
Milano, animalisti contro il circo giocattolo della Lego: «È diseducativo»

La confezione del "Grande circo Lego". Un gioco diseducativo e molto costoso: la confezione è in vendita per quasi 60 euro
Milano – Una protesta che mescola lotta contro la mercificazione degli animali nei circhi e sensibilità per una questione mai risolta a livello legislativo, quella intrapresa dal gruppo Centopercentoanimalisti che nel corso della scorsa notte ha appeso un grande manifesto nella fabbrica milanese della Lego, noto marchio di giocattoli – famosa in tutto il mondo per i mattoncini colorati con i quali è possibile costruire praticamente qualsiasi oggetto, dalla gru sino al Taj Majal o l’Empire State Building – per protestare contro il nuovo circo-Lego.
Secondo gli animalisti, infatti, lasciare che i bambini crescano insieme a questo gioco, che ritrae gli ambienti tipici del circo – tendoni colorati, giocolieri e animali selvatici intrappolati in gabbie anguste e prive di qualsivoglia norma igienica – incuta negli infanti l’idea, chiaramente erronea, della naturalezza degli ambienti circensi, fuorviando così le giovani menti, che crescendo potrebbero giustificare gli abusi alla libertà delle fiere, poste in cattività. «Chiediamo alla Lego che faccia un passo indietro, si renda conto dell’enorme danno che fa agli animali e ritiri dal mercato le confezioni aberranti», questo uno dei messaggi che appare nel forum ufficiale dell’associazione.
Sebbene il mercato circense sia una macchina che, anche in tempi di ristrettezze economiche, garantisce occupazione a una mole consistente di persone, impiegate nelle attività più disparate, appare necessario che il legislatore approvi, se non ora quanto meno nella prossima legislatura, una legge per la regolamentazione del circo, che sostituisca l’ormai vetusto testo risalente al 1968, il quale riconosce agli associati nell’Ente Nazionale Circhi una rilevante funzione sociale, permettendo così l’accesso, a Moira Orfei e colleghi, a un finanziamento pubblico contenuto nel più volte rimaneggiato Fondo Unico per lo Spettacolo.
Non si fa accenno alcuno, nel decreto di quarantaquattro anni fa, al reato di maltrattamento di animali, fattispecie sempre più frequente nei circhi italiani, e che ricorda la triste vicenda della giraffa scappata da un circo a Cesena lo scorso 21 settembre e poi morta, per una dose eccessiva di tranquillante combinata al grande sforzo fisico. Sebbene detto reato sia regolato dalla legge 189 del 20 luglio 2004 (Dei delitti contro il sentimento per gli animali, che prevede alcune fattispecie particolari, come ad esempio il divieto per le industrie della pelliccia di utilizzare cani e gatti nella produzione dei capi d’abbigliamento), i circhi sembrano esenti da qualsivoglia controllo, contribuendo così al mantenimento di una illegalità latente.
I deputati e i senatori che dal 2013 occuperanno gli scranni parlamentari dovrebbero prendere esempio dalle numerose iniziative legislative che ci giungono da ogni parte del globo: dalla Bolivia, che vieta l’uso di animali di qualsivoglia genere nei circhi, al Perù che vieta l’uso di quelli selvatici (tigri, elefanti, serpenti, coccodrilli e compagnia bella), sino alla Gran Bretagna dove il dibattito è tuttora in corso.
Stefano Maria Meconi