Libri al rogo – La meraviglia delle piccole cose

la meraviglia delle piccole coseRoma – La meraviglia delle piccole cose è un compendio di banalità, buonismo e “pseudopsicodramma”. Il suo unico pregio è la relativa brevità: poco più di 350 pagina che, per la vacuità di trama e contenuti,e scorrono via unti e bisunti dall’olio del sentimentalismo.

Il romanzo si compone di tre voci, i diari dei tre personaggi principali: Mo, brillante psicologa infantile incapace, però, di capire i sui due figli Dora e Peter e nel pieno della sua personalissima crisi di mezza età; Dora, diciassettenne nel bel mezzo del suo turbine ormonale che sfoga ogni sua frustrazione proprio su Mo, che considera una insopportabile balena incapace di comprendere i suoi turbamenti adolescenziali; Peter, autoribattezzatosi Oscar in onore del suo beniamino Oscar Wilde di cui imita i modi da dandy e il sottile umorismo, probabilmente spinto verso l’autore anche dalla sua emergente, ma inequivocabile omosessualità.

E poi c’è il marito di Mo, padre di Dora e Peter, personaggio del tutto collaterale fino alle ultime pagine del libro, ma che assume diverso significato nell’insopportabile e melenso epilogo.

Leggendo La meraviglia delle piccole cose non si può non chiedersi come mai il libro abbia riscosso tanto successo – probabilmente anche perché Dawn French godeva già di una certa notorietà a causa della sua carriera di attrice piuttosto apprezzata – anche se guardando l’attuale panorama letterario europeo c’è poco da stare allegri, nonostante lepoche apprezzabilissime eccezioni.

Dawn French

I personaggi de La meraviglia delle piccole cose sono stereotipi esasperati, ciascuno ricalca in modo macchiettistico un ruolo intorno a cui gravitano tutti gli altri personaggi, così la narrazione corale fa ben comprendere le dinamiche “mentali” di ciascun personaggio.

Le situazioni, tuttavia, sono prevedibili, così come le reazioni di ciascun personaggio, non c’è verve nella narrazione – anche se in molte recensioni il libro è descritto come brillante, spassoso, da bere, emozionante, raffinato e chi più ne ha più ne metta – e, nel complesso, La meraviglia delle piccole cose non si può che definire un romanzetto privo di intenti, di velleità e, in verità, anche di una vera e propria struttura narrativa.

Nel tentativo di offrire punti di vista differenti sulle difficoltà che ogni famiglia – più o meno perfetta, ammesso che le famiglie perfette esistano – deve affrontare di giorno in giorno, il libro si smarrisce, implode e si rifugia in un finale da film sentimentale, come a voler dire: le porte sbattono, i piatti si infrangono contro le pareti, le mogli tradiscono, i figli crescono odiando i genitori, ma comunque va tutto bene, basta abbracciarsi e sorridere.

Senza voler necessariamente perorare la causa nel realismo più estremo, sarebbe stato sufficiente rendere i personaggi un tantino meno prevedibili, le situazioni meno banali, la narrazione meno artefatta – difficilmente una sola persona riesce a riprodurre diverse cifre “stilistiche” presentando i diari, quindi le più intime espressioni, di tre personaggi tanto differenti e tanto in contrasto tra loro – per ottenere un risultato sicuramente più godibile.

Se proprio volete farvi del male: La meraviglia delle piccole cose di Dawn French, Leggereditore, cartaceo € 14 (investiteli altrove), ebook € 5 (investite altrove anche questi).

Francesca Penza

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