
Martina Franca tra classico e contemporaneo
Aggiunto da Natalia il 07/08/2010.
Tags della Galleria Cultura e Spettacolo, L'arte e la storia, Primo piano, Teatro, Viaggi
Tags: abbattimento fisico e morale, Accademia Paolo Grassi, Anila Rubiku, aree boschive, arricchimento, artista, Associazione nazionale dei critici musicali italiani, attività culturale, bari, barocco, Benemeriti della Cultura e dell’Arte, Brindisi, cambiamento, capocollo, Carla Moreni, Centro Artistico Musicale Paolo Grassi, Conservatori di Monopoli e di Lecce, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, Domenico Carella, Eduardo De Filippo, Ennio Bertrand, equilibrio sociale, Fabrizio Vona, Festival dei Due Mondi, Festival della Valle d’Itria, Filippo Centenari, Fondazione Paolo Grassi, Georg Friedrich Händel, Giorgio Strehler, giornalista musicale, Giovanna Bianco, groviglio, Il Sole 24 Ore, interpretazione, Lia De Venere, luce al neon, luoghi d’origine, macerie, Mariella Devia, Martina Franca, masserie, Medaglia d’onore, mezzosoprano, muretti a secco, Murge, musica classica, musica lirica, Nina Vinchi Grassi, Nino Rota, Nove artisti per “Napoli milionaria”, oggetti, pagina bianca, Palazzo Ducale, Paolo Grassi, patrimonio operistico italiano ed europeo, penna, Piccolo Teatro di Milano, Pino Valente, povertà, Premio Abbiati, prosa, puglia, Raffaele Fiorella, Rodelinda, segni neri, semplicità, Sonia Ganassi, soprano, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici, Spoleto, stile vocale, suggestive tavolate serali, talento, Taranto, teatro musicale, tecnica, tecnologie digitali, Trulli, uliveti, Valle d'Itria, Video, viti, “Napoli Milionaria”
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La grande semina culturale estiva nel delizioso comune tarantino
di Natalia Radicchio
Taranto – A Martina Franca c’è un affaccio bellissimo, su via Alcide De Gasperi, che ti restituisce tutti insieme gli odori, i colori e le vibrazioni uniche di una spettacolare distesa verde in cui biancheggiano le famose abitazioni di origini protostoriche, i Trulli, realizzate in pietra a secco e con il tetto a forma di cono.
Siamo di fronte alla Valle d’Itria, quella porzione di territorio della Puglia centrale a cavallo tra le province di Taranto, Brindisi e Bari, che coincide con la parte meridionale dell’altopiano delle Murge, e che da il nome al Festival attraverso cui la città di Martina è conosciuta in tutto il mondo: il Festival della Valle d’Itria, appunto.
Oltre ad un incantevole paesaggio punteggiato dai caratteristici muretti a secco, masserie, viti, uliveti e aree boschive, al barocco specifico del centro storico, a una tavola ricca di prelibatezze gustose e profumate come il capocollo locale (nella cui storia grandi interpreti sono il vino del luogo, le erbe aromatiche tipiche della macchia mediterranea, e un fragno presente solo in Puglia), questa elegante e garbata città offre anche una vivace attività culturale, che trova massima espressione proprio nella stimata manifestazione estiva. Nato come festival di musica lirica, cui è stato riconosciuto cinque volte il prestigioso Premio Abbiati dell’Associazione nazionale dei critici musicali italiani, ha poi aggiunto anche prosa e musica classica.
Numerosi sono stati i capolavori del ricco patrimonio operistico italiano ed europeo riscoperti dal Festival della Valle d’Itria e interpretati, assieme agli inediti, da straordinari talenti spesso giovani.
Nell’ambito della sua 36esima Edizione appena conclusasi, è stato consegnato al soprano Mariella Devia il Premio Bel Canto “Rodolfo Celletti”, mentre al mezzosoprano Sonia Ganassi, interprete eccellente di Rodelinda (e già vincitrice del Premio Abbiati), nell’omonima opera di Georg Friedrich Händel che ha chiuso l’edizione di quest’anno, il 33° Premio “Bacco dei Borboni”. Il 16° Premio “Lorenzo D’Arcangelo” è stato conferito alla giornalista musicale de Il Sole 24 Ore Carla Moreni, che ha saputo meglio raccontare la manifestazione nella precedente edizione.
Il merito di aver creato un tale gioiello nel panorama musicale italiano e internazionale, insignito da parte dal presidente della Repubblica della Medaglia d’onore riservata ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte, è del Centro Artistico Musicale Paolo Grassi, dedicato a quel Paolo Grassi fondatore con Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano, e così tanto legato ai luoghi d’origine dei suoi genitori che amava raccontare: «Noi avevamo una casa con il lastrico sul tetto e ci andavamo a mangiare verso le dieci di sera, il pane bagnato con l’acqua, pieno di pomodori… si mangiava e si parlava sotto le stelle, fino all’una di notte. Parlo di quando avevo cinque, sei, sette anni… di quando ero bambino. Venivamo d’estate a Martina Franca. Io allora non mi rendevo conto del valore didattico di queste vacanze».
E si, perché le case pugliesi sono differenti da quelle del resto della penisola italiana per i tetti in stile greco, cioè piatti. E d’estate, quando non fungono da asciugapanni o da essiccatoi naturali (per fichi, noci, fave), si fa presto a imbandire suggestive tavolate serali.
Il Centro Artistico Musicale porta avanti due importanti progetti: la Fondazione Paolo Grassi, che possiede ben seimila volumi donati da Nina Vinchi Grassi e fornisce un rilevante sostegno al Festival della Valle d’Itria, e l’Accademia Paolo Grassi, che offre ai giovani talenti la possibilità di studiare e di perfezionare la tecnica e lo stile vocale in collaborazione con il Piccolo di Milano e dei Conservatori di Monopoli e di Lecce.
Quest’anno, il Centro ha collaborato inoltre alla mostra d’arte contemporanea, visitabile fino al 31 agosto p.v., Nove artisti per “Napoli milionaria”, promossa dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia e dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della stessa in occasione della riproposta al Festival di uno dei testi di Eduardo De Filippo più popolari. “Napoli Milionaria” era andato in scena, con la regia dello stesso De Filippo e le musiche del grande Nino Rota, solo nel ’77 al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
La mostra, curata da Fabrizio Vona e Lia De Venere e allestita in maniera essenziale e pertinente alla ricca scenografia preesistente delle sale del Palazzo Ducale, ornate dai delicati dipinti a tempera del pittore martinese Domenico Carella, si pone come valida occasione di dialogo trasversale con il teatro musicale. I nove artisti presenti, italiani e stranieri, offrono una personale interpretazione delle vicende e delle tematiche di questa graffiante commedia, attualizzandole attraverso letture inedite e coeve considerazioni. «Pur essendo collocata in un preciso contesto temporale e in luogo particolare, essa (“Napoli Milionaria”, ndr) pone l’accento su problematiche universali e senza tempo: la guerra e la distruzione fisica, le sofferenze individuali e la decadenza dei valori morali che ne sono le conseguenze, la lotta per la sopravvivenza, la necessità della solidarietà umana, la speranza in un futuro migliore», spiega De Venere nella presentazione dell’evento (www.arteincontemporanea.it).
Ottima la scelta dei lavori esposti, particolarmente incisivi: Keep in Touch (2010) dell’eclettico Ennio Bertrand, in cui raffinate tecnologie digitali supportano spettacolarmente l’evocazione dei momenti salienti della vicenda. Avvicinando infatti la mano a quegli oggetti che su un tavolo simboleggiano i tempi della povertà (piatto di maccheroni avanzati) o dell’arricchimento illecito (gioielli vistosi, mazzette di mille lire), questi pronunciano delle frasi che allontanando la mano vengono dette al contrario, incomprensibili come le cause e le conseguenze della guerra nell’animo di Eduardo, e di noi tutti (si spererebbe). Ancora un nome inglese, Waiting for (2010), per l’opera intelligente di Raffaele Fiorella, che ha ‘raccolto’ in undici video-finestre (nel senso che sono dei veri e propri affacci da appartamenti-cubo) altrettanti spezzoni di vita che attende un cambiamento, quale può essere la sperata guarigione della figlia del protagonista della commedia, Rituccia.
Frammenti di vissuto percepibili anche nell’installazione Under construction (2008) di Anila Rubiku, esplicativa nell’impalpabile semplicità di quella sorta di carta modello utilizzata per costruire le casette luminose, monadi trasparenti custodite da cubi di plexiglass. Nel video Sulla pelle (2010), una penna sovrappone le parole di Curzio Malaparte, Anna Maria Ortese, Erri De Luca, Raffaele La Capria e Peppe Lanzetta su una pagina bianca, fino a farla diventare un groviglio di segni neri. Intrigante trasposizione che i due autori Giovanna Bianco e Pino Valente fanno del caratteristico equilibrio sociale napoletano, in cui si riproducono ancora oggi gli stessi modelli di relazione descritti, a partire dal 700, in numerosi diari di viaggio, romanzi e saggi.
Piacevole l’incontro con l’opera di Filippo Centenari, seppure non siano così incoraggianti gli Innesti vitali (2008) dei tubi di luce al neon che, con quei cavi ciondolanti dall’aspetto ancora più inquietante e dismesso delle macerie da cui sorgono, dovrebbero rappresentare a conclusione della Mostra la luce della speranza nell’assoluto abbattimento fisico e morale. Ma «Ha da passà a’ nuttata!» e per domani, vi invito all’opera!
«Io sono nato a Milano… ma sento questo cordone ombelicale con la gente del Sud. Ogni qualvolta cerco di guardarmi dentro, rivedo le querce, i fichi, i sassi delle Murge: ho un amore enorme per la terra dei miei avi, per i costumi semplici dei contadini meridionali. Mi ci rituffo, ogni volta che posso, con l’idea di tornare a casa».
Paolo Grassi in “Quarant’anni di palcoscenico” – a cura di Emilio Pozzi – Mursia, Milano 1977
…e che squisitezza far decantare il ricordo di cotanta Bellezza con qualche fettina del capocollo d.o.p. che “Il Macellaio” Cito Michele porge con grazia e sapienza dalla sua vetrina prelibata!
Bellissimo articolo e golosissima capatina mangereccia dal “Macellaio”. Complimenti e grazie di tanti suggerimenti!
Non c’è di che!