
Lo scaffale dimenticato – ‘La lingua del fuoco’ di Don Winslow
Uno dei maestri indiscussi del crime contemporaneo torna a farci compagnia nella nostra rubrica mensile di consigli letterari: stiamo parlando di Don Winslow. Dopo aver lodato L’inverno di Frankie Machine, uno dei suoi romanzi più celebri e meglio riusciti, andiamo oggi a rispolverare nuovamente la narrativa di uno degli scrittori noir americani più acclamati degli ultimi anni, sfogliando uno dei suoi primi successi letterari: La lingua del fuoco.
SURF, INCENDI E FRODI – Pubblicato nel 1999, La lingua del fuoco racconta la storia di Jack Wade, un solitario ex poliziotto del dipartimento incendi, grande appassionato di surf, licenziato per aver modificato la scena di un incendio al fine di proteggere un testimone. Riciclatosi come perito di una importante compagnia assicurativa, forte delle sue competenze in materia di incendi, Wade viene chiamato a esaminare la scena di un terribile incendio che ha causato la morte di Pamela Vale, bellissima moglie del ricchissimo imprenditore Nicky Vale. Il rogo della lussuosa villa dei Vale – nella quale erano conservati preziosissimi mobili e inestimabili oggetti di antiquariato - sembra essere stato causato accidentalmente dalla stessa Pamela: i primi rilievi della polizia hanno infatti stabilito come causa del rogo una sigaretta rimasta accesa tra le dita della donna, priva di sensi sul letto dopo una folle serata a base di alcool. Le prove raccolte da Wade però parlano di un chiaro incendio doloso, inscenato per truffare la compagnia assicurativa.
UN PASSATO OSCURO – I sospetti di Wade ricadono quindi sul quasi ex marito di Pamela, Nicky Vale, imprenditore, costruttore, e collezionista di antiquariato dal passato oscuro e con legami nemmeno troppo nascosti con la mafia russa e il KGB. Tra i due si scatenerà una lotta senza esclusione di colpi, al termine della quale Vale sembra essere in possesso delle prove per la sua definitiva assoluzione, dopo un abile inganno organizzato proprio nei confronti dello stesso Wade. Un colpo di scena improvviso mescolerà le carte in tavola, fino a un epilogo inaspettato e sorprendente.
INCALZANTE E ORIGINALE – Don Winslow sfrutta l’esperienza maturata in uno degli innumerevoli mestieri esercitati durante la sua esistenza – in questo caso l’investigatore assicurativo – per imbastire una trama incalzante e ricca di colpi di scena, nella quale gli ingredienti predominanti sono un ritmo forsennato, una scrittura graffiante strutturata in capitoli di breve durata, e un taglio dal marcato carattere cinematografico. Non mancano alcune pecche “di gioventù”, come alcune piccole lacune nello sviluppo della trama e un finale forse troppo Hollywoodiano: errori che Winslow non ripeterà nei suoi romanzi più acclamati, tra cui – su tutti – Il potere del cane. Tuttavia, La lingua del fuoco è un ottimo noir, originale e ben strutturato, assolutamente godibile e ricco di tutti quegli elementi che impediscono al lettore di staccarsi dal volume una volta iniziata la lettura; la caratteristica in fondo primaria che contraddistingue il noir di buona fattura. Un tocco di originalità è dato anche dalla tematica riguardante gli incendi, che discosta il romanzo dal classico cliché narrativo del “poliziotto/investigatore vs assassino”, orientandosi verso un particolare ramo del crimine, nel quale Winslow – grazie proprio alla sua passata esperienza lavorativa nel campo – appare sempre sul pezzo. Godibile e coinvolgente, La lingua del fuoco costituisce un’ottima lettura dedicata a tutti gli appassionati del genere.
Alberto Staiz