Le primarie nel Lazio. Sacrificio di tempo prezioso?

Continuano le polemiche all’interno del Pd sulla candidatura della Bonino alla carica  di governatore della regione Lazio. Intanto i muri romani sono tappezzati dai manifesti elettorali di Renata Polverini

di Marco Luigi Cimminella

Renata Polverini

Renata Polverini

In giacca rossa, la sindacalista riempie gli spazi dei cartelloni pubblicitari romani, scegliendo come sede del proprio comitato elettorale un ex-officina. Nonostante le sferzanti critiche de Il Giornale, la campagna elettorale della Polverini è iniziata nella capitale, registrando già i primi consensi fra la popolazione. Vittorio Feltri, direttore del quotidiano della famiglia Berlusconi, tuona contro la decisione del Pdl di proporre, come candidata alle regionali del Lazio, la segretaria dell’Ugl, che per la sua campagna ha voluto necessariamente servirsi di Claudio Velardi, spin doctor di matrice dalemiana.

L’obbiettivo della Polverini e del suo team è di agire in maniera trasversale, relazionandosi  non solo con la fedele sacca elettorale del Pdl e dell’Udc, ma attirando le schiere di votanti che girano intorno all’orbita del centro-sinistra. Una strategia interessante che rende sempre più deleteri i continui tentennamenti e gli scontri che si verificano all’interno del partito democratico per la scelta del potenziale concorrente.

Le primarie, consentendo la massima partecipazione dell’elettorato nella determinazione dei candidati per le diverse cariche pubbliche, sono un ottimo strumento che riflette i principi democratici su cui si fonda il partito di Bersani. Permettere ai cittadini di votare il proprio preferito accresce e valorizza il coinvolgimento degli stessi nella gestione della “Res” Pubblica. Ma in questa circostanza, secondo il segretario del Pd, bisogna farne a meno. La competizione avanza velocemente.  Le primarie “sono un’opportunità e non un obbligo”, riferisce Bersani, secondo cui nelle regioni dove la destra è già in campo, bisogna privilegiare l’immediatezza e l’efficacia della proposta.

Nei giorni scorsi, altri esponenti del partito hanno manifestato la loro perplessità sull’esigenza di sacrificare altro tempo utile per allargare il consenso intorno al centro-sinistra. In particolare, Fioroni aveva espresso il suo disappunto nell’apprendere che all’interno del Pd vi sono esponenti pronti ad abbandonare il partito qualora la radicale scendesse in campo e che insistono sulla necessità di scegliere il potenziale governatore della regione Lazio attraverso le primarie.

Questi contrasti all’interno del Pd, se da un lato mostrano le divisioni intestine che lo caratterizzano, dall’altro appaiono giustificati dalla tragica e scandalosa storia che aveva interessato l’ex presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, esponente del Partito democratico. Vero è che ogni regione ha la propria storia e i propri trascorsi dolorosi da raccontare o da nascondere: ma in questi ultimi anni si sono succeduti nel Lazio eventi abbastanza negativi che hanno influenzato molto la vita politica del territorio. Pensiamo al Laziogate, lo scandalo che accompagnò le elezioni regionali del 2005, nel quale i tecnici informatici e  i detective privati assoldati da Francesco Storace, segretario de La Destra e allora presidente della regione, si erano impegnati nell’attività di spionaggio e di intelligence informatica per screditare ed ostacolare la lista di Alternativa sociale della Mussolini e quella legata al Pd di Marrazzo. In seguito, come su citato, nell’ottobre del 2009 si diffuse la notizia che Marrazzo era stato ricattato da un gruppo di carabinieri, i quali avevano girato un video in cui l’ex Governatore era stato sorpreso in compagnia di un transessuale in un appartamento di via Gradoli. A condire il tutto, erano stati trovati, su un tavolino accanto al letto, il portafoglio dell’ex presidente, il suo tesserino per gli ingressi alla regione e una striscia di cocaina.

In seguito alla scandalo, Piero Marrazzo rassegnò subito le sue dimissioni. Ma la vicenda gettò una certa dose di discredito sul Partito Democratico e sulla presunta moralità dei suoi esponenti. Questo può essere considerato come l’elemento basilare su cui poggiano le richieste di alcuni membri del Pd di individuare, attraverso le  primarie, un degno rappresentante di quella cultura socialdemocratica e cristiano-sociale che costituisce la contraddittoria piattaforma ideologica su cui si erge il partito. In particolare, il candidato deve riflettere quella profonda moralità e integrità che contraddistingue, o dovrebbe contraddistinguere, gli esponenti dello stesso.

paola-binetti

Paola Binetti

Probabilmente però, i membri del Pd hanno una propria concezione soggettiva e personale di moralità, in quanto la linea etica della Bonino, da sempre impegnata, a fianco del radicale Marco Pannella, nella difesa dei fondamentali e inalienabili diritti civili umani, cozza con quella del gruppo teodem, tradizionalista e rigidamente clericale, che trova nella Binetti una delle sue più autorevoli figure rappresentative. Alle critiche mosse da Paola Binetti ed Enzo Carra, la radicale risponde a tono, sostenendo che “parlamentari come Binetti o Carra mi sembrano soffrire di una certa sovra-esposizione. E mi sembrano, più che del mondo cattolico, espressione della parte più clericale o integralista; come mi sembra integralista l’affermazione ‘o lei o io’ che viene attribuita alla Binetti e che a me non verrebbe mai in mente”.

Placare i dissapori che attraversano il partito è un brutto grattacapo che Bersani dovrà assolutamente risolvere. Il segretario del Pd sente l’inevitabile trascorrere del tempo e lo avverte inarrestabile. Quali saranno le sue prossime mosse? Mentre il partito litiga e discute, la Polverini continua a sottrargli gli elettori.

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Una risposta a Le primarie nel Lazio. Sacrificio di tempo prezioso?

  1. avatar
    CARLO POCHY RIANO' 12/01/2010 a 19:42

    LA RENATA POLVERINI OLTRE A DIRE CIFRE ASSURDE SUGLI ISCRITTI ALLA U.G.L. DEVE PRIMA METTERE ORDINE NEL SINDACATO.L’ISPETTORATO DEL LAVORO CHE IO STESSO HO INVIATO A MALCOTTI HA RISCONTRATO PERSONE CHE LAVORAVANO SENZA ESSERE MESSE IN REGOLA. ANZI FATTI ASSUMERE ALLA SOCIETA GEMMA PATNERS DEL COMUNE DI ROMA SENZA CHE LO STESSO LAVORASSE, DOVEVA SOLO PREDENDERE I SOLDI CON BONIFICO. QUESTI ERANO I PATTI.
    CARLO POCHY RIANO’ RESPONSABILE NAZIONE MEDICI DELLA C.I.L.

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