Le sperimentazioni delle multinazionali del farmaco, le cavie siamo noi

Un ricercatore esamina delle provette

Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha sempre avuto paura della morte, ma ancor più del dolore fisico, della sofferenza. Oggi abbiamo a disposizione un’infinita gamma di farmaci che ci aiutano a curare le nostre malattie, non tutte, non sempre, ma di certo la ricerca farmacologica ha compiuto passi da gigante nell’ultimo secolo.

Alcune malattie sono state completamente debellate nei Paesi industrializzati, basti pensare alla peste che ciclicamente dimezzava la popolazione europea nei secoli scorsi. Ma come si è giunti a questo progresso e a quale prezzo? Secondo una prudente stima, una volta sintetizzato il principio attivo di un farmaco, occorrerebbero almeno quindici anni per sperimentarne gli effetti sull’organismo umano.

Un tempo molto lungo che spesso le case produttrici non si possono permettere per questioni di budget e perché a loro dire, in questo arco di tempo si potrebbero salvare molte vite umane. I Paesi occidentali hanno delle norme molto rigide riguardo la sperimentazione su cavie umane. Succede quindi spesso, che note multinazionali del farmaco – chiamate nei paesi anglosassoni Big Pharma – portino le loro sperimentazioni nei Paesi più poveri dove ci sono meno controlli.

È accaduto per esempio in India nel 2003, come riportato da un bollettino ufficiale della Who – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – nel quale si legge la denuncia del dottor Chandra Gulhati, editore del giornale “Monthly Index of Medical Specialities in India”. Nel suo articolo il dottor Gulhati riportava il caso della sperimentazione illegale di un farmaco da parte della Sun Pharmaceuticals. Il prodotto utilizzato era una copia del farmaco registrato con il nome di Letrozole dalla Novartis. Secondo il dottor Gulhati gli sperimentatori somministrarono questa sostanza a quattrocento donne dicendo loro che si trattava di un farmaco che aumentava la fertilità.

In realtà il Letrozole è una medicina che a termini di legge si può utilizzare esclusivamente per la cura del cancro al seno. Sembra che, né l’azienda interessata, né alcuno dei dottori che hanno somministrato ai pazienti questa sostanza, sia stato fino ad oggi incriminato. Il giornalista aggiunge che in India esiste un vasto sistema di corruzione che parte dalle case farmaceutiche ed è rivolto a medici compiacenti e apparati dello Stato al fine di aggirare la legge che regola le sperimentazioni sugli umani. Normalmente non è previsto alcun indennizzo per le persone sottoposte a cure sperimentali che abbiano subito danni fisici o per le famiglie di pazienti che siano deceduti.

Altro caso irrisolto è quello portato alla luce in Portogallo da Alfredo Pequito, un ex impiegato della Bayer. Nel 1997 Pequito affermò di avere le prove della corruzione di duemilacinquecento medici portoghesi. Le compagnie farmaceutiche avrebbero pagato questi medici perchè prescrivessero i propri prodotti. L’indagine dell’ispettore generale della Sanità accertò che in quello stesso anno la Bayer Portugal aveva speso una cifra tra il 5% e il 10% del proprio fatturato per regali ai medici. Nel 2000, poco prima di testimoniare in tribunale contro la sua ex ditta, Pequito sfuggì a ben due tentativi di omicidio.

Nel 2006 fu invece il giornale portoghese Expresso a parlare nuovamente della Bayer. Secondo il quotidiano, otto volontari morirono durante la sperimentazione di un farmaco per il trattamento delle insufficienze cardiache. In seguito a questa denuncia, la Bayer sospese immediatamente la sperimentazione e il farmaco non fu messo in vendita. La Bayer non è mai stata processata per comportamenti contrari all’etica o per corruzione in Portogallo, ma va detto che all’epoca era difesa dallo studio legale “Jardim, Sampaio, Caldas e Associados”, rispettivamente il ministro della Giustizia, il presidente della Repubblica e il ministro della Difesa portoghesi.

Un diverso esito hanno avuto due processi – entrambi risoltosi nel 2012 – in cui era imputata la GlaxoSmithKline, una delle più potenti multinazionali del farmaco. Il primo di questi processi si svolse in Argentina. La Gsk tra il 2007 e il 2008 sperimentò su oltre 24mila bambini di età inferiore ai cinque anni, un vaccino contro la polmonite, il Synflorix. Quattordici bambini che erano stati sottoposti al trattamento di quello che venne denominato “progetto Compas” morirono.

Tuttavia la Gsk non fu condannata a una multa di 400mila pesos – circa 50mila euro – per queste morti, perché i dottori che selezionarono i pazienti scelsero bambini provenienti da famiglie analfabete e che quindi non potevano capire il contenuto del documento di ventotto pagine che venne fatto loro firmare. L’esperimento fu insomma presentato come una normale vaccinazione e non come una sperimentazione che avrebbe potuto comportare dei rischi per i bambini.

Il mercato dei farmaci ogni anno produce guadagni immensi per chi li produce

Il secondo processo si svolse negli Stati Uniti e si risolse con la multa più alta mai pagata da una multinazionale del farmaco in quel Paese. Tre miliardi di dollari furono pagati da Gsk, giudicata colpevole di non aver dichiarato alcuni effetti collaterali di un farmaco contro il diabete denominato Avandia.

Gli effetti collaterali dimenticati erano tra gli altri infarto e ictus, non un semplice mal di pancia. La casa farmaceutica è stata inoltre ritenuta colpevole di aver incoraggiato l’uso dell’antidepressivo Paxil in ambito pediatrico, quando il suo utilizzo è consentito solo su pazienti con più di diciotto anni. Un’altro antidepressivo, il Wellbutrin, veniva venduto per curare malattie completamente diverse da quelle per cui era stato creato.

La GlaxoSmithKleine si è sempre dichiarata innocente riguardo le accuse mosse in questi processi, affermando di rispettare ogni regola etica e anzi, di operare sempre con l’intento di migliorare le condizioni di vita e di salute di tutta l’umanità.

L’impressione che si ha addentrandosi nel mondo delle case farmaceutiche è che in realtà sia molto difficile monitorare i comportamenti degli sperimentatori per capire se siano etici oppure no. Specialmente se le suddette sperimentazioni avvengono in Paesi in via di sviluppo, dove spesso persone qualsiasi diventano cavie inconsapevoli sacrificate al denaro e al profitto.

Andrea Castello

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