
Lo scaffale dimenticato – ‘L’anno della lepre’ di Arto Paasilinna
La Finlandia dista circa tre ore dall’Italia, con un normale e comune aereo di linea. Neanche cinquant’anni fa, La Stampa raccontava il viaggio nella bella terra nord-europea come un’immersione in un mondo quasi magico, totalmente opposto a quelle abitudini tanto comuni nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Mezzo secolo dopo, quasi nulla è cambiato. L’Italia resta saldamente legata alle sue tradizioni e a flussi turistici convenzionali, e la Finlandia a sua volta progredisce e prospera, raggiungendo di anno in anno le vette più alte delle classifiche su Pil, lotta alla corruzione, alfabetizzazione e via discorrendo.
Il mancato incrocio, o la sua realizzazione incompleta, tra due culture eterogenee e difficilmente paragonabili, trova però la sua espressione più popolare, e facilmente accessibile, nell’opera letteraria di Arto Paasilinna. Uno scrittore sconosciuto ai più, ma che grazie al lavoro sapiente di una piccola casa editrice italiana, è riuscito a fare breccia nel mercato culturale nostrano, guadagnandosi riconoscimenti e apprezzamenti per lo stile originale, capace e affascinante con il quale narra le peculiarità della vita in Finlandia.
L’anno della lepre, romanzo pubblicato nel 1975 con il titolo originale Jäniksen vuosi, è sbarcato in Italia dopo diciannove anni, nel 1994, e da allora è stato oggetto di ben ventuno ristampe, con un riscontro in termini di vendite invidiabile (oltre centomila copie vendute), ma che lascia immaginare un certo interesse del lettore ad approfondire i segreti di un mondo apparentemente lontano migliaia e migliaia di chilometri.
Vatanen è un giornalista, incastrato in un matrimonio senza ormai più sbocchi, che affronta la quotidianità di un lavoro insoddisfacente, asservito ai poteri forti. D’improvviso decide che la sua vita debba prendere una direzione diametralmente opposta. Mentre è in viaggio con un collega, investe accidentalmente una lepre e si precipita a soccorrerla. È l’inizio della sua seconda vita. Nonostante il compagno lo provi a convincere a tornare indietro, Vatanen prosegue nel bosco alla ricerca della lepre ferita, senza accorgersi di aver traversato il confine ideale tra vita quotidiana e vita bucolica.
Da quel momento in poi è un crescendo di emozioni, avventure e viaggi in lungo e in largo.
Si ritrova nella Finlandia del sud, insieme alla lepre che nel frattempo, con l’autorizzazione di un guardaboschi, è diventata la sua inseparabile compagna di vita e di viaggio. Alloggia dovunque trovi un posto, vende la sua barca a un amico e, fuggendo con un discreto gruzzolo in tasca, inizia a fare lavori saltuari nel nord del Paese.
Oulu, Rovaniemi, Kuusamo, Sodankylä, tappe che rappresentano incontri, scoperte, imprevisti. Un viaggio che è la riscoperta della vita semplice, legata al territorio e di quest’ultimo rispettosa. Il ritorno alla forza e alla tempra degli uomini che hanno colonizzato quella terra. In questo scenario la lepre è oggetto di attenzioni continue, lei animale piccolo e innocente che man mano cresce, e si rafforza pari passo al carattere di Vatanen, fino a uno sviluppo inatteso, che metterà a rischio questa strana convivenza, la quale però proseguirà sine die.
La narrazione di Paasilinna segue una logica lineare, descrittiva e precisa, che permette al lettore di immergersi nei panorami dell’incontaminata Finlandia, e di capirne tutte le sfumature, ambientali e sociali. Così chi legge è portato a immedesimarsi in Vatanen, simbolo di quella volontà di ritorno al passato che spesso colpisce molti di noi, uomo forte e rude ma capace di emozionarsi, di amare e di proteggere la lepre che è, in fondo, il simbolo di un’innocenza cercata, ma mai trovata.
Ed è questo il fattore chiave che ha reso questo libro, poco più di 200 pagine, una delle pagine più amate della letteratura finlandese del XX secolo: un gioiello che brilla, visto da pochi occhi.
Stefano Maria Meconi
@_iStef91