSE sono più “facili” tutto qui.

    ciao!

    Rispondi
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      Stefano Gallone 11/10/2012 a 14:18

      Ciao Andrea.
      Grazie di cuore, davvero. Ti stimo all’ennesima potenza solo a partire dalla tua correttezza.
      Sì, è vero, ci può stare: sono più “facili”. E questo, come ben sai, può piacere così come non piacere. A me, e diversi altri (perché ce ne sono), semplicemente fa schifo.
      Fine del discorso. Non finisce il mondo.
      Un saluto a te.

      Rispondi
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    Lorenzo 11/10/2012 a 15:43

    Ciao Stefano,
    premetto che ho sempre apprezzato molto i Muse e per me The Resistance è un’evoluzione rispetto ai loro album passati, che comunque apprezzo tantissimo.

    Per quanto possa essere in disaccordo, capisco la tua reazione perché è stata più o meno come la mia, dopo mesi e mesi di attesa con la sola novità di Neutron Star Collision, che lascia a desiderare, non vedevo l’ora di poter ascoltare il nuovo album.
    Al primo ascolto ero un poco sconcertato e confuso ma mi sono detto che dovevo ascoltarlo più di una volta per potermi fare una mia idea personale.

    Stupendo il ritmo di Panic Station, le due Unsustainable e Isolated System coinvolgenti ed inquietanti allo stesso tempo, tralasciando le ben note influenze (Queen, U2) e anche le meno note dato la mia cultura musicale mai sufficientemente ampia, posso affermare di aver apprezzato molto tutte le tracce tranne Explorers, Big Freeze, Save Me e Liquid State che odiavo e tuttora rimangono le tracce che riesco meno a digerire, anche se Explorers l’ho leggermente rivalutata e Liquid State non mi è dispiaciuta ma mi è parsa come troncata, mentre Save Me l’ho cancellata dalla playlist.

    Concordo che non sia il loro migliore album, nonostante questo riscontro inevitabilmente lo “stile Muse” inconfondibile secondo me, anche cambiando generi musicali, si riesce sempre a vedere la loro impronta. Concordo con chi prima ha sottolineato il miglioramento della voce di Bellamy, davvero notevole e un falsetto come in Supremacy che non si sentiva da molto.

    Concludo dicendo che a me è parso molto adatto all’epoca in cui stiamo vivendo, questo richiamo alla termodinamica e al destino degli umani di esaurire ogni risorsa è quanto mai più che attuale ma si presta a molteplici metafore per chi vuole ragionarci un attimo sopra, per questo lo ritengo probabilmente più criticabile dal punto di vista musicale (vista il loro curriculum artistico) che dal punto di vista dei contenuti che ritengo davvero difficili da trovare al giorno d’oggi.

    Un saluto a tutti, non scaldatevi troppo in fondo potete sempre ascoltare i vecchi album che rimangono unici e non triti e ritriti, e una menzione al recensore che si dimostra disponibile al dialogo.

    Rispondi
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    Stefano Gallone 11/10/2012 a 15:51

    Ciao Lorenzo.
    Ti ringrazio molto per la tua correttezza e la notevole capacità di costruire il tuo giudizio che, ovviamente, rispetto tantissimo.
    Infatti, è unicamente dal punto di vista musicale che prende piede la mia critica. Le tematiche della band le conosciamo bene e non possiamo fare altro che condividerle in eterno perché ci riguardano (in questo caso sì!) in primissima persona.
    Grazie ancora per il tuo intervento. L’ho apprezzato molto.
    Stammi bene.

    Rispondi
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    Nicolò 11/10/2012 a 16:28

    Tristemente vero (sob)..questo disco fa schifo..si salvano explorers, supremacy e survival..il resto è una delusione, grande anche.
    Una curiosità perché “mezzo absolution” e cosa non ti piace delle Exogenesis?
    Comunque complimenti per la recensione(e l’incredibile pazienza nelle risposte), capisco la perplessità, eufemismo, nell’ascoltare questi Muse se si è partiti con Muscle Museum e Cave e adesso siamo di fronte a “Panic Station” e “Follow Me”.. prende male solo scriverlo

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      Stefano Gallone 11/10/2012 a 21:16

      Ciao Nicolò, grazie per l’attenzione.
      Fa nulla, hanno le piene facoltà di fare ciò che vogliono. Può piacere come non piacere. A me non piace.
      Mezzo Absolution solo perché alcune parti non fecero tanto al caso mio (le prime esperienze puramente da Mtv), ma resta sempre e comunque un ottimo disco. Eccome.
      Quanto alle Exogenesis, personalmente preferirei (davvero, mi piacerebbe tanto) un intero disco orchestrale, in quello stile, non solo spunti non così tanto coerenti con il resto dell’opera.
      Un saluto a te.

      Rispondi
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    giorgio 11/10/2012 a 17:07

    io credo che per recensire bisognerebbe avere qualche licenza. parli di plagi! ma cosa stai farneticando? puntualizzo sul basso di panic station che innanzitutto anche se può sembrare sleppato non lo è. seconda cosa: dove senti la somiglianza con the edge su big freeze? allora vogliamo dire che sul solo copia van halen perché bellamy usa la leva? e dove senti la somiglianza di madness con numb? dovresti prima conoscere la musica e poi parlare! questa non è una recensione ma un’immondizia da cestinare! vai a lavare i piatti! cialtrone!

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      Stefano Gallone 11/10/2012 a 21:19

      Caro Giorgio,
      ti ringrazio per le offese indirette. La licenza arriverà a breve, almeno così la finisci TU di farneticare.
      Non sono il solo a dire queste cose. Pesca anche gli altri e fucilali assieme a me, se ti fa sentire meglio.
      Se io devo conoscere la musica, beh, tu ancora non hai nemmeno sentito parlare di educazione. Mi provochi ribrezzo. Avessi espresso queste tue concrete opinioni in un modo più appropriato, sarei stato felice di risponderti.
      Saluti.

      Rispondi
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    Matteo Pontevivo 11/10/2012 a 18:41

    Caro Stefano,
    innanzitutto non posso che complimentarmi per la tua costanza nel rispondere, ma non ci siamo. Non ci siamo proprio. Questo NON è il modo di scrivere una recensione o di esprimere le tue idee. Il ‘pezzo’ trabocca di saccenza ed arroganza, e visto che non sono l’unico a dirlo, fossi in te rifletterei al riguardo. Al di la del contenuto (ognuno la pensa come gli pare, e a me il disco piace), se in un futuro vorrai fare una recensione, ti prego di progettarla in maniera più costruttiva ed oggettiva. L’uso del plurale maiestatico è del tutto fuori luogo, (le opinioni sono tue, e non di altri) così come termini quali ‘plagio’ (ti sfugge il reale significato del termine) o ‘feticismo orchestrale masturbatorio’. Il Post Rock può piacere o meno, ma ti consiglio di essere meno perentorio.
    Abbandona questo liguaggio giornalistico, con paroloni usati solo per riempirsi la bocca. Un ‘secondo me’, scritto ogni tanto, avrebbe arricchito sia l’articolo, sia la discussione che si è scatenata, consentendo a te di rimanere un po di più con i piedi per terra, e all’articolo di essere più aperto a spunti e riflessioni.
    Assolutamente NO a commenti del genere sulle motivazioni che hanno portato Chris a scrivere i 2 pezzi. L’alcolismo è una cosa seria ed un commento puerile e stupido come il tuo ‘chi se ne frega’ è di un’arroganza sconcertante. Se fossi Chris, mi offenderei molto, e stai attento che Chris è enorme.
    Poi, naturalmente, puoi sempre fare di testa tua, come molti internauti che, nascosti dietro allo schermo, sfogano la propria frustrazione con commenti acidi, inutili, non costruttivi o attegiandosi a sapientoni (ricorda, una stanza piena di cd che ascolti da 20 anni, non fa di te un critico). Oppure puoi decidere di fare Informazione come Dio comanda.
    Non sentirti offeso, ma sono stufo di questo web hating gratuito.
    Sempre tralasciando i giudizi personali, io ti condiglio di leggerti questa recensione:
    http://brokenwhitemask.wordpress.com/2012/09/28/muse-the-2nd-law/
    Questo è il modo corretto di esprimere un’opinione.
    Un saluto

    Rispondi
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      Angelo 14/10/2012 a 01:38

      Condivido in pieno. Il migliore.

      Rispondi
  29. avatar
    Stefano Gallone 11/10/2012 a 21:33

    Ciao Matteo.
    No, non ci siete voi…
    Io non sono Bertoncelli, non ho tutto il potere che mi state dando piagnucolando perché ho offeso il vostro Dio del momento (in questo sembrate molto un certo ramo estremista che ben conosciamo).
    Allora facciamo una cosa: scrivila tu la recensione giusta, invece di linkarne una. Scrivila pure, che la pubblichiamo. Davvero, serio.
    Non c’è nessuna saccenza e nessuna arroganza: è la mia impressione, di conseguenza siete liberi di dissociarvi tranquillamente senza porvi in stile proffessoroni (VOI!) o con facili offese a mezzo schermo (che vi invito di nuovo a venirmi a porre di persona).
    Non devo riflettere proprio su niente: siete VOI che dovete riflettere. E tanto, anche, se siete ancora qui a dire peste e corna di qualcuno che neanche conoscete.
    Ti ringrazio per i consigli ma penso di non averne affatto bisogno. Apri una scuola di giornalismo o, ripeto, scrivila tu una recensione a questo disco. La prima persona la usano i blogger. Questo non è un blog. Non sarai tu né nessuno a dirmi come devo scrivere. Chiaro? Grazie.
    Magari su Chris, lì sì, ho esagerato, ma ad esagerare davvero, qui, siete tutti voi: mi sembra di stare da Maria De Filippi. Riguardatevi.
    I miei 20 anni di ascolti (sempre pochi, per carità) non sono motivo di pretese di rispettata sapienza…infatti sono vinili, non solo cd (molti dei quali neanche li conoscerete, forse. Ma naturalmente tutto questo ha poca importanza se non nulla). Ma non importa.
    L’informazione come Dio comanda, richiedila a Dio. Non a me. Sono pure ateo.
    Non sono offeso, anzi.
    Il web hating gratuito, qui, lo state facendo soltanto voi.
    Ciao.

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      Matteo Pontevivo 12/10/2012 a 09:48

      Caro Stefano
      Non rispondo alle tue provocazioni gratuite e tracotanti di arroganza. Nessuno qua ti ha offeso, io men che meno, e se leggi bene non ho criticato il tuo pensiero ma la forma in cui lo hai espresso. Continua pure a scrivere quello che ti pare come ti pare. Noi continueremo a criticarti, di gusto, anche.
      Un saluto

      Rispondi
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        Stefano Gallone 12/10/2012 a 13:01

        Caro Matteo.
        Non fa niente, vai tranquillo. L’arroganza è la vostra. Mi dispiace solo tu sia capitato in questo fascio unico.
        Continuerò volentieri ad ascoltare le critiche, di gusto anche io. E a rispondere agli ipocriti pur sapendo di non riuscire a far capire il mio pur umile pensiero alla cecità della gratuità collettiva. Di gusto.
        Un saluto a te e grazie per la lettura e le opinioni, da noi sempre ben accette.

        Rispondi
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    Stefano Gallone 12/10/2012 a 20:03

    Toh. Guarda guarda guarda cosa ti scrive l’INTERNAZIONALE.

    http://www.internazionale.it/superblog/giovanni-ansaldo/2012/10/12/il-passo-falso-dei-muse/

    Vediamo se avete il fegato di ammazzare di offese anche Giovanni Ansaldo, adesso. Vediamo, su. Dovrà andare a lavare i piatti anche lui? Tanto so già che vi giustificherete in qualche modo, solo per poter dire che il cattivo resto io. Certo, il mio pezzo è ben più duro e articolato, ma anche lì si esprime più o meno la stessa idea.

    Insomma, solo per dirvi che di recensioni negative e stroncature clamorose ce ne sono.
    Cosa farete a questi altri, poi? Li fucilerete? Li manderete a spaccare il ghiaccio in Siberia?

    http://deerwaves.com/?p=9105
    http://www.ondarock.it/recensioni/2012_muse_the2ndlaw.htm

    Fate voi.
    Statemi bene.

    Rispondi
  31. avatar
    Angelo 14/10/2012 a 01:30

    Non capisco tutto stò litigare, ognuno ha i propri gusti. Io amo i Muse dal 1999, sicuramente ai primi album sono maggiormente legato per l’energia, i suoni, etc…(forse anche per il periodo personale) ma anche Black hole and Revelations mi piace molto. Negli ultimi anni hanno cambiato un pò e a me non dispiace anzi. Molti rimangono delusi perchè si sentono traditi rispetto all’origine però è anche vero che il rischio sarebbe album tutti identici, allora ben venga qualcosa di diverso. Cambiamento è rischio. Chiudo ricordando come i Queen sono stati bistrattati dalla critica per quasi 10 anni nonostante le vendite crescessero di album in album fino a poi arredersi…sono i fans come me a decretare il successo di un album, di una band. La critica…critica…I Muse resteranno in ogni caso una grande band per sempre.

    Rispondi
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      Stefano Gallone 14/10/2012 a 09:41

      Ciao Angelo.
      Grazie per il suo intervento.
      Sul fatto che i Muse restano una grande band, non c’è alcun dubbio. I dischi possono piacere come non piacere, ovvio.
      Saluti a lei.

      Rispondi
  32. avatar
    Bauman 14/10/2012 a 11:14

    Il 16 novembre sarò a vedere il mio 6° concerto dei Muse. Ovviamente è un gruppo che mi piace, uno dei pochi nel panorama internazionale degli ultimi 20 anni a fare buona musica. I biglietti, se li vuoi trovare, li devi comprare a scatola chiusa, senza aver sentito l’ultimo album, altrimenti niet. Esauriti in 20 minuti di vendita.

    Ma stavolta sarà diverso. L’emozione di sentire i nuovi pezzi si limiterà forse ad un paio di brividi sulla schiena, sinceramente pochi per una delle mie band preferite. Per il resto sarà un piacere riascoltare i pezzi storici di una delle migliori live band in circolazione perché i Muse danno il meglio di se proprio dal vivo.

    Tutto questo preambolo per dire che non posso che concordare con l’articolo di Stefano Galloni e sancire il flop di questo disco. Salvo solo un’ottima Animals (la migliore), non male l’originale Unsustainable e anche la traccia a rimorchio Isolated System. Il resto è veramente una delusione.

    Piuttosto che il drastico calo qualitativo del disco (è capitato anche ai Pink Floyd, succede) mi preoccupa quello dell’utenza media musicale, ormai vicino al grado zero del pensiero critico.

    L’arte (e quindi anche la musica) ha due piani di lettura sovrapponibili, uno puramente sensoriale (nella musica l’orecchio, ma anche l’occhio) ed uno culturale (il sapere, l’esperienza, il tecnicismo). Il primo piano è quello mediatico, quello immediato che arriva subito, il cosiddetto (e forse anche abusato) mainstream, un piano di lettura istintivo che non necessita di un bagaglio di conoscenze. Il secondo piano è quello dell’intelletto, quello assimilato lentamente in anni di ascolto musicale (le esperienze), quello più difficile e faticoso da assimilare.

    In passato i Muse avevano saputo ben dosare (pur con alti e bassi ed una non chiara identità musicale) entrambi i piani in un mix postmoderno, originale e piacevole. In questo album a mio parere manca la fase culturale, quella che trasforma semplici brani in successi storici e lo trovo intriso (al di là dei riferimenti ad altre band) di pochezza compositiva e architettura musicale ammiccante in un blend più adatto al consumo che all’ascolto musicale.

    Non mi meraviglio quindi, visto lo straripante dilagare di questa palude di superficialità e d’ignoranza che è la società odierna, della mole di commenti vuoti di idee ma pieni di arroganza e partigianeria che hanno travolto il povero Galloni. La mia solidarietà.

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      Stefano Gallone 14/10/2012 a 12:06

      Caro “Bauman”,
      la ringrazio molto, più che per la difesa, soprattutto per l’esimia sua capacità di giudizio (che, non fraintendiamo, poteva tranquillamente anche essere diametralmente opposto al mio parere). Certo, è molto raro, sul web, trovare persone come lei disposte ad un normalissimo scambio di idee, perciò apprezzo moltissimo la sua argomentazione, piena di spunti critici tecno-teorici lodevoli.
      Un saluto a lei.

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        Bauman 14/10/2012 a 12:27

        Ti ringrazio Stefano e anzi, perdonami per il Galloni anziché Gallone … (diamoci pure del tu, il Lei nel web stona un po’ …)

        Il web sarebbe davvero una buona palestra d’idee, di socializzazione e condivisione del pensiero se non prevalesse su tutto la corsa all’accumulo del consenso personale, con conseguente cecità verso le idee altrui.

        Saluti e complimenti per la coerenza (merce rara di questi tempi).

        Rispondi
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    Alessandro 16/10/2012 a 01:47

    Scusate tutti, a mio parere è ingiusto criticare il critico. Primo perché ci mette nome e cognome e molti di voi no, poi perché ognuno ha la sua opinione e va rispettata. Io infatti riesco a vedere quasi in tutti i post un po di verità. E’ vero Stefano in alcuni tratti della recensione è troppo severo ed irritante (sopratutto i leziosismi dialettici), ma nel suo accanimento intravedo il broncio di un bambino veramente deluso e di un vero fan dispiaciuto perché i suoi idoli l’hanno tradito. Perché diciamoci la verità, non mi dite che ascoltando questo disco siete orgogliosi che siano stati i Muse ad averlo fatto ! Io personalmente sono un loro fan dai primissimi tempi, ho comprato showbiz alla Brixton academy a Londra. Li vendevano su un lenzuolo steso a terra all’ingresso, facevano il gruppo spalla degli Skunk Anansie (credo siano proprio le loro prime uscite ufficiali): Pensate che li avevano fischiati perché Showbiz lo avevano suonato tutto, io invece me li ero proprio goduti, e nonostante la copertina brutta quasi come quella dei bootleg li ho comprati e non me ne sono mai pentito. Questo disco invece è brutto abbastanza, per carità è prodotto bene e suonato anche benino (al di sotto delle loro potenzialità), ma i Muse che conosco io non sono questi. Si può cambiare genere, evolvere, ma un gruppo come questo che fatto dischi eccellenti (scusa Stefano ma io includerei tranquillamente anche Absolution insieme a Showbiz e O.Of Simmetry) non può diventare così arido, no io non glielo concedo…….ho troppo rispetto per i Muse. Spero come è successo per altri gruppi che sia un problema di contratto discografico, perché se scrivono un album così quando sono ispirati dalla “Musa” beh allora li abbiamo persi.

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      Stefano Gallone 16/10/2012 a 11:35

      Ciao, Alessandro.
      Ti ringrazio molto per la tua attenzione e il tuo commento. Solo un paio di cose:
      - sì, ci metto nome e cognome ma, capirai: ci manca solo venirmi a menare sotto casa per scemenze del genere. Staremmo messi veramente male in termini di genere umano dall’intelletto fuso.
      Quanto al “bambino col broncio”, credo di essere più un appassionatissimo di musica deluso da un disco brutto pompato dalle etichette e dalle distribuzioni come il nuovo capolavoro mondiale.
      - “Leziosismi dialettici”? Più che altro giudizi istintivi e naturali.
      Un saluto a te e grazie ancora.

      Rispondi
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    Christian 16/10/2012 a 22:36

    Purtroppo ti do ragione..Rivoglio i muse di Showbiz e di Hullabaloo

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    Matteo 20/11/2012 a 21:08

    sei ridicolo fatti un trapianto di orecchie non capisci veramente niente di musica sei il classico tipo che critica male per il gusto di criticare male. recensione schifosa

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      Stefano Gallone 21/11/2012 a 11:43

      Caro Matteo,
      la mia recensione sarà anche schifosa, per carità, ma tu (come tanti altri) devi forse davvero imparare un minimo di rispetto per le opinioni diverse dalle tue.
      Se tu avessi letto mai qualche mia altra recensione musicale o cinematografica, ti saresti accorto non difficilmente che non sono affatto il “classico tipo che critica male per il gusto di criticare male”.
      Questa tua / vostra ottusità (purtroppo tipica ed incurabile, in certi contesti) mi può solo provocare sdegno e (purtroppo) indifferenza dovuta al tuo / vostro non voler capire o accettare i pensieri degli altri.
      Così facendo, non andremo mai da nessuna parte.
      Buon schifo. E complimenti, invece, a te che, evidentemente, di trapianti di orecchie forse non hai bisogno.
      Buon per te. Goditi la tua suprema superiorità e felicità professionale.

      Ciao.

      Rispondi
  36. avatar
    Cla 16/03/2013 a 01:00

    ASSOLUTAMENTE D’ACCORDO IN TOTO

    DICIAMO ADDIO ANCHE AI MUSE

    Rispondi
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    Brian 08/04/2013 a 21:09

    La peggior recensione che abbia mai visto,sembra scritta da un bambino.. Siete patetici!

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      Stefano Gallone 16/04/2013 a 10:37

      Patetico semmai è il disco, caro Brian.
      Goditelo pure assieme a recensioni un po’ più leccapiedi.
      Ciao e grazie per la lettura (se l’hai letta davvero).

      Rispondi
  38. avatar
    Alex DM 03/07/2013 a 01:55

    Ma non hai capito che e’ proprio questo il bello della band? Il fatto che non sono mai banali. The 2nd Law non e’ assolutamente banale. Saranno pure diventati commerciali ma fanno ancora ottima musica. Ti consiglio di riascoltarlo (neanch’io l’ho apprezzato al primo ascolto) e di ascoltare soprattutto i live. Perche’ dal vivo sono assolutamente mostruosi!

    Rispondi
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      Stefano Gallone 04/07/2013 a 22:42

      Salve Alex, grazie per il commento.
      Mi spiace ma, per contro, è proprio una delle cose più banali, inutili e brutte che io abbia mai ascoltato negli ultimi anni. Per me, naturalmente. Certamente, live è tutta un’altra storia, l’ho detto. Purtroppo, secondo la mia personale visione e il mio personale gusto, in questo caso siamo dinanzi ad un fallimento di disco. Senza idee e, forse, senza neanche tanta voglia di fare davvero le cose come le si sa fare.
      Un saluto a lei.

      Rispondi
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    Davide Gilmour 08/07/2013 a 21:19

    Salve,
    La sua recensione coglie in pieno la mia percezione complessiva dell’album, comprese le canzoni che “rimanda a settembre”. Aggiungo due cose che penso io: la prima sono i testi: i testi sono calati a livello di tematiche in maniera terribile: oramai le canzoni d’amore sono palesemente d’amore, l’amore più spicciolo, più banale, senza metafore o altre tecniche per celare una parola tanto inflazionata.
    La seconda è che, per me, l’unica canzone stile MUSE presente nell’album è il pezzo solo strumentale Isolated System.

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      Stefano Gallone 13/07/2013 a 10:47

      Salve Davide. La ringrazio molto per la lettura. Speriamo in qualcosa di migliore in futuro. Saluti a lei.

      Rispondi
  40. avatar
    Michele 12/07/2013 a 15:59

    Io non ho tutto questo background, nel senso che ‘the 2nd law’
    è stato il mio primo ascolto voluto di un album dei Muse.

    L’ho cercato perchè avevo sentito parlar molto bene del gruppo,
    ma sinceramente ho davvero fatto una fatica terribile ad ascoltarlo
    fino alla fine.

    Dopo questo disco non ho nemmeno intenzione di andare a cercare quanto di bello possano aver fatto in passato, tanto nel passato di roba bella ce n’è a non finire…

    Rispondi
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      Stefano Gallone 13/07/2013 a 10:44

      Salve Michele.
      No, non sia così drastico, si fidi. Questo disco è orribile ma è un caso a sé. ascolti molto tranquillamente tutti i loro album fino al live di Wembley, quindi: Showbiz, Origin of symmetry (soprattutto!), Absolution, Black holes and revelations e H.A.A.R.P. Lì c’è davvero tutta la loro essenza e potenza.
      Un saluto a lei e grazie per la lettura.

      Rispondi
  41. avatar
    Tiziano Sorgi 13/07/2013 a 23:07

    Sinceramente questa recensione mi è sembrata un po’ esagerata, anch’io non ho amato quest’album come i precedenti ma ho voluto vederlo come una ricerca di nuove sonorità, lo dicevano già dalla fine di The Resistance che avevano l’intenzione di creare un album con un ritmo più orchestrale del solito e di avvicinarsi all’elettronica, ma dal non gradire fino al definirli EX GRANDE BAND mi sembra troppo. Devo ammettere che comunque ci sono alcuni brani che non mi sono dispiaciuti affatto, uno su tutti Explorers che sebbene non si possa per niente definire Rock ha un testo e una melodia eccezionali. Spero che nel prossimo album si torni a sonorità più potenti ma sono sicuro che questa esperienza li aiuterà a creare un suono “simbolo” dei MUSE! grazie comunque della recensione

    Rispondi
  42. avatar
    Manu 24/12/2013 a 21:31

    Ma quante parole e quante risposte che dai non devi giustificarti Stefano..
    In ogni caso non sono d’accordo con la critica. I Muse sono grandi artisti e per me le loro composizioni sono capolavori in termini di musicalità, ma anche in significato..
    Saluti

    Rispondi
  43. avatar
    Stefano Gallone 26/12/2013 a 02:43

    Quanto al concetto di “capolavoro”, nella comprensione dei facenti parte dell’epoca attuale, c’è da lavorare un bel po’ sul versante cognitivo. Ma va bene, ognuno ha il suo metro di giudizio.
    Incredibile, a distanza di un anno e mezzo questa recensione ancora attira commenti.
    Grazie mille per l’attenzione, Manu.
    Saluti.

    Rispondi
  44. avatar
    fenfaranfore 30/01/2014 a 19:10

    a mio parere questo è il miglior album dei muse. ma evidentemente sono il solo a pensarlo.

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      Stefano Gallone 30/05/2014 a 02:23

      Salve “fenfaranfore” (…). Grazie per la lettura. No, stia tranquillo, non è affatto il solo e va più che bene. Questo è il suo giudizio e, come tale, poiché espresso in maniera consona, è insindacabile.
      Saluti

      Stefano Gallone

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    Andrea 28/05/2014 a 09:37

    Uno più babbo dell’altro sti critici. Stanno alla musica come una zanzara mentre si sta scopando di gusto.

    Rispondi
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      Stefano Gallone 30/05/2014 a 02:21

      Indubbiamente divertente la costruzione della Sua affermazione paragonante, Andrea. Qualora, invece, voglia Lei esporre la Sua personale e quanto più ampia rassegna di motivazioni e considerazioni sull’album, sarei davvero ben lieto di leggerla. Poi mi indichi anche i nomi egli altri critici “babbi” (con rispettiva motivazione di inadempienza) in modo da venire a conoscenza del loro pensiero in merito.
      Grazie.
      Saluti

      Stefano Gallone

      Rispondi
  46. avatar
    Peppe 19/05/2015 a 23:49

    Immagino sarà difficile ottenere risposta , visto il tempo trascorso, cmq , se possibile, mi piacerebbe ( premettendo di aver apprezzato il disco ) entrare nello specifico delle tue critiche. Insomma non in merito al giudizio, ma alla base sulla quale l’hai costruito. Sarà che sento l’urgenza di ampliare il mio orizzonte musicale, approfondirlo per poterlo realmente definire. Dal primo ascolto , ad esempio, avevo avuto impressioni simili, il sentirsi di fronte ad un oggetto con caratteristiche lontane dal conosciuto, “disagiato” in un certo senso. Però riascoltandolo più volte, è incredibile quanto sia lontano ora il mio pensiero a riguardo. Ad ogni modo , complimenti per la pazienza, spero possa includere anche me ù.ù

    Rispondi
  47. avatar
    Stefano Gallone 20/05/2015 a 15:21

    Ciao Peppe, grazie per l’attenzione e la curiosità.
    Guarda, in tutta sincerità, non saprei cos’altro dire (né vorrei più dire nulla) su questo disco e, onestamente, sto già tremando al rischio di sentire qualcosa di simile nel nuovo che a breve uscirà (dal quale me ne terrò comunque a distanza critica, al momento ho di meglio da ascoltare). Tutto – ma proprio tutto – quello che avevo da dire è scritto nell’articolo e chiarito al meglio delle mie possibilità nelle mie risposte ai commenti.
    Un saluto e grazie ancora.

    Stefano

    Rispondi
  48. avatar
    Mario 16/10/2017 a 23:52

    Ciao Stefano !Concordo pienamente sulla tua critica su questo album, anche a me ha insoddisfatto parecchio. Mi rimane da dire però che i Muse non sono del tutto defunti dopo l’uscita di Drones di certo non paragonabile ad Origin of Simmetry. Speriamo solo in bene per il nuovo album!

    Rispondi

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