
Un microcosmo umano in cerca di purificazione. “Dopo la pioggia” di Tracy Farr
'Dopo la pioggia', il nuovo romanzo di Tracy Farr, indaga i legami umani e gli affetti familiari oltre ogni concezione di spazio e tempo
L’intera storia della letteratura ci ha regalato, nel corso dei secoli, una miriade di trattazioni generazional-familiari come anche storie decisamente meno sontuose ma, al contempo, dotate di un respiro talmente ampio da abbracciare un vastissimo corpo non tanto discorsivo quanto emotivamente mosso da una serie di significanti che riescono a superare le eventuali barriere della narrazione fine a sè stessa.
Non sta a noi, ovviamente, fare qui un excursus già ampiamente sottoposto a lenti di ingrandimento più o meno erudite per mezzo di corpose trattazioni saggistico-accademiche e tuttora oggetto di studio approfondito. Ci ronza in testa soltanto un’unica e semplicissima domanda: perché continuare a cavalcare la scia di simili scelte (simili nel senso effettivamente letterale del termine) per racchiudere il senso universale delle proprie argomentazioni nel corpo di un romanzo di impronta sostanzialmente classica, anche se dichiaratamente avvolta da aromi quasi sovrannaturali di letteratura intesa come una sorta di catarsi, quando non proprio pace dei sensi?
Se si continua a nutrire ancora oggi, su ogni lato del pianeta, il bisogno di affidarsi ad ambientazioni che partano da contesti familiari per generare qualcosa di – per l’appunto – familiare in chi si approccia alla sostanza proposta, forse è perché si tratta di una scelta più agile ed efficace – se ben tradotta in buona dimestichezza espressiva – da porre in essere per tramandare al lettore ciò che si ha nell’animo al momento della scrittura.
LA NATURA DELLE RELAZIONI UMANE – Ed ecco, allora, che un romanzo come Dopo la pioggia della australiana (naturalizzata neozelandese) Tracy Farr (edito in Italia da Parallelo45 Edizioni; titolo originale: The hope fault) si fa spazio nel marasma indistinto di produzioni a buon mercato per far emergere tutto il suo potenziale allegorico – ma anche filosofico, sotto certi aspetti – allo scopo di riflettere sulla natura delle relazioni umane, sulla capacità più o meno presente e condivisa di accettare le zone d’ombra della propria anima come parte costituente del tutto individuale per poi sfidarne a duello i meandri più oscuri e tumefatti.
In quel di Cassetown – cittadina di mare appositamente inventata e accuratamente strutturata nella geografia spaziotemporale della narrazione – Iris e la sua famiglia allargata (composta da suo figlio, il suo ex marito, la di lui nuova moglie, la rispettiva bambina e l’amica del cuore della protagonista) si ritrovano per portare via tutti gli averi che hanno fino a quel momento condiviso in una casa di vacanza appena venduta. Per un ultimo e piovoso fine settimana, dunque, tutti si riuniscono per uno scopo che da semplice e apparentemente futile si trasforma in una catena di dinamiche interpersonali complesse e di difficile collocazione in una sfera emozionale prettamente razionale che, anzi, disvela tutto il potenziale incerto e angoscioso di assolutezze che vacillano a tal punto da non risultare più tali (anche se forse non lo sono mai state).
UN UNICUM SPAZIOTEMPORALE – In Dopo la pioggia, tempo e spazio sono coprotagonisti in grado di intavolare una costruzione e, al contempo, frammentazione analitica di legami umani che, volenti o nolenti, costituiscono il fulcro di un intreccio che non è solo quello narrativo ma anche – anzi soprattutto – qualcosa di universalmente umano e orientato verso livelli di accettazione ideologica e morale assolutamente non facili da condividere o anche solo assimilare.
Tempo e spazio, si diceva. Ebbene, Dopo la pioggia ha una sorta di valenza metadiscorsiva nel suo suddividersi in tre macrosezioni che, di fatto, costituiscono i tre atti principali attraverso i quali si dispiega il tutto. In “Pioggia” la vicenda di partenza è quella della suddetta famiglia, ma in “Rosa” si viaggia indietro di ben cento anni per stabilire connessioni con la figura di una matriarca la cui consistenza non si stacca da – anzi talvolta spiega – ciò che porta a conclusione (se di conclusione si può parlare) “Speranza”, l’atto risolutivo che restituisce il lettore al presente per un ultimo intenso e intimo discorso esistenzialista sul senso e sul potenziale significato delle relazioni umane.
PAGINE INTIME E PURIFICATRICI – Ecco: intimo. È questo, probabilmente, l’aggettivo adatto a descrivere un romanzo come Dopo la pioggia se al centro della questione risiede ogni possibile significato di concetti come dimora e nucleo familiare, necessità di disfare per ricominciare, coraggio di accettare l’equilibrio precario di una quotidianità che fuoriesce dall’ordinario per invadere decisivamente la sfera del sentire interiore sia individuale che collettivo. Tanto nell’animo di ogni singolo personaggio quanto nel corpo della struttura letteraria utilizzata, il senso di orientamento nel mare burrascoso dell’esistenza terrena gestisce ogni specifico tentativo di purificazione rivolto a un desiderio di rinascita che è quanto di più umano e naturale si possa autodifendere sotto lo scroscio di un nuovo ciclo di vite che esiste ora ma guarda all’eternità.
Dopo la pioggia di Tracy Farr
Parallelo45 Edizioni
Pagine: 346
Stefano Gallone
@SteGallone