
Micro-budget, il trionfo si ripete
La classifica box office Usa della scorsa settimana citava, nell’ordine: Mission Impossibile, Sherlock Holmes, Millennium, Alvin Superstar e via dicendo. Nulla di strano, se non fosse che i titoli sopracitati andavano dalla seconda posizione in giù. Alla testa della graduatoria, con 35 milioni di dollari raggranellati in un solo weekend, campeggiava orgoglioso L’altra faccia del diavolo (The Devil Inside), horror diretto dallo sconosciuto William Brent Bell.
In Italia uscirà appena a marzo, ma il passaparola sta già sbrigando il suo dovere pubblicitario e informativo. Costato poco meno di un milione di dollari, ambientato a Bucarest e nella Roma Vaticana, L’altra faccia del diavolo è il prototipo di una nuova sfida targata Paramount – di cui ricorre quest’anno il centenario della fondazione – che consiste nel puntare su film a costo quasi zero, finanziandone la realizzazione o comprandoli già pronti per spedirli subito in sala e rendere immediatamente attivo il bilancio dell’investimento. Al fine di dare continuità al progetto, la Paramount ha generato un’apposita etichetta battezzata Insurge Pictures.
Idea economicamente vincente, specie in virtù del fatto che gli irrisori costi in gioco renderanno facilmente fruttuosi anche film incapaci di fare prodezze al botteghino. Sembra – e in effetti è – talmente semplice che viene da chiedersi perché nessuna major ci abbia mai pensato prima d’ora, essendo i rischi economici ridotti al minimo e le possibilità di colpaccio piuttosto elevate, potendo contare su sistemi distributivi e pubblicitari a dir poco massicci. Ma al di là della questione intrioti, quanto potrebbe realmente giovare al Cinema un’operazione così?
Fermo restando che ad oggi è chiaramente prematuro azzardare giudizi definitivi, il progetto Insurge va intanto promosso sulla fiducia. Nella realtà cinematografica odierna, fatta di scarsi investimenti nei giovani talenti e costretta a convivere con l’impossibilità di fronteggiare lo strapotere major, vedere che un colosso come la Paramount abbia scelto di investire addirittura nel micro-budget rincuora e apre a ottimistici scenari futuri. Dopo i buoni responsi box office ottenuti da The Devil Inside, appare in effetti realistico ipotizzare che pure altre grandi dell’industria hollywoodiana (e non solo) seguano presto l’esempio. Ne potrebbe derivare una sorta di rete produttivo-distributiva a suo modo autonoma eppure connessa al mainstream, in grado di soddisfare equamente sogni monetari e artistici di produttori e registi.
L’incognita dell’intera operazione risiede però proprio nell’aspetto più caro agli appassionati: la qualità. Specie se il modello di riferimento continuerà ad essere un bluff mediatico come Paranormal Activity, di cui L’altra faccia del diavolo sembra ricalcare banalità e stereotipi senza troppi sforzi creativi. Il rischio è evidente: che i soldi “risparmiati” nelle varie micro-produzioni vengano parzialmente reinvestiti in pubblicità ingannevole e campagne virali web, spacciando per nuovi fantomatici “casi” cinematografici delle mediocri riprese amatoriali o poco più. Non sarebbe la prima volta. Ma di questo bisognerà riparlare fra qualche tempo, dopo aver assistito al primo drappello di esperimenti marchiati Insurge. Se ne prevedono dieci per il prossimo anno: ognuno avrà 100.000 dollari a disposizione.
La predominanza horror all’interno dell’universo low & micro budget non deve stupire. Trattasi di un genere croce e delizia: avaro di grandi capolavori, straripante di accozzaglie inguardabili, ma allo stesso tempo colmo di gioiellini, frutto di intuizioni brillanti e tecnica sopraffina. Materia perfetta per testare la presenza di vera creatività e smascherare superbie pseudo-autoriali. E soprattutto, è l’unico genere cinematografico puro sempre in voga presso il grande pubblico e contemporaneamente alla portata di giovani filmmakers dal cervello pieno e le tasche vuote.
La Storia del Cinema pullula di casi celebri al riguardo: gran parte dei capisaldi horrorifici sono accomunati proprio dai bassissimi costi di realizzazione. Il più classico fra quelli moderni è La casa, diretto da un ventiduenne Sam Raimi e ben presto divenuto cult. Ma ci sono anche Venerdì 13, Halloween di John Carpenter e La notte dei morti viventi di George A. Romero. Va citato pure il mockumentary The Blair Witch Project, assai meno fondamentale nella storia del genere ma altrettanto redditizio e venerato.
Al di fuori dell’horror, fra i trionfi di botteghino a costo quasi zero spiccano il cult erotico La vera gola profonda, Rocky (costato un milione di dollari, ne incassò 225), Clerks e l’australiano Interceptor con Mel Gibson. Ebbero ottime plusvalenze anche El Mariachi di Robert Rodriguez e il documentario Super Size Me. In tempi recentissimi ha fatto parlare di sé il francese Donoma, a detta di molti il film meno costoso di sempre: 150 euro, peraltro utilizzati per una scena poi tagliata in fase di montaggio. Il budget zero assoluto è ormai dietro l’angolo.
Mathias Falcone
Foto via: the-numbers.com e popcultureshock.com