
L’Europa non userà gas di scisto per aumentare le risorse di energia
Varsavia – No allo sfruttamento del gas di scisto, sì al potenziamento delle fonti rinnovabili. Questo è il messaggio lanciato ieri da Connie Hedegaard, commissario dell’Unione Europea sulle politiche dell’Ambiente, nel corso della Cop 19, conferenza sul cambiamento climatico, che si tiene in questi giorni a Varsavia, capitale della Polonia (unico paese, peraltro, favorevole allo sfruttamento di questa risorsa).
IL GAS DI SCISTO - Il gas di scisto (impropriamente detto, il suo nome più corretto è gas de argille) viene estratto dal sottosuolo grazie alla tecnica del fracking, che prevede l’iniezione nel giacimento di gas di grandi quantità d’acqua, per rendere l’estrazione più semplice. Sebbene gli esperti la definiscano una tecnica a basso rischio, le associazioni per la tutela dell’ambiente denunciamo la possibilità di inquinamento delle falde acquifere, con rischi potenzialmente enormi per la popolazione. Negli Stati Uniti, questa nuova risorsa energetica ha permesso alla nazione di ridurre la dipendenza energetica dal petrolio, e si prevede che nei prossimi anni gli Usa diventino totalmente indipendenti dal punto di vista della produzione e consumo di energia, grazie proprio ai gas di scisto.
ENERGIA IN EUROPA - Discorso diverso per l’Europa che, sottolinea la Hedegaard, «sta diventando sempre più dipendente dalle importazioni, che solo l’anno scorso hanno pesato per ben 545 miliardi di euro sulla sua bilancia commerciale». Il problema è importante, ma le soluzioni sono sostanzialmente a portata di mano. Per il commissario, infatti, l’Unione Europea dovrà nei prossimi anni «ridurre i costi e incrementare l’occupazione nel settore energetico», «diminuire la dipendenza dall’estero» e, soprattutto, «continuare a sviluppare le rinnovabili e migliorare sempre di più l’efficienza energetica». La Hedegaard ha comunque voluto sottolineare come questo processo di sensibilizzazione ambientale-energetica debba seguire dei paletti precisi: «L’affermazione progressiva delle rinnovabili deve essere accompagnata da politiche intelligenti che assicurino un’evoluzione parallela delle infrastrutture, e i sussidi pubblici per le rinnovabili non devono essere eterni ma limitati a quanto è necessario», volendo così ricordare il bisogno di una sempre maggiore iniziativa privata, a coadiuvare gli sforzi istituzionali.
Stefano Maria Meconi