
Monte Paschi di Siena, si allarga lo scandalo
Siena – Lo scandalo finanziario e giudiziario che sta coinvolgendo Monte Paschi di Siena, la storica banca fondata nella città senese nel 1472, si allarga a macchia d’olio con il passare delle ore e dei giorni, e le dimissioni di Giuseppe Mussari dalla carica di presidente dell’Associazione bancaria italiana sono la dimostrazione incontrovertibile della resa pubblica di quanto accade ai conti dell’istituto bancario.
Uno scandalo, quello di Mps, che nasce da investimenti rischiosi sui derivati – titoli che si basano sul valore specifico di un bene, utilizzati nelle manovre speculative e di hedging - e che avrebbero comportato una perdita netta per le casse della banca di almeno 800 milioni di euro, circa il 15% dell’intero fatturato, stimato in 5,5 miliardi di euro. La perdita, nei fatti molto più grande, sarebbe tuttavia stata coperta da un “prestito” statale che ha scatenato la durissima reazione di una parte della politica, e quantificato in 4 miliardi di euro.
Già dal 2012 la banca senese sta vivendo un periodo di crisi, coincidente (ma non del tutto) con l’attuale congiuntura economica, e che ha imposto un piano di riassetto particolarmente doloroso, con la chiusura di centinaia di sportelli e la messa in mobilità di alcune migliaia di dipendenti (tra i 4.000 e i 5.000), atto dovuto per il grave buco di bilancio creatosi con l’acquisto di Banca Antonveneta, passata nel 2005 nelle mani degli olandesi di Abn Amro, acquisiti poi dal Banco Santander (anch’esso in crisi e costretto a chiedere l’intervento europeo e spagnolo), che nel 2008 ricevette nove miliardi di euro da Mussari per prenderne possesso.
La crisi politica, in ogni caso, si è generata quando si è ricordato che i vertici della Mps sono generalmente “indicati” dai partiti del centrosinistra italiano, e dunque gli avversari, complice la campagna elettorale, hanno trovato un nuovo appiglio per ampliare la polemica, con PdL, Lega Nord e Fratelli d’Italia (la formazione che fa capo a Giorgia Meloni) in testa nell’accusare la Mps di essere «la banca del Partito Democratico». Affermazioni che hanno scatenato l’ira di Pier Luigi Bersani, che ha precisato: «I partiti sono partiti, le banche sono banche», rimarcando l’assenza di un coinvolgimento diretto negli affari dell’istituto.
La vicenda avrà comunque una coda fin troppo lunga, e sugli eventuali illeciti penali sono intervenute Banca d’Italia e Consob, precisando che solo grazie alla nuova amministrazione (presidente Alessandro Profumo, già Ad di Unicredit) sono emersi documenti chiave per una possibile inchiesta: «La vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa è emersa solo di recente a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’Autorità di vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Mps».
L’ennesimo scandalo bancario è lungi dal terminare in una nuvola di fumo, e nuovi sviluppi sono dietro l’angolo.
Stefano Maria Meconi
@_iStef91
Pingback: Monte dei fiaschi di Siena e il Pd, il partito delle banche