L’Italia del ciclismo piange Franco Ballerini, il “Monsieur Roubaix” degli anni ’90

Uno schianto durante un rally lascia orfana l’Italia del ciclismo del suo commissario tecnico che in 9 anni aveva conquistato 4 mondiali e un’Olimpiade

di Marco Fiorilla

Franco Ballerini

Se n’è andato di domenica mattina, quando tutti gli appassionati di ciclismo sono in strada a fare la solita pedalata della domenica o alle prese con le prime gare amatoriali della stagione. La morte di Franco Ballerini ha lasciato increduli tutti gli amanti del ciclismo e dello sport. Il 45enne tecnico della Nazionale stamane era impegnato in un rally nella sua Toscana dove faceva da navigatore al pilota locale Alessandro Ciardi e una sbandata se l’è portato via mentre il pilota rimane in condizioni critiche.

Una passione nata da pochi anni grazie all’amico ed ex collega Paolo Bettini che lo aveva avvicinato a questo sport dopo che Franco aveva guidato lo stesso Bettini ai successi mondiali sulle due ruote del 2006 e nel 2007. Proprio Bettini, oggi, doveva essere il pilota a fianco di Franco Ballerini ma l’ex campione mondiale aveva rinunciato perché impegnato nell’organizzazione del Gran Premio Costa degli Etruschi, una delle prime gare della stagione ciclistica italiana. Franco ovviamente ieri era lì alla partenza, a saggiare la condizione dei suoi ragazzi, a dare consigli, a incoraggiare chi sta un po’ dietro con la condizione. Da quasi 9 anni Ballerini era il ct della nazionale e, a fine 2010, lo aspettava l’ennesimo appuntamento iridato a Melbourne, dove era stato di recente per visionare il percorso.

Franco non lasciava mai nulla al caso e sull’ammiraglia della nazionale aveva già conquistato 4 allori iridati e uno olimpico. Nel 2001 prese il timone della nazionale e in pochi mesi non riuscì a preparare a dovere il mondiale di Lisbona che comunque fruttò un prezioso argento proprio con Bettini. Il capolavoro però lo fece l’anno dopo quando riuscì a preparare come si deve il mondiale di Zoelder e a dare il titolo all’Italia dopo 10 anni di astinenza grazie alla volata di Cipollini. Da allora nacque lo “Spirito di Zoelder”: tutti per uno e uno per tutti. Mai si era vista infatti una nazionale così coesa dove cessavano gli individualismi dei campioni e si lottava per portare a casa la maglia iridata.

Proprio per questo era diventato il naturale erede di Alfredo Martini, il decano della nazionale, toscanaccio come lui. Spesso si era detto che era in procinto di abbandonare la nazionale, ma molto probabilmente Ballerini aveva ancora davanti a se tanti anni di nazionale. Aveva carisma e veniva rispettato da tutti. Alle partenze delle gare chiacchierava con tutti, dai campioni ai gregari, dai neopro’ ai perfetti sconosciuti. Era capace di fare esclusioni illustri per poi rivalutare i corridori funzionali al suo progetto mondiale. La fiamma dell’agonismo in Ballerini forse non si era mai spenta e l’impegno nei rally lo dimostra.

Franco Ballerini

La sua vita si è spezzata in un tratto sterrato di un bosco vicino casa sua e proprio sterrati, pietre e foreste lo avevano portato alla ribalta mondiale da corridore: professionista dal 1986 al 2001, Franco si era subito innamorato della corsa più crudele e più massacrante del ciclismo, quella Parigi-Roubaix resa dal pavè e dal fango ultimo baluardo del ciclismo epico. Nel 1993 se l’era lasciata scippare per mano del francese Duclos-Lassalle che lo aveva supplicato di non staccarlo ma che invece nella pista di Roubaix non aveva avuto pietà e lo aveva battuto allo sprint. L’anno dopo fu fermato dalle forature. Nel  1995 il primo grande successo in solitaria, bissato poi 3 anni dopo grazie a una cavalcata solitaria con distacchi d’altri tempi. Aveva vinto anche una tappa al Giro, una gara di Coppa del Mondo, la Parigi-Bruxelles e la Tre Valli Varesine, vestendo 4 volte la maglia azzurra, ma negli anni ’90 Ballerini era la Roubaix e la Roubaix era Ballerini. La corsa francese era anche stata l’ultima gara disputata dal toscano, era il 2001. Giunse 32° a 8 minuti dal vincitore, ma tutti gli spettatori del velodromo di Roubaix si alzarono in piedi per salutare l’ultimo giro di pista di Ballerini che per mostrò una maglia con una scritta particolare: “Merçi Roubaix”. Per cui a quasi 9 anni di distanza da quell’emozionante ultimo giro di pista di Ballerini a Roubaix vien voglia di dire semplicemente “Merçi Francò”.

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