
‘Manet. Ritorno a Venezia’ a Palazzo Ducale
Venezia – Fino al 18 agosto per vedere capolavori d’arte universalmente riconosciuti come l’Olympia di Manet (1863) e la Venere di Urbino di Tiziano (1538) insieme: la tanto discussa Olympia lascia la Francia per la prima volta per la grande mostra Manet. Ritorno a Venezia, presso Palazzo Ducale della città lagunare: circa ottanta opere tra dipinti, disegni e incisioni, per un’esposizione progettata grazie alla collaborazione tra Fondazione Musei Civici Venezia e Musée D’Orsay di Parigi.
La mostra da pochissimo inaugurata non si presenta come una consueta retrospettiva sull’artista francese, ma si focalizza sui modelli da cui il giovane Manet trasse ispirazione: non solo la pittura spagnola di Velásquez e Goya, come è maggiormente risaputo, ma anche la pittura italiana rinascimentale.
Lo spettatore ha la possibilità di deliziarsi non solamente con opere del maestro precursore dell’impressionismo, ma anche con i protagonisti della pittura veneziana del Quattrocento: Tiziano, Tintoretto, Lotto, per esempio, per cui Manet aveva dimostrato un particolare interesse, riuscendo anche a vederne i capolavori di persona, durante i suoi viaggi in Italia nel 1853, nel 1857, nel 1874, e durante un tirocinio al Louvre quando era giovanissimo.
Il percorso dell’esposizione è articolato in nove sezioni tematiche, volte a illustrare l’evoluzione e la novità del linguaggio di Manet: dal ruolo di primo piano tra le avanguardie culturali per giungere all’impegno civile repubblicano e alle visioni marine, dove la pittura en plein air rimane il preludio dell’elaborazione in studio.
Il confronto tra la Venere che Tiziano realizzò per Guidobaldo della Rovere e l’Olympia di Manet, simile nella postura e nel forte erotismo delle due donne, ancora più calcato nell’opera che Eduard realizza 325 anni dopo il pittore veneto (da cui si differenzia anche per l’abbandono dello sfumato e l’uso di tratti e colori più definiti), non è il solo presentato in mostra. Durante il percorso è anche possibile ammirare Le Déjeuner sur l’herbe, altro capolavoro che suscitò scandalo per la disinvoltura del trio cosituito dalla donna completamente nuda e dai due uomini ben vestiti, e che trae palesemente ispirazione da opere di Tiziano e di Giorgione (per esempio, evidente il richiamo a La Tempesta di quest’ultimo). Lo stesso richiamo si riscontra in un’opera di Manet come La peche, che risente pienamente dell’influenza del paesaggismo veneto.
Numerosi ancora gli spunti di lettura critica che hanno portato i curatori a comparazioni evocative finora non osate, come quella fra Le Balcon di Manet e le Due dame veneziane di Carpaccio, o a quella ancor più suggestivac fra il portrait di Émile Zola e il ritratto di Giovane Gentiluomo di Lorenzo Lotto. Oppure la somiglianza tra l’acquarello senza data Le Christ aux anges di Manet, e il Cristo morto sostenuto da tre angeli di Antonello da Messina (1475).
Ma anche altre opere come Le fifre (1866), La lecture (1865-73), vengono in questa sede rilette come una serie di libere interpretazioni di antichi dipinti, affreschi e sculture che il pittore francese ebbe l’opportunità di ammirare durante i suoi due primi viaggi in Italia, nel 1853 e nel 1857. Il 1874, anno della I° Esposizione dei Pittori Impressionisti, è lo stesso del suo terzo viaggio in Italia, dove ritrova anche la città amata da Turner e Byron, immortalata in due piccole tele raffiguranti il Canal Grande. E anche nel suo celebre Bal masqué à l’Opéra (ora a Washington), rifiutato quell’anno dai giurati del Salon parigino (così come furono riufiutati l’Olympia e Le Déjeuner sur l’herbe) si scovano i giochi di maschere e identità nascoste di Pietro Longhi.
Davvero interessante quindi questa accurata interpretazione della pittura di Manet, di cui non si vuole certamente sminuire la carica innovativa e rivoluzionaria, ma semplicemente enfatizzare l’ispirazione dalla pittura non solo spagnola ma italiana e in particolare veneta. Curata da Stéphane Guégan, con la direzione scientifica di Guy Cogeval e Gabriella Belli, questa esposizione rimane un unicum anche grazie alla disponibilità di prestiti eccezionali: del Musée d’Orsay, degli Uffizi, del Metropolitan Museum di New York, della Bibliothèque Nationale de France, del Courtauld Institute di Londra, The Museum of Fine Arts di Boston, The National Gallery di Washington, l’Art Institute di Chicago, il Musée des Beaux-arts di Digione, il Musée di Grenoble, il Musée des Beaux-arts di Budapest, lo Städel Museum di Francoforte, oltre a numerosi collezionisti privati.
Benedetta Rutigliano
@bettyrutigliano
Manet. Ritorno a Venezia
Palazzo Ducale – San Marco 1 , 30124 Venezia
24 aprile 2013 / 18 agosto 2013
Orari: da domenica a giovedì, dalle 9.00 alle 19.00 – venerdì e sabato, dalle 9.00 alle 20.00
(chiusura biglietteria 1 ora prima)
Biglietto intero: € 13,00 / ridotto: € 11,00 / speciale: € 7,00/ scuole: € 5,00