L’olio di palma e le scomode verità

di Sergio Baffoni

Le piantagioni di palma avvelenano l’aria. La notizia è stata resa nota grazie a uno studio realizzato sul campo da un team internazionale di scienziati, tra cui i ricercatori del Centro di Eccellenza CETEMPS dell’Università di L’Aquila
Piantagione di palme da olio

Piantagione di palme da olio

Secondo Piero Di Carlo, ricercatore del centro di Eccellenza CETEMPS dell’Università di L’Aquila e coautore di uno studio sui biocarburanti già pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of National Academy of Science), le piantagioni di palma da olio non sono solo responsabili della deforestazione, ma generano ozono in quantità  maggiori della foresta che hanno sostituito.

I risultati sono frutto di una campagna di misure svolta durante l’estate 2007 nella foresta del Borneo, in cui per la prima volta, sono state effettuate misure di emissioni di composti in atmosfera sia in piena giungla che in un’area adiacente trasformata in piantagione di palma da olio.
Le foreste pluviali del Borneo, divise tra Malesia e Indonesia, sono le ultime grandi foreste pluviali del Pianeta. Negli ultimi anni a causa della rapida espansione delle piantagioni di palma stanno subendo una forte deforestazione.
Queste piantagioni ricoprono oramai il 13% del territorio malese, mentre nel 1974 ne ricoprivano appena l’1%. Il recente boom del biodiesel e dei biocarburanti, considerati erroneamente più ecologici dei convenzionali, ha incrementato ulteriormente la domanda di olio di palma, già molto usato nell’industria alimentare e cosmetica.
Come segnalato già da Salva le Foreste, al team di ricerca, guidato da Nick Hewitt dell’Università di Lancaster, hanno partecipato otto università, tra cu il Centro di Eccellenza CETEMPS dell’Universita’ di L’Aquila diretto da Piero Di Carlo, il quale ha sviluppato uno strumento in grado di misurare le emissioni di ossidi di azoto.
Il risultato è che queste emissioni sono fino a quattro volte maggiori nelle piantagioni che non nella vicina foresta naturale. Lo stesso vale per i composti volatili organici (VOC). Questi gas, immessi nell’aria, generano ozono, il principale inquinante della bassa atmosfera, con impatti sulle vie respiratorie e sulla vegetazione. Benché i livelli di guardia dell’ozono non siano stati ancora superati, gli scienziati avvertono:  senza una drastica riduzione della deforestazione e un controllo delle emissioni di ossidi di azoto, le ricadute potrebbero riguardare l’intero Pianeta con effetti irreversibili.

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