
Milano nega cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Forse pressioni da Pechino
Ancora una volta le logiche economiche e di profitto dominanti nel capitalismo ormai globalizzato scavalcano quelle dettate dalla solidarietà umana. Questo il pensiero di molti davanti alla decisione del consiglio comunale di Milano di sospendere la delibera per la concessione della cittadinanza onoraria al Dalai Lama: dopo Roma, Torino e Venezia anche il capoluogo lombardo avrebbe dovuto consegnargli le chiavi della città, ma a Palazzo Marino si è scelto di non ‘rischiare’ di incrinare i rapporti con la Repubblica popolare cinese.
I timori rispondono ad un aspetto molto pratico e concreto: non compromettere il successo di Expo 2015 che Milano sta organizzando con tanta cura (e spese, e investimenti). La Cina avrà infatti in quell’occasione uno dei padiglioni più importanti e certo non sarebbe una mossa vincente inimicarsela, ma sembra che nella vicenda si siano verificate mosse ben più meschine da parte delle autorità governative di Pechino, come pressioni arrivate direttamente nella sede del comune attraverso richieste di incontri, una visita del console cinese e addirittura un coinvolgimento della prefettura e della Farnesina.
La sospensione della cittadinanza onoraria, che potrebbe essere sostituita dalla concessione a sua santità Tenzin Gyatso di partecipare a una seduta consiliare in cui potrà parlare alla città, è passata in consiglio con 16 voti a favore, 12 contrari e 3 astenuti.
Convinto che si tratti di una decisione «convincente e ragionevole» è il primo cittadino, Giuliano Pisapia, che nel commentare la scelta ha assicurato di voler ricevere il Dalai Lama a Palazzo Marino durante la sua visita a Milano, intenzione confermata anche al console cinese rappresentante nel governo di Pechino.
Laura Dabbene