Mozione e Rimozione. La doppia linea palestinese del Parlamento italiano

In aula il solito teatrino cerchiobottista durante la votazione per il riconoscimento di uno Stato palestinese

Mideast Israel Palestinians«Avanti al centro contro gli opposti estremismi» affermava con sornione accento modenese il Dio di Guccini nella sua canzone “La Genesi”. L’Italia ha deciso di non scegliere, o meglio di scegliere le due facce della medaglia – rinnovando l’inestinguibile spirito democristiano. Dopo il sempre riproposto colpevole silenzio, ieri mattina il Parlamento ha avuto un picco di attività approvando ben due mozioni sul riconoscimento della Palestina: una presentata dal Partito Democratico e l’altra dal gruppo parlamentare Area Popolare.

PARTITO DEMOCRATICO (insieme a Sel) - La mozione prevede il riconoscimento dello stato palestinese impegnando il governo «a continuare a sostenere in ogni sede l’obiettivo della costituzione di uno stato palestinese che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo stato d’Israele, sulla base del reciproco riconoscimento e con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo». Un impegno a garantire la creazione di uno stato secondo i confini del 1967 ma pur sempre «tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello stato di Israele».

AREA POPOLARE (Ncd, Udc, Scelta Civica) - I centristi non sostengono direttamente il riconoscimento di una prima forma statuale palestinese bensì legano tale atto ad una condizione antecedente. La mozione infatti prevede che il governo promuova «il raggiungimento di un’intesa politica tra il gruppo islamico Hamas e il suo antagonista laico Al-Fatah che, attraverso il riconoscimento dello stato d’Israele e l’abbandono della violenza determini le condizioni per il riconoscimento di uno stato palestinese».

OPPOSIZIONE - Il M5s invece ha presentato un suo testo molto critico con Israele che è stato prontamente bocciato. Sul fronte opposto la Lega richiedeva al governo di «non assecondare né agevolare i tentativi unilaterali dell’Autorità nazionale palestinese tesi ad ottenere il riconoscimento internazionale».

DUALISMO - Chiaramente i due testi approvati hanno valore diametralmente opposto generando molta confusione prima tra i parlamentari e poi tra gli spettatori interessati. Così mentre il capogruppo Pd alla camera Roberto Speranza twitta: «Oggi è un bel giorno per il Parlamento. Approvata mozione per il riconoscimento della Palestina. #duepopoliduestati»; al contempo l’ambasciata israeliana a Roma comunicava di apprezzare la «scelta del Parlamento italiano di non riconoscere lo Stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto fra Israele e i palestinesi, sulla base del principio dei due Stati, come giusta via per conseguire la pace». Il tentennamento del Parlamento è stato interpretato da Fabrizio Cicchitto (Ncd) come se la mozione di Area Popolare fosse un semplice chiarimento di quella Pd. Una sorta di appendice che per molti sarebbe il risultato delle reazione al voto che evidentemente ha turbato i nostri tanto amati partner internazionali.

IsraeleMONDO - La Palestina è riconosciuta – entro i confini del 1967 – da gran parte degli stati dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale (rappresentano quasi i due terzi degli stati membri dell’Onu, molti dei quali furono i Paesi “non allineati”) oltre che dalla Svezia (da pochi mesi primo grande paese dell’Unione Europea a farlo). Il Parlamento Europeo invece annaspa ancora intorno all’ormai celebre risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza che, negli ultimi quarant’anni, ha solo generato ulteriore confusione interpretativa tra israeliani, palestinesi e popolazioni arabe. I parlamenti di Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Regno Unito hanno votato risoluzioni o mozioni simili – meno ambigue in realtà – senza però dar seguito al riconoscimento ufficiale da parte dei rispettivi governi. Nella maggioranza dei casi i governi decidono di avviare il processo di riconoscimento della Palestina sostenendo la “soluzione a due stati” che prevede la creazione di due entità autonome. Al contrario il governo israeliano e i suoi alleati, soprattutto gli Stati Uniti, sostengono invece che riconoscere unilateralmente lo stato palestinese sia un ostacolo per i negoziati.

USA - Gli Stati Uniti sostengono Israele con oltre 3 miliardi di dollari di sussidio militare ed economico annuale. Tuttavia il Congresso Usa non ne parla affatto: i liberali nonostante siano “naturali oppositori” dei sussidi a governi che violano i diritti dell’uomo apertamente; i conservatori sebbene rifiutino in genere l’idea di sussidio economico. Nessun altra nazione ha mai offerto il livello di supporto diplomatico che Washington offre a Israele, difatti sono gli unici ad affiancarlo durante i dibattiti dopo le diverse violazioni israeliane delle leggi internazionali (cosa non da poco ricordando il potere di veto del singolo membro Usa nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite). Esempio eclatante fu il cosiddetto “problema demografico” degli anni ’80, cioè l’eccessiva presenza araba in uno stato ebraico. Una definizione quasi sociologica che però nascondeva un intrinseco concetto razzista facilmente intuibile traslando tale azione in qualsiasi altro territorio. Gli esborsi diretti degli Stati Uniti a Israele ammontano a circa il 10% di tutti gli aiuti statunitensi all’estero nonostante che gli israeliani rappresentino solo una minima della popolazione mondiale – il magico mondo delle lobby. In pratica gli israeliani ricevono pro capite 10.000 volte di più in aiuto estero della media Usa, nonostante il fatto che è una delle nazioni più ricche al mondo (ha diverse posizioni in più rispetto all’Italia nella lista degli Stati per PIL pro capite del Fondo Monetario Internazionale).

Francesco Malfetano
@FraMalfetano

foto: www.ilgiornale.it; www.america24.com

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